di Carlo Cantisani
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Data uscita: 4 agosto 2017 (Stati Uniti), 5 aprile 2018 (Italia)
Genere: noir, thriller Anno: 2017 Regia: Taylor Sheridan Cast: Jeremy Renner; Elizabeth Olsen; Graham Greene; Gil Birmingham; Jon Bernthal; Kelsey Asbille Sceneggiatura: Taylor Sheridan Fotografia: Ben Richardson Montaggio: Gary D. Roach Colonna Sonora: Nick Cave & Warren Ellis Produzione: Acacia Entertainment, Savvy Media Holdings, Thunder Road Pictures, Film 44 Distribuzione: The Weinstein Company, Eagle Pictures Paese: USA/GB/Canada Durata: 107’
Secondo il dipartimento di Giustizia americano, tra gli indiani d’America il tasso degli stupri nei confronti di giovani donne native è il doppio di quello nazionale, con soltanto il 13% delle denunce fatte in tutti gli Stati Uniti prese in considerazione. Abbandonati dalle istituzioni e in una situazione di completo degrado e miseria, per quello che rimane delle tribù indiane degli Usa, così come del Canada e dell’Alaska, lo stupro legato alla scomparsa e all’assassinio delle donne native è tragica realtà quotidiana. Senza nessun tipo di supporto, a oggi non esiste neanche un elenco completo di queste vittime di cui non si sa più nulla.
Parte da questo spaccato sociale il film di Taylor Sheridan, I segreti di Wind River, titolo che rimanda nella realtà all’omonima riserva indiana nel Wyoming, la settima più grande degli Usa, vessata da un alto numero di omicidi di donne indiane d’America. Omicidi rimasti irrisolti a causa di un divieto governativo del 1978 che non permette alle tribù del posto di perseguire e processare i crimini commessi da non-nativi in terra nativa. Una materia altamente delicata, che viene trattata con sensibilità e partecipazione attraverso lo sguardo del noir e del thriller grazie alla loro capacità di indagare nei recessi più oscuri dell’animo, restituendo così una vicenda dai toni realistici, duri e senza fronzoli, evitando rappresentazioni idealistiche, romantiche o da cartolina che il cinema americano spesso e volentieri ha dedicato alle vicende dei nativi americani.
I segreti di Wind River, terzo capitolo di quella che Sheridan ha definito la sua personale trilogia della frontiera insieme a Sicario e Hell or High Water, per i quali è stato acclamato sceneggiatore mentre questa volta lo troviamo anche dietro alla macchina da presa, sposta lo sguardo dal confine col Messico dei cartelli della droga e dalle aride e polverose strade del Texas per piombare nella wilderness nord statunitense dei boschi innevati e popolata da fauna selvaggia. In primis, l’uomo.
Il mito della frontiera si rinnova ancora una volta, quindi, a latitudini differenti, ma le caratteristiche dell’epica puramente americana di frontiera rimangono intatte: la labilità di bene e male, uomini in cerca di una forma di riscatto, la violenza e il senso di tragedia che sembra legare indissolubilmente persone e ambienti. La storia, poi, è tanto essenziale nella sua semplicità, priva di colpi di scena o di snodi particolari, quanto funzionale a ciò che realmente interessa a Sheridan: le dinamiche interiori dei personaggi e il loro inserimento nella cornice delle tragiche condizioni di vita di uomini e donne abbandonati. Il ritrovamento in mezzo alla neve dei boschi del cadavere di una ragazza indiana da parte del guardiacaccia Cory Lambert (un grandissimo Jeremy Renner) che cercherà di dipanare la vicenda insieme all’agente FBI Jane Banner (Elizabeth Olsen), giovane e inesperta ma tenace, dà il via a una micro indagine dal taglio quasi antropologico di un territorio martoriato, dove gli adulti sono più dei sopravvissuti dell’antica stirpe indiana e i giovani condannati a un presente di droga e degrado senza alcun futuro. La regia di Sheridan gioca un ruolo fondamentale in questo tipo di narrazione, grazie a un taglio a tratti documentaristico, spiando i personaggi da lontano facendoli sovrastare dall’ambiente naturale, per poi approcciarsi a loro quando si aprono per confidare il loro dolore attraverso i dialoghi, uno dei punti di forza della pellicola, perfettamente adeguati e mai scadenti. Proprio in questi frangenti, il film mostra tutta la sua peculiarità, assumendo toni da dramma e mettendo al centro il dolore, sia fisico che emotivo, che lega tutti i personaggi: da Lambert per non aver saputo difendere sua figlia, anch’essa indiana e assassinata, alla famiglia della vittima verso la quale il guardacaccia giura di portare quella giustizia negata dalle istituzioni, a una comunità messa ai margini e dove sembra imperare la stessa legge che vige in natura, ovvero quella del più forte.
In poco più di un’ora e mezza, I segreti di Wind River riesce a condensare una narrazione emotivamente intensa, dove la semplicità e la linearità giovano a una sceneggiatura serratissima che gioca per sottrazione. Noir che va a braccetto col thriller, evoca sullo sfondo numerose suggestioni che enfatizzano l’aspetto “di frontiera” dell’opera, dal western al poliziesco, sino a un tocco di revenge-movie nel finale. Le indagini e la ricerca degli indizi vengono messe in secondo piano, anche nei momenti in cui la tensione è maggiore ed esplode in una sparatoria dove la violenza è realistica e il sangue ben dosato, insieme a un flashback chiarificatore che è un notevole tocco di classe. Il personaggio di Jeremy Renner diventa l’epicentro della vicenda e chiave interpretativa di un po’ tutta la pellicola, drammatico punto di contatto fra civiltà e natura selvaggia, cultura dei nativi e dei bianchi, rispetto della legge e vendetta; amico degli indiani e solitario cacciatore, rischia di offuscare parecchio il personaggio della Olsen, la cui evoluzione rimane accennata nonostante il film ne lasci intravedere il potenziale. Di conseguenza, nessun dialogo serrato fra i due protagonisti principali come in un classico poliziesco, né tantomeno alcun gioco delle parti stile buddy movie: il contatto fra i protagonisti, e fra i protagonisti e il resto dei personaggi, serve soprattutto a esorcizzare un dolore condiviso. Alla fine la valenza del dramma si farà sentire e l’impressione sarà quella né di una sconfitta ma nemmeno di una vittoria. D’altronde, Lambert recita emblematicamente: “i lupi non uccidono i cervi sfortunati. Uccidono i cervi deboli”. Il cuore di I segreti di Wind River e della frontiera americana di Sheridan, quel limite violento che mette continuamente in discussione uomini e cose, è tutto racchiuso qui.
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Maggio 2023
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