di Fabrizio Matarese
Accendo il pc, sono già online e posso scegliere tra migliaia di film, serie tv, documentari e show televisivi disponibili per il download e per la visione istantanea sullo schermo del laptop. La disponibilità virtualmente infinita di contenuti e informazioni accessibili in ogni momento e (quasi) da ogni luogo ci sembra ormai la normalità. Un presupposto che diamo per scontato, come l’acqua corrente che usiamo per lavarci o il gas che ci permette di cucinare quotidianamente.
Ma non è sempre stato così. Non molto tempo fa, basta tornare indietro di trent’anni, le possibilità di accesso ai contenuti e alle informazioni che abbiamo adesso sembrava fantascienza. E allora cosa è cambiato? Perché è successo così in fretta? E quali sono le conseguenze di questa rivoluzione sulla società e sull’individuo? È da domande come queste che inizia il film di Herzog di cui parliamo oggi. Proprio lui, Werner Herzog, cantore inesausto della natura selvaggia e di avventure e viaggi ai confini del mondo ha sentito la necessità di confrontarsi con l’immateriale, con la rivoluzione digitale che azzera le distanze e ridefinisce la temporalità. Questo documentario (il cui titolo si può tradurre come “guardate e ammirate”) segue l’evoluzione tecnologica e informatica che ha modellato il mondo fino a farlo apparire come lo conosciamo oggi. Dagli albori di internet, col progetto ARPAnet (1969) fino agli scenari futuri che coinvolgono intelligenza artificiale, macchine autoguidate, robot sofisticatissimi, corsa allo spazio e internet delle cose.
Il grande regista tedesco ha diviso la narrazione in capitoli per analizzare e scandire le varie fasi di un processo stratificato e i numerosi temi che quest’ultimo implica. Avvalendosi della collaborazione di ingegneri informatici, esperti di reti, hacker, imprenditori, giornalisti e visionari (Kevin Mitnick e Elon Musk, per fare due nomi), Herzog pone domande per sondare i misteri, le contraddizioni e i punti d’interesse del fenomeno. E subito, oltre alle opportunità e alle realtà virtuose, emergono anche i lati oscuri del Web: accanto ai prodigi e i vantaggi della tecnologia informatica, viene puntato il dito (e la macchina da presa) contro comportamenti osceni legati alle trasformazioni che tutti viviamo. E allora ecco il problema degli internet addicted che non lasciano la tastiera nemmeno per i bisogni propri o dei loro figli causando tragedie per negligenza o ancora la questione dei troll e del cyberbullismo che può devastare la vita ai familiari di vittime fotografate per poi diffondere sul web immagini sensibili senza alcuna considerazione.
Ma in un’ora e mezzo di film vengono esplorati anche altri problemi come la dipendenza che, non il singolo utente, ma l’intera società ha ormai instaurato nei confronti delle infrastrutture tecnologiche, di internet e della tecnologia. A un certo punto in una conversazione tra Herzog e uno scienziato viene posta la seguente domanda: cosa accadrebbe se internet smettesse di funzionare? Difficile prevederlo, risponde l’uomo di scienza, ma “è probabile che molte persone, compreso me, non riuscirebbero a sopravvivere”. Il mondo come noi lo conosciamo è inscindibile dalle tecnologie che abbiamo creato ma l’evoluzione tecnologica non si arresta mai, anzi corre sempre più veloce, in un processo fuori controllo dall’esito quanto mai incerto.
Quest’opera si caratterizza come un insieme di riflessioni sullo stato delle cose tecnologiche del nostro tempo ma quello che manca forse è un filtro capace di dare ai numerosi spunti messi sul tavolo una visione d’insieme organica. Nondimeno il vecchio maestro ci permette di osservare fenomeni quotidiani e familiari con occhi diversi, meno luminosi ma forse capaci di vedere più a fondo, per prepararci alle sfide che ci aspettano in futuro.
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Marzo 2023
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