di Matelda Giachi
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Genere: Drammatico
Anno: 2020 Durata: 100 min Regia: Daniele Luchetti Cast: Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Giovanna Mezzogiorno, Silvio Orlando, Adriano Giannini, Linda Caridi, Francesca De Sapio Sceneggiatura: Daniele Luchetti, Domenico Starnone, Francesco Piccolo Fotografia: Ivan Casalgrandi Montaggio: Daniele Luchetti, Aël Dallier Vega Produzione: IBC Movie, Rai Cinema Distribuzione: 01 Distribution Paese: Italia
Il nuovo film di Daniele Luchetti, ha trovato la sua vetrina nella 77esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, tra i film fuori concorso, ed è stato selezionato come film di apertura di un’edizione speciale, senza precedenti. Ancora in piena era Covid-19, il Festival di Venezia vuole essere, sotto la direzione di Alberto Barbera, il simbolo di una ripartenza, per il mondo, per l’arte e, soprattutto, per il cinema. Una ripartenza tutta italiana.
Tratto dal romanzo di Domenico Starnone, Lacci è la storia dei legami, degli accadimenti, che portano una coppia, Aldo e Vanda, a tenere allacciato un matrimonio finito quella sera in cui lui, in cucina, dichiara: “Sono stato con un’altra”. Aldo e Vanda sono, rispettivamente, Luigi Lo Cascio e Alba Rohwacher, prima, Silvio Orlando e Laura Morante, dopo, in due diverse età della vita. Sono la coppia che si disfa e poi quella che è ancora (o di nuovo) insieme, vittima di un legame che non hanno voluto ma per cui entrambi hanno combattuto, in un reciproco “torturarsi a vicenda”.
Si alternano i due piani temporali ma anche i due punti di vista dei protagonisti: Luchetti muove la macchina da presa a seguire gli stessi episodi da due diverse prospettive, quasi a voler evidenziare le colpe di entrambi, fino a spostarsi completamente sul finale, in cui affida ad Adriano Giannini e Giovanna Mezzogiorno, i figli ormai adulti della coppia, la responsabilità di tirare le fila di quell’intreccio in cui i genitori hanno intrappolato se stessi ma anche loro. Un finale quasi teatrale, fatto di monologhi e scene ad effetto. Forse la parte più finta ma anche più vera di tutta la pellicola in cui, se pur ognuno con la propria personale esperienza, ogni figlio di genitori divorziati può trovare qualcosa di sé.
Tra alti e bassi, un Lo Cascio che riesce a essere sempre centrato nella parte, qualche dialogo che sa di finto, Luchetti porta al cinema una storia amara, una storia umana comune che, a volte, cade quasi nel clichè, soprattutto nello stereotipare i suoi protagonisti. C’è una sorta di morale, di dichiarazione di un credo che non c’è, quello dei figli come motore di riparazione di un rapporto. Un monito ad imparare ad allacciarsi correttamente le scarpe, per non trovarsi a continuare a farlo tutta la vita “come un cretino”. A intrecciare i giusti legami.
Buono, non imperdibile. Voto: 6,5
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Marzo 2023
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