Dopo A Beautiful Mind, The Imitation Game e La teoria del tutto ecco un altro film che porta sullo schermo la vita di un brillante matematico che ha contribuito con i suoi studi alla conoscenza e alla percezione del mondo che abbiamo oggi. L’uomo che vide l’infinito racconta la storia di Srinivasa Ramanujan, matematico indiano dalla strabiliante genialità. Questo film, come gli altri già citati, non ci racconta soltanto la storia vera di un matematico, fisico o scienziato del passato. Quella che viene proiettata sullo schermo è infatti una vita divisa in due parti: da un lato la mente brillante del protagonista, dall’altro il contrasto con la società che lo emargina e lo schernisce. Se oggi riconosciamo il merito di questi personaggi, in passato la loro genialità spesso era vista come stranezza; la difficoltà nell’interagire con le persone, lo status sociale, le scelte sessuali, l’appartenenza a una certa cultura o religione tutto questo poteva compromettere la reputazione e il peso sociale di una persona, ancora di più se questa proponeva idee innovative, che però si preferiva giudicare sovversive o inaccettabili, a causa della loro rottura con la tradizione.
L’uomo che vide l’infinito non rinuncia a questo schema. Ci troviamo in India nel 1913, a Madras; un giovane Srinivasa Ramanujan, interpretato da Dev Patel, è alla ricerca di un lavoro e di qualcuno che riconosca il valore dei suoi studi matematici. Ovviamente questo è tutt’altro che semplice, Madras è una città povera, Ramanujan è un giovane di umili origini e completamente autodidatta, niente attesta la sua istruzione.
L’unica soluzione per poter portare avanti gli studi matematici che tanto ama è abbandonare l’India, la sua famiglia, la sua amata moglie Janaki per raggiungere un professore del Trinity College di Cambridge, che ha risposto alla sua lettera ed è disposto a dargli udienza. Un brillante Jeremy Irons impersona infatti il professor G.H. Hardy, il primo a vedere la genialità nascosta in Ramanujan, fino a diventarne mentore e amico. Proprio Hardy definirà la sua conoscenza e collaborazione con il giovane matematico indiano "l'unico incidente romantico della mia vita". Se l’incontro con Hardy segna per Ramanujan un punto svolta, non significa l’annullamento di ogni difficoltà, anzi queste si moltiplicano.
Tra i vari temi affrontati abbiamo senza dubbio quello della discriminazione razziale: Ramanujan è indiano, è molto legato alla sua cultura e alla sua religione, che gli inglesi comunemente ignorano (si veda la scena all’interno del refettorio, in cui a Ramanujan viene servita della carne, nonostante sia vegetariano) o disprezzano (emblematica la scena in cui Ramanujan viene sbeffeggiato e picchiato da dei giovani militari inglesi).
Alla difficoltà nell’approcciarsi alle persone si aggiunge anche quella verso la stessa matematica. Ramanujan, essendo autodidatta, non ha un metodo, elabora quasi dal niente formule (solo nel finale spiegherà ad Hardy come riesce a farlo), ma per la casta intellettuale che governa Cambridge questo non è sufficiente. Il giovane non avuto un’istruzione convenzionale e per questo deve seguire dei corsi per colmare le sue lacune; inoltre prima di poter pubblicare uno studio sono necessarie delle “dimostrazioni”, degli studi condotti con dovizia, la sicurezza che Ramanujan ripone nei suoi appunti non basta. L’interpretazione dei due attori protagonisti è molto valida, ma risultano molto ben studiati anche i profili degli altri studiosi che vorticano intorno a Hardy e Ramanujan, da Toby Jones che interpreta la solida spalla di Hardy, J. E. Littlewood, a Jeremy Northan che ci regala l’immagine di un Bertrand Russel acuto e sornione, fino a Stephen Fry, volto e voce di Sir Francis Spring, capofila di quella casta intellettuale reazionaria che ostacola fin da subito il nostro protagonista.
Una storia intensa quella di Srinivasa Ramanujan, che Matt Brown dirige egregiamente. Piacevole nella visione, con forse qualche enfasi di troppo sugli aspetti più drammatici, il film di Brown ci restituisce l’immagine di un uomo coraggioso e dalla rara intelligenza, così come lo descrive Robert Kanigel nel suo libro L'uomo che vide l'infinito - La vita breve di Srinivasa Ramanujan, genio della matematica (1991).
Foto tratte da:
Locandina:http://www.cineblog.it/post/687762/luomo-che-vide-linfinito-nuove-clip-in-italiano-del-biopic-con-jeremy-irons-e-dev-patel Ramanujan: http://www.2duerighe.com/la-dolce-vita-cinema/74771-l-uomo-che-vide-l-infinito.html Hardy e Ramanujan: http://www.optimaitalia.com/blog/2016/05/30/luomo-che-vide-linfinito-il-confine-fra-ordinario-e-straordinario-allinsegna-dei-numeri/291925 Russel, Hardy e Littlewood: http://www.2duerighe.com/la-dolce-vita-cinema/74771-l-uomo-che-vide-l-infinito.html
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Marzo 2023
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