di Matelda Giachi
Disponibile per il noleggio da questo 9 di aprile su tutte le piattaforme, uno degli otto candidati a Miglior Film per gli Oscar 2021. Con sei nomination totali, Judas and the Black Messiah segue quello che sembra essere il maggiore filone narrativo di questa edizione, la lotta per i diritti civili, al centro anche di One Night in Miami come de’ Il Processo ai Chicago 7.
Film di genere biografico, si racconta del movimento rivoluzionario afroamericano, nato verso la fine degli anni ’60, delle Pantere Nere, e dell’omicidio del suo leader Fred Hampton. Dopo la venuta di Martin Luther King e di Malcom X, le Pantere Nere lottano ancora per la libertà (non solo del popolo nero ma di tutto il proletariato, in una guerra di classe ancor più che di razza), rifiutando però il principio di non violenza di King e sostituendolo con quello dell’autodifesa, per cui giravano pesantemente armati, così da arginare abusi di potere da parte della polizia. Visti come un pericolo per lo stile di vita americano, entra in gioco l’FBI che infiltra nel movimento William O’Neal, ragazzo con diversi problemi con la giustizia, a cui promette la libertà in cambio di informazioni. Un’offerta di lasciare in prigione la propria coscienza al posto del proprio corpo. A Fred Hampton, carismatico, forte delle sue convinzioni, impetuoso, venerato come un Messia, ecco che si contrappone la figura di O’Neal, un vero Giuda che ha venduto per pochi soldi quelle stesse persone e quelle stesse convinzioni delle quali si sente però sempre più parte; un dilemma interiore che lo accompagnerà fino al giorno del suo suicidio, nel 1990. Signori, la potente similitudine biblica del titolo è servita.
In questo film condotto in maniera lineare, asciutta, classica, senza scelte di regia azzardate; un film diretto, che non nasconde la sua presa di posizione e che non si lascia andare a sentimentalismi neanche quando sfiora il lato più umano dei personaggi che racconta, sono soprattutto le interpretazioni dei due attori principali a lasciare il segno nello spettatore. Daniel Kaluuya, già premiato con il Golden Globe e il SAG, entrambi candidati all’Oscar come miglior attore non protagonista. Una scelta che ha lasciato perplessi molti ma che trova la sua migliore spiegazione in chi ha definito Judas and the Black Messiah come un’opera senza protagonisti, in cui il ruolo centrale è occupato solo dal movimento. Diciamo che la cerimonia più famosa del mondo cinematografico si presenta, inaspettatamente, dopo un anno che il Covid19 ci costringe lontani dalla sala, molto più interessante di quanto avremmo immaginato.
Voto:7/8
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Marzo 2023
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