di Salvatore Amoroso
Una magistrale Maggie Gyllenhaal è l’assoluta protagonista di questo bizzarro dramma incentrato sul controverso rapporto tra un’insegnante e un piccolo alunno dal talento insospettabile. In sala da giovedì 13 il film rivelazione al Sundance Film Festival che è valso alla regista Sara Colangelo il premio come miglior regista.
Lisa Spinelli è una maestra d'asilo quarantenne alle prese con una complessa situazione familiare: la donna vive col marito e i due figli adolescenti, con i quali ha un rapporto difficile. Il primogenito intende infatti abbandonare la scuola per offrirsi come volontario per il servizio militare, mentre la minore ha perso la passione per la fotografia e frequenta cattive compagnie.
In Lontano da qui l'insegnante trova come valvola di sfogo il mondo della poesia, partecipando a un corso settimanale in cui gli iscritti presentano di volta in volta delle brevi opere scritte di proprio pugno. Un giorno però Lisa sente recitare da uno dei suoi piccoli alunni, Jimmy di soli cinque anni, una strofa pregna di un lirismo insolito per un bambino di quell'età e decide di "appropriarsene" ed esporla al corso,ottenendo il plauso generale. Sarà solo l'inizio di uno strano e ambiguo rapporto simbiotico tra la maestra e Jimmy che, ignorato dai genitori divorziati, si affeziona sempre di più a questa nuova e inaspettata figura materna.
Nel 2014 il regista israeliano Nadav Lapid diede alla luce, sia in fase registica che di scrittura, un apprezzato dramma d'ambientazione scolastica dal titolo Haganenet, premiato in diversi festival internazionali. Un successo di critica che ha attirato le attenzioni della collega, nostra conterranea ma da anni residente Oltreoceano, Sara Colangelo, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa, nonché nel ruolo di sceneggiatrice, dopo l'inedito Little accidents (2014). Formula che vince non si snatura e nonostante il cambio di location, l'atmosfera dell'originale sopravvive all'adattamento e riempe nuovamente il cuore del pubblico con una storia ambigua e rischiosa, nella quale l'instabilità familiare della protagonista si riflette sulle proprie scelte in un vero e proprio viaggio psicologico dalla lettura sfaccettata, creando col rapporto controverso tra l'insegnante e il piccolo alunno un tono da thriller dell'anima che lascia con il fiato sospeso in più di un'occasione.
Nell'ora e mezza di visione Lontano da qui (distribuito per il mercato USA e canadese direttamente su Netflix) suscita un profondo senso di disagio crescente, fino a un epilogo forse inaspettato ma che chiude perfettamente i conti di una vicenda contorta che interroga la morale di chi guarda.
Le carenze affettive della maestra, prossima alla mezz'età e con una difficile situazione familiare da gestire, vengono risolte da una ritrovata voglia di vivere grazie alle poesie del bambino, anch'esso alle prese con una discutibile situazione tra le mura di casa. In un rimpallo tra diritti e doveri, il giusto e sbagliato, Lontano da qui partorisce figure respingenti e umane al contempo, pronte a pagare per i propri evidenti errori nonostante i buoni propositi di partenza. Al centro di un film così particolare e volutamente anti-empatico troviamo la magistrale performance di Maggie Gyllenhaal, vero e proprio alpha e omega della visione: sciupata dentro e fuori, l'attrice è il vero catalizzatore dell'insieme, capace di magnetizzare le attenzioni dello spettatore anche nelle gesta meno condivisibili, tracciando un sentito affresco di un'umanità divisa tra sogni e ambizioni e costretta a fare iconti con la nuda e spesso cruda realtà. La regista agisce in sottrazione e adopera al meglio la suadente e inquieta colonna sonora, ennesimo e acuito puntiglio di una messa in scena tagliente quanto il racconto alla sua base.
Immagini tratte da: ComingSoon.it La Repubblica.it Best Movie Quinlan.it
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Giugno 2023
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