di Matelda Giachi
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Genere: Thriller, Drammatico, Biografico
Anno: 2021 Durata: 157 min Regia: Ridley Scott Cast: Lady Gaga, Adam Driver, Al Pacino, Jared Leto, Jeremy Irons, Salma Hayek, Jack Huston, Camille Cottin, Madalina Ghenea, Reeve Carney, Youssef Kerkour, Vincent Riotta, Andrea Piedimonte Sceneggiatura: Becky Johnston, Roberto Bentivegna Fotografia: Dariusz Wolski Montaggio: Claire Simpson Musica: Harry Gregson-Williams Produzione: Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), Scott Free Productions Distribuzione: Eagle Pictures Paese: USA
Ridley Scott è uscito al cinema con due pellicole in questo 2021. Il primo è stato The Last Duel, flop immeritato, ottimo film totalmente incompreso, e poi il re della campagna mediatica House of Gucci, sulla rovinosa caduta della grande dinastia della moda italiana e internazionale. Un film difficile da classificare, di quelli di cui non puoi dire in assoluto che sia brutto, ma neanche bello, forse perché già a monte non si avevano le idee chiare su che tipo di prodotto dare al pubblico. Non si prende abbastanza sul serio da essere un biopic di tutto rispetto né un thriller ad alta tensione, ma neanche ha il coraggio di imboccare fino in fondo la strada pop barocca estrema che il trailer promette. E sulla stessa scia indefinita si settano anche tutti gli altri aspetti cinematografici.
Se da una parte abbiamo un equilibratissimo Adam Driver nei panni di Maurizio Gucci, dall’altra vi è un Jared Leto totalmente sopra le righe che fa del cugino Paolo un’imbarazzante macchietta. L’interpretazione di Leto ha l’effetto di un gesso che stride su di una lavagna, inserito in un contesto recitativo abitato, oltre che da Driver, da un istrionico Al Pacino e da un Jeremy Irons glaciale, ma anche dalla vera protagonista Lady Gaga, che, nel ruolo di Patrizia Reggiani avrebbe sicuramente potuto osare di più, ma che comunque si mette in gioco e regge fino in fondo il peso di una parte mastodontica. Costumi bellissimi accanto a scenografie che pullulano di dettagli storicamente fuori luogo, a partire dalla segnaletica stradale moderna in bella mostra; inaccettabile per una produzione di livello così alto. Aspetti positivi sono le scelte musicali paradossali ma anche divertenti e un montaggio che rende la visione accattivante. La storia, più che romanzata è raccontata proprio a fantasia, con la cronologia che slitta ad libitum, perché gli anni ’80 ci sono piaciuti più dei ’70, e alberi genealogici sottoposti a svariate potatine di comodo. Il dettaglio che potrà rendere al film un po’ di dignità è forse il doppiaggio, vista la scelta linguistica originale di far parlare gli attori in un americano italianizzato, cioè come se fosse pronunciato da un italiano, intercalato poi frequentemente con parole appartenenti al dizionario italiano con “ciao belli”, “grazie”, o “buongiorno”, così, a ricordare ad un eventuale pubblico distratto (sai mai, in quasi tre ore qualcuno va in bagno) la nazionalità dei protagonisti.
Il risultato è inevitabilmente confuso, tanto che, già solo a parlarne, sembra di riferirsi continuamente a film diversi. Certo non mancano gli elementi che portano ad arrivare in fondo alla visione ma, per gioire davvero della maestria di chi ha diretto film del calibro di Blade Runner, Thelma e Louise, Il Gladiatore ma anche Tutti i Soldi del Mondo, meglio recuperare The Last Duel e, se amanti del genere, la serie diretta invece da Ryan Murphy “L’assassinio di Gianni Versace”, con protagonista un Darren Criss spaventosamente illuminato. Di House of Gucci possiamo parlare solo con immenso rimpianto, quello per un incommensurabile potenziale sprecato.
Voto: 6. Più o meno.
Immagini tratte da:
www.cinematographe.it www.cinema.everyeye.it www.nonsolocinema.com www.ilgiornale.it
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Marzo 2023
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