di Fabrizio Matarese
La serie di film La notte del giudizio (dal titolo originale The Purge) è una delle avventure cinematografiche più interessanti degli ultimi anni. Il tutto parte da un’idea molto semplice: nel 2022 gli Stati uniti d’America sono una nazione “risorta”. I Nuovi padri fondatori, che governano il paese, hanno istituito lo sfogo, un periodo annuale di dodici ore in cui ogni crimine, compreso l’omicidio, diventa legale. Questo provvedimento ha rilanciato l’economia, diminuito i tassi di criminalità e la disoccupazione. Questo lasso di tempo fuori dalla civiltà, una sorta di carnevale notturno sanguinario con tanto di maschere e armi di ogni tipo, è stato promosso dal governo come rito catartico di purificazione per tutti i cittadini americani.
Questo terzo capitolo della saga è incentrato sulla lotta alle elezioni presidenziali. In varie città d’America si stanno creando frange di oppositori allo sfogo, fomentate dalle notizie che confermano l’utilizzo di quest’ultimo da parte dei Nuovi pardi fondatori per far fuori le classi sociali più deboli e discriminate e favorire i propri interessi economici e politici. Una senatrice, Charlie Roan, sta raccogliendo consensi e il clima politico impaurisce il suo avversario, il ministro Edwidge Owens, proposto dai Nuovi padri fondatori. Così, questi ultimi, decidono di utilizzare la notte dello sfogo per far fuori la senatrice Roan che rappresenta una minaccia all'ordine da loro costituito.
Da questo scenario prende il via il film, snodandosi come un’ansiogena fuga da un posto all’altro della città in fiamme da parte della senatrice e della sua guardia del corpo, Leo Barnes, braccati dalle milizie assoldate dai suoi avversari politici. Sono molte le scene di azione con un utilizzo scenografico degli atti di violenza veramente efficaci: James DeMonaco, regista e creatore della serie, mette in scena un “teatro della crudeltà” all’aperto che sciocca lo spettatore. La città scossa dall’ondata di violenza e perversione (con tanto di “turisti dell’omicidio” pervenuti da altre nazioni per l’occasione) si trasforma per una notte in un Grand Guignol dove tutto è ammesso, ogni nefandezza possibile e ogni abbietta pulsione incentivata: assistiamo a una serie di omicidi, ferimenti, esecuzioni, torture e violenze eseguite tramite le modalità più disparate. Questo è uno degli elementi di maggior incisività del film che alza ancor di più l’asticella della spettacolarizzazione della violenza.
La storia, sebbene non manchino tradimenti e alleanze impreviste, non regala in realtà nulla di nuovo e il contesto socio-politico pone dei problemi che affliggono la società ultra competitiva occidentale, ma la dinamica di scontro fra “buoni” e “cattivi” è un po' troppo schematica per risultare veramente critica.
La fotografia oscura illuminata soltanto dalle insegne al neon, dai fari delle macchine e dal fuoco degli spari è essenziale ed efficace per costruire l’atmosfera di paura e paranoia che domina sullo schermo; il ritmo è elevato e tiene alta la tensione per tutta la durata del film. Ma il successo della saga (proprio pochi giorni fa, il 4 luglio 2018 in concomitanza con l'Independence Day americano, è uscito il quarto capitolo, un prequel: La prima notte del giudizio) dimostra che la visione distopica di DeMonaco ha colto nel segno e ha catalizzato pulsioni e paure che si annidano nell’anima buia dell’America, una grande nazione che ha sempre avuto un conto in sospeso con la violenza, la libertà e l’accettazione del diverso.
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Marzo 2023
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