Loro 1: la recensione della prima parte del dittico di Paolo Sorrentino su Silvio Berlusconi.
Lo stavamo aspettando da tempo, il film di Paolo Sorrentino su Silvio Berlusconi. In realtà, a pochi mesi dall’uscita, abbiamo scoperto che l’opera è stata divisa in due parti. Quindi oggi mi trovo a commentare la prima parte del dittico che il regista ha voluto dedicare a uno dei personaggi politici più discussi degli ultimi anni. Sappiamo che Sorrentino nutre un amore sconfinato per il grottesco e nelle vicende del cavaliere trova pane per i suoi denti. Già dai primi minuti del film si può percepire un forte senso di serialità. Sembra quasi di assistere al primo episodio di una grande serie tv. Un Riccardo Scamarcio, in grande spolvero, interpreta l’ambizioso Sergio Morra aka Tarantini, che stanco della monotona Taranto decide di puntare in grande. Decide di trasferirsi a Roma per conquistare lui. LUI? Lui chi? Proprio LUI, proprio il nostro Silvio. L’innominato, quello che tutti vogliono, quello di cui tutti vogliono inebriarsi. All’inizio di Loro 1 il nostro protagonista non apparirà affatto. L’attenzione del regista è su di loro, “quelli che contano”, ovvero i politici lecchini e pronti a pugnalare Berlusconi, le olgettine pronte a soddisfare ogni più becera e macabra fantasia dei potenti pur di raggiungere i propri traguardi. La prima parte del film è tutta sesso, commedia e droga, tanta droga. Sembra che Sorrentino abbandoni Fellini per abbracciare Scorsese. Morra mette insieme un esercito di ragazze da portare in Sardegna per attirare le attenzioni di LUI e con l’avanzare del film sembra proprio riuscirci. Dalla Roma ormai in decadenza, grigia, cupa, piena di fenomeni da baraccone feroci e ambigui si passa alla colorata Sardegna. Dalla Cocaina si passa alla MDMA, con tanto di spiegazione autorevole da parte di un medico, una delle poche scene divertenti del film. Sì perchè purtroppo, almeno per ora, in attesa di vedere la seconda parte attesa per il 10 maggio, questo Loro 1 di Sorrentino non è né divertente né affascinante come le sue opere precedenti.
L’atteso Lui appare all’improvviso travestito da odalisca. Forse un omaggio a Fellini, forse l’ennesimo tentativo di fare apparire la figura di Silvio una macchietta. La sceneggiatura di Sorrentino e del suo fido collaboratore Contarello, con questi lampi scagliati all’improvviso, non aiuta per niente la visione di questa pellicola. Il ritmo è troppo incalzante, i toni spesso assumono contorni troppo comici. Il grottesco che tanto piace al nostro autore in questo caso è inutile da rappresentare. Vi chiedete il perchè? Perchè è impossibile sminuire un personaggio come il nostro Silvio, visto che ci ha già pensato largamente lui a farlo. Il film annaspa come la vita del nostro protagonista reale e come la vita di Morra/Scamarcio. La decadenza, il sesso e la coca a tre quarti di film scompaiono e lasciano spazio a una storia completamente diversa, decisamente più interessante: la storia d’amore tra Veronica e Silvio. Le uniche due cose davvero belle di questo film sono proprio loro: il grande Toni Servillo, un attore completo che non ha bisogno di presentazioni e celebrazioni e il talento ritrovato di Elena Sofia Ricci
Quest’ultima interpreta una Veronica Lario satura delle “marachelle” del nostro bambinone. Sì, perché il cavaliere è come un bambino agli occhi di Sorrentino. Un bimbo estremamente bugiardo, che non vuole mai restare da solo. Veronica lo scalfisce con batture sagaci, conosce i suoi punti deboli come l’ossessione per Gianni Agnelli, l’uomo che Silvio vorrebbe essere ma che non sarà mai. Come d’incanto allora appare tutto il mondo Sorrentiniano. I primi tre quarti di film sembrano un pallido ricordo perchè il regista riesce a recuperare se stesso. Proprio lì, in quel preciso momento, lo spettatore più attento può rendersi conto che il progetto Loro è un’operazione commerciale ben studiata, perché il film che fino a poco fa appariva noioso, volutamente volgare, cambia drasticamente tono e inizi a pensare che dovrai attendere necessariamente la seconda parte per assistere all’evoluzione della storia. Non che il nostro cinema non abbia bisogno di queste operazioni, sia ben chiaro, in questo preciso momento storico abbiamo bisogno di film come questo.
La parte più bella del film è alla fine e bisogna ammetterlo, grazie a questi due straordinari interpreti il livello per fortuna si alza. Torna il citazionismo, con Servillo/Berlusconi che sembra quasi il Polidor di 8 ½ di Fellini, tornano i dialoghi sferzanti e divertenti con alcune battute degne di nota come: “un venticinque percento di me è omosessuale, solo che è lesbica” oppure il commento di Silvio sullo spettacolo di burattini di Veronica per il nipote: “sembra uno di quei tristi programmi di Rai 3”. Cosa più importante torna l’amore. Torna l’amore Sorrentiniano riassunto nella scena del carosello: sotto una pioggia estiva i due si riparano in un carosello in mezzo al vasto prato di Villa Certosa. Silvio deve riconquistare Veronica e lo fa a suo modo, dedicandogli la loro canzone d’amore, suonata proprio dal buon Fabio Concato. I toni cambiano, lo spettatore medio si sarebbe aspettato un Berlusconi messo alla berlina invece Sorrentino enfatizza il sentimento che c’è tra i due coniugi. Che sia questa la possibile direzione intrapresa da LORO 2, l’epilogo di una storia d’amore travolgente tra due persone bizzarre? Dobbiamo aspettare il 10 maggio per scoprirlo. Sarò sicuramente più chiaro e convinto del mio giudizio, sinora negativo, solo dopo quella data. Paolo Sorrentino ci ha abituato a storie appassionanti come Le conseguenze dell’amore o L’uomo in più, vere opere d’arte visiva che ci hanno conquistato e hanno diviso il pubblico. O lo ami o lo odi, ma in questo caso ci ha davvero annoiati e il mio augurio e che possa al più presto ritrovare la linfa creativa che sempre l’ha contraddistinto. Vi do appuntamento alla prossima settimana con la recensione di Loro 2.
Immagini tratte da: Locandina: Screenweek Blog.com Immagine1: La Stampa.it Immagine2: La Repubblica.it Immagine3: VanityFair.com Immagine4: Youtube
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Marzo 2023
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