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18/10/2020

Imprevisti Digitali: la recensione

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​Si può rimanere intrappolati nell’impervia rete della rete? Decisamente si! Questa è la recensione di Imprevisti digitali, irresistibile commedia a sfondo sociale di Benoit Delepine e Gustave Kervern che punta il dito contro l’informatizzazione che ha fagocitato le nostre esistenze.

di Salvatore Amoroso
Genere: Commedia
Anno: 2020
Durata: 110 min.
Regia: Benoit Délepine, Gustave Kervern 
Sceneggiatura: Benoit Délepine, Gustave Kervern 
Cast: Blanche Gardin, Denis Podalydès, Corinne Masiero.
Fotografia: Hugues Poulain
Montaggio: Stéphane Elmadjian
Produzione: Les Films du Worso, No Money Productions, France 3 Cinéma Pictanovo, Scope Pictures.
Distribuzione: Ad Vitam Distribution
Paese: Francia, Belgio.


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Non è sempre facile trattare al cinema il tema della comunicazione digitale e dei possibili danni collaterali di internet. Molti autori ci hanno provato: da The Social Network di Fincher a Pulse di Kiyoshi Kurosawa passando per Lo and Behold di Herzog e Disconnect di Rubin, il tentativo è sempre stato quello di analizzare una delle caratteristiche del mondo del web provando a coglierne gli aspetti problematici e le conseguenti ricadute sociali. Solitamente la direzione che questi film intraprendono, seppur con stili e sensibilità differenti, è quella dell’artificiosità dei rapporti telematici, descritti come falsi, disumanizzanti e talvolta pericolosi (soprattutto per le nuove generazioni che si lasciano facilmente irretire nelle maglie della social-comunicazione).
​

Da questo punto di vista, Imprevisti digitali di Benoit Délepine e Gustave Kervern si muove in una direzione opposta ma complementare. Il film racconta con i toni riflessivi della commedia francese la vita di tre vicini di casa: Marie (Blanche Gardin), Bertrand (Denis Podalydès) e Christine (Corinne Masiero). Marie è una madre disoccupata che cerca di riallacciare i legami con il proprio figlio adolescente e che, dopo una serata particolarmente movimentata, viene ricattata con un sex tape da un giovane ragazzo con il quale ha fatto l’amore; Bertrand, invece, cerca di difendere la figlia tredicenne vittima di cyberbullismo inondando Facebook di raccomandate e proteste e, nel corso della storia, si innamora della voce di una centralinista di un call-center delle Mauritius; Christine, infine, è un’autista freelance che dopo aver visto il proprio matrimonio fallire a causa della sua dipendenza dalle serie tv, tenta in tutti i modi di aumentare il proprio rating digitale ormai stabile a una stella su cinque.
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​In questo film, dunque, i protagonisti non sono adolescenti problematici o geni informatici in cerca di successo, bensì tre vicini di mezz’età che vivono in un qualsiasi sobborgo della provincia francese e che entrano in contatto con le insidie e i problemi del mondo digitale in maniera accidentale. I protagonisti, infatti, non conducono una vita particolarmente smart o tecnologica, ma vengono comunque intrappolati dalle insidie di internet: accettare illeggibili cookie, inserire i codici captcha, cercare di vendere il mobilio online o ottenere finanziamenti vantaggiosi sul web, solo solamente i primissimi passi iniziatici che i personaggi compiono verso un mondo che percepiscono come altro e di cui non conoscono le regole. Questo perché la loro amicizia, per quanto precaria e fragile, è fatta di strette di mano, di birre stappate, di viaggi in macchina, di favori, confidenze, abbracci e parole. Niente social, niente e-mail o notifiche: Marie, Bertrand e Christine sono uomini e donne che pulsano di una vitalità e di un’ingenuità d’altri tempi che non emerge attraverso i tweet, ma con l’abusiva e scanzonata occupazione di una rotonda sulla principale superstrada della cittadina– magari rispolverando il vecchio gilet jaune della protesta con tanto di slogan e cartelloni.

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​Un altro aspetto originale del film è l’attenzione che Délepine e Kervern dedicano al tessuto socio-economico e all’estrazione proletaria dei tre vicini di casa. Marie e Bertrand, infatti, pur essendo sommersi dai debiti e non riuscendo a pagare le bollette, si lasciano comunque raggirare dai call center, dalle presunte offerte telefoniche e il mondo di internet, anziché divenire l’Eldorado dell’emancipazione economica, si trasforma in un luogo impervio e incomprensibile dove tutti sono pronti a derubarti con piccoli stratagemmi e inganni. Lontano dall’essere uno strumento di realizzazione personale e lavorativa, il web tratteggiato in Imprevisti digitali è uno stato di natura artificiale dove il più competente, il più seguito e il più apprezzato approfitta del debole e dell’ignorante. Poco importa se nemmeno una stramba “divinità” che sfrutta l’energia eolica per produrre bitcoin riesce a risolvere il problema e aiutare i deboli: alcuni algoritmi, come sperimenteranno Marie e Bertrand sulla loro pelle, vanno oltre le buone intenzioni.
​

Nel complesso, il film di Délepine e Kervern è un’opera fresca e originale che sfrutta i toni comici della commedia per affrontare il vasto e complesso tema del mondo digitale partendo dalle esperienze e dai vissuti di tre vicini disfunzionali che, alla fine, tornano a comunicare nell’unico modo efficace che conoscono: senza fili.

  Immagini tratte da:

- Locandina  da IlFattoQuotidiano.it
- Immagine1 da Blog.il giornale.it
- Immagine2 da ScreenMovie.it
- Immagine3 da Madmass.com

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