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5/11/2018

La diseducazione di Cameron Post

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di Matelda Giachi
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Data di uscita: 31 ottobre 2018                                
Genere: Drammatico, Sentimentale
Anno: 2018
Durata: 91 min.
Regia: Desiree Akhavan
Cast: Chloe Grace Moretz, John Gallgher Jr., Sasha Lane, Forrest Goodluck, Jennifer Ehle, Marin Ireland, Owen Campbell, Kerry Butler, Quinn Shephard, Emily Skeggs
Sceneggiatura: Desiree Akhavan & Cecilia Frugiuele
Fotografia: Ashley Connor
Montaggio: Sara Shaw
Colonna sonora: Julian Wass
Produzione: Beachside Films, Parkville Pictures
Distribuzione: Teodora film
Paese: USA

Tratto dal romanzo di Emily M. Danforth, edito da Rizzoli e uscito in Italia questo 23 ottobre, La Diseducazione di Cameron Post è la storia di una ragazza, Cameron, interpretata da Chloe Grace Moretz, che, scoperta a baciarsi in macchina con la migliore amica, viene affidata a un campo di cura, il “God’s promise” perché le sue pulsioni vengano riorientate.
Un romanzo che però è realtà, perché reali sono i campi di conversione, ancora assai diffusi in America (Joseph Nicolosi, considerato il fondatore di questo genere di pratiche, è morto solo un anno fa) e particolarmente apprezzati dalle frange più conservatrici delle diverse religioni. In questi luoghi si applicano le cosiddette terapie di conversione, basate sulla convinzione che tutti nasciamo eterosessuali e che l’omosessualità sia indotta da condizionamenti ambientali o traumi familiari.
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In ambito denominato “riparativo” come nel caso del God’s Promise, si ricorre a counseling pastorale, preghiera collettiva e psicoterapia, nonostante la chiara presa di posizione contraria degli Ordini degli Psicologi tanto americani quanto italiani nei confronti di queste pratiche e la cancellazione da parte dell’OMS, dal 1990, dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
La violenza non è fisica ma è psicologica: una costante spinta a sentirsi sbagliati, a vergognarsi di sé, per di più in un’età di confusione come quella adolescenziale. Ognuno ha un proprio modo di reagire, come i ragazzi del film, personaggi molto diversi tra loro e ben delineati. Per qualcuno le conseguenze sono tragiche, qualcuno è più forte, come la protagonista, che ha una solida consapevolezza di sé e che pure ogni tanto vacilla.
Un film delicato, a tratti ironico, a dispetto del tema trattato. Chloe Moretz, che ha vissuto a stretto contatto per tutta la durata delle riprese con gli altri protagonisti e la regista, partecipando attivamente al tavolo di lavoro per la trasposizione dell’opera, ha dichiarato che l’intento era quello di fare un film che, nonostante tutto, fosse positivo, che indagasse la bellezza dei rapporti che si instaurano in un gruppo di ragazzi che scoprono di non essere soli, che ci sono altri come loro.
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Molti forse si aspettavano qualcosa più di impatto, una nuova “Vita di Adele” e invece la delicatezza del film comprende anche i momenti incentrati sulla sessualità. Dietro a ciò, vi è di sicuro un po’ di quel pudore obbligato tipico americano che ha fatto il successo della trilogia di “50 sfumature”; come se la letteratura non fosse già ricca di ben più sensuali narrazioni. Ma “L’amante di Lady Chatterly”, per non parlare dei poeti greci e latini, sono considerate dai più letture troppo impegnative.
Oltre a tale innegabile verità, vi è però, a nostro parere, anche l’intento di raccontare più la fase iniziale della sessualità, quella in cui le pulsioni sono dirompenti però ancora miste a scoperta, paura e innocenza.
Così come l’intento del film non pare quello di generare indignazione rabbiosa quanto più riflessione. La dottoressa Marsh, inquietante capo del centro di riabilitazione che non alza mai la voce e interpretata da una bravissima Jessica Ehle, è seriamente convinta di aiutare e proteggere i ragazzi. Vi è più una mancanza culturale che morale in lei. E così, come spesso accade, buone intenzioni portano ad azioni terribili. Una riflessione che ha interessato particolarmente la regista, che ha vissuto personalmente l’esperienza di un centro per disordini alimentari e che è stata per lei invece molto positiva.
“Mi è piaciuto raccontare una storia ambientata in un centro di riabilitazione, in cui l’obiettivo è sempre farti stare meglio: ma cosa vuol dire esattamente stare meglio? È in realtà qualcosa che cambia da persona a persona”.
Un film che tratta di argomenti importanti senza essere straziante. Ci voleva.

Voto: 7/8
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Immagini tratte da:

Foto 1: www.imdb.com
Foto 2: www.longtake.it
Foto 3:  www.cinematographe.it
Foto 4: www.mondofox.it

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