Di Federica Gaspari ![]() Paese: Stati Uniti Anno: 2020 Genere: drammatico Episodi: 7 Durata: 46-67 min Regia: Scott Frank Cast: Anya Taylor-Joy, Bill Camp, Marielle Heller, Harry Melling, Thomas Brodie-Sangster Il catalogo di Netflix nel corso del mese di ottobre ha saputo proporre un’offerta estremamente variegata in grado di spaziare da nuove stagioni di successi originali con The Haunting of Bly Manor a remake di grandi cult con Rebecca. In un periodo così ricco di titoli attesissimi, alcune produzioni meno promosse o discusse a livello mediatico rischiano di passare inosservate. Questi lavori meno “fortunati” includono senza dubbio La regina degli scacchi, adattamento in forma di mini-serie dell’omonimo romanzo del 1983 di Walter Trevis. Nemmeno la presenza della stella nascente Anya Taylor-Joy nei panni di un giovane prodigio degli scacchi sembra aver assicurato, infatti, un trattamento speciale per questo racconto in sette episodi. Gli scacchi sono forse un materiale poco appetibile per il grande pubblico di abbonati? Forse, con qualche pregiudizio, si potrebbe inizialmente pensare che sia così. Dopo la visione di questa incredibile miniserie, tuttavia, è impossibile non cambiare prospettiva sulla scacchiera e sulle sue strategie. Lo sguardo attento di Scott Frank, showrunner e regista della serie, puntata dopo puntata si avventura tra i capitoli salienti della vita di Beth Harmon (Anya Taylor-Joy) che, rimasta orfana all’età di cinque anni, in tenera età scopre di avere un vero talento innato per gli scacchi. Essere un’orfana geniale negli Stati Uniti degli anni Cinquanta e Sessanta, tuttavia, significa affrontare costantemente ostacoli sia a livello sociale che professionale. Rapporti e relazioni complesse e conseguenze di un passato traumatico, inoltre, travolgono quotidianamente Beth, gettandola in una spirale di dipendenze, inquietudini e paure. La regina degli scacchi è una creatura imprevedibile quanto le possibili mosse del cavallo sulla scacchiera. Inoltre, proprio come il gioco di cui la protagonista è un prodigio, lo show si muove in generi e territori ampiamente esplorati coniugando i toni da canonico dramma a quelli del più classico racconto di formazione e correndo rischi altissimi ad ogni mossa. La strategia vincente di questa partita a episodi però è senza precedenti e si chiama Anya Taylor-Joy: la strepitosa interprete classe 1996 con la prova più convincente della sua promettente – e già validissima – carriera dona forma e sostanza a un personaggio memorabile nella sua complessità. Attraverso semplici sguardi, gesti e pose, l’attrice statunitense dona la giusta chiave di lettura per una protagonista che nel tempo ha costruito una superficie inscalfibile e indecifrabile per nascondere tutte le sue fragilità ma anche tutti i suoi più vivi desideri. Intrecciando la riflessione sulla figura femminile del genio con una visione lucida e acuta del desiderio di indipendenza e autonomia in un’epoca incatenata da regole e ipocrisie, questa serie Netflix posiziona tutte le sue pedine nelle caselle giuste grazie a un cast di supporto – da una sorprendente Marielle Heller a un ritrovato Thomas Brodie-Sangster - altrettanto eccezionale. Una scrittura sofisticata ed elegante, invece, è l’ossatura di una narrazione solida e mai discontinua che trova fluida anche grazie a una colonna sonora calzante.
Senza troppe incertezze, La regina degli scacchi, dando scacco matto a tante rivali ben più quotate sulla carta, è tra le serie imperdibili di quest’anno. Immagini tratte da: www.netflix.com
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Giugno 2023
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