Di Federica Gaspari Genere: drammatico, thriller Anno: 2019 Regia: Yorgos Lanthimos Attori: Matt Dillon, Daphné Patakia, Susan Elle, Sara Lee, Eugena Lee, Rowan Key Sceneggiatura: Efthimis Filippou, Yorgos Lanthimos Fotografia: Diego Garcia Montaggio: Dominic Leung, Yorgos Mavropsaridis Produzione: Rekorder, Superprime, Merman, Droga5 Durata: 11 min Pochi autori hanno saputo gli ultimi anni sul grande schermo come Yorgos Lanthimos. Il cineasta greco, trovando un suo riconoscibile stile tra tradizione e modernità, ha cercato un cinema scomodo, una narrazione fuori dal comune che coinvolge lo spettatore in riflessioni e questioni complesse. L’ultima sua fatica in formato di cortometraggio è approdata alla 72esima edizione del Locarno Film Festival. Tra i titoli fuori concorso, infatti, è stato presentato Nimic, corto della durata di 11 minuti diretto da Yorgos Lanthimos e con protagonista un ritrovato Matt Dillon. A 17 anni dal suo ultimo progetto in questo formato, il regista dimostra sempre la sua maestria su temi cardine del suo pensiero. La vita di un uomo senza nome sembra scorrere tranquilla seguendo una rigida e anonima routine: sveglia ad un’ora prefissata, colazione, viaggio verso l’opera per le usuali prove come violoncellista in un’orchestra. Il suo giornaliero viaggio da pendolare metropolitano, tuttavia, sembra improvvisamente cambiare percorso nel momento di una inquietante rivelazione: è se la vita che si sta vivendo fosse sempre stata di qualcun altro? Se il copione delle nostre giornate fosse stato scritto per un altro interprete? Questi interrogativi non lasceranno scampo né al protagonista né al pubblico. Crescendo musicali avvolgenti e sinistri, ambienti eleganti e sofisticati ma incredibilmente asettici e freddi resi ancora stranianti dal solito tocco di fish-eye: bastano pochi istanti al regista greco per mettere una firma ben leggibile su ogni fotogramma. Basterà una manciata di secondi per entusiasmare i fan di questo stile di chiara influenza kubrickiana e per incuriosire il resto del pubblico con sguardi criptici e pochi ma cruciali dialoghi. L’incontro del protagonista con una donna che si comporta e agisce esattamente come lui innescherà una crisi d’identità ben rappresentata da giochi di riflessi e specchi che si basano sulla banalità delle interazioni umane, prive di meccanismi oltre la luccicante superficie. Una certezza nelle storie di Lanthimos non è mai così indistruttibile: lo spettatore sa che ad un certo punto del racconto riuscirà incredibilmente a crollare sprigionando tutte le possibili angosce del protagonista. Non bisogna stupirsi, quindi, se in breve tempo anche il pubblico non potrà rimanere impassibile davanti al dramma – sempre venato di surreale ironia – vissuto dallo sfortunato protagonista. Una forza maggiore esterna saprà sempre sconvolgere le carte. Questo è l’unico punto fermo. Immagini tratte da: www.locarnofestival.ch
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Marzo 2023
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