A pochi giorni dalla scomparsa di Diego recensiamo il documentario che meglio racconta le mille sfaccettature dell’uomo semi dio che tanto ci ha fatto battere il cuore: ‘’se sei Dio, sarai Dio per sempre’’.
di Salvatore Amoroso
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Genere: Documentario
Anno: 2008 Regia: Emir Kusturica Durata: 90’ Sceneggiatura: Emir Kusturica Fotografia: Rodrigo Pulpeiro Vega Montaggio: Musiche: Stribor Kusturica, No Smoking Orchestra Produzione: Estudios Piccaso, EXPECTION WILD BUNCH Distribuzione: BIM Paese: Spagna, Argentina, Francia
Non potevamo che scegliere il film di Emir Kusturica per raccontarvi del numero dieci più celebre della storia del calcio, l’uomo che si è fatto divinità e ha scelto di vivere la propria vita con coraggio e spensieratezza, mettendosi sempre dalla parte degli sconfitti. Sarà per questo che Emir (due palme d’oro e molto altro) e Diego (due scudetti col Napoli e molto altro) si sono incontrati, piaciuti, amati e dalla loro unione è nato un documentario strano, creativo, folle, adorabile. Il regista si era prefissato di metterci due mesi, sono trascorsi ben due anni. Dal Marzo 2005 al Marzo 2007 questi due titani sono diventati fratelli, hanno unito le loro famiglie (Dunia e Stribor Kusturica erano assistente alla regia e curatore delle splendide musiche, Djalma e Gianina, le figlie del Pibe, una splendida e costante presenza, Claudia Villafane, l’ex moglie, un muto e severo “guardiano”) e scoperto che l’est europeo e il sud delle Americhe hanno tanto in comune, non solo l’essere stati colonizzati e martoriati dagli Usa.
Il festival di Cannes nel 2008 impazzì per loro, Diego è stato il primo nella storia a palleggiare sulla Croisette, facendo restare da tutto il mondo a bocca aperta con occhi commossi e adoranti che lo guardavano. Perché quando arrivava lui era come se il tempo si fermasse e tutti rimanevano sospesi in attesa di un suo gesto. Se un film su Maradona doveva esistere, poteva farlo solo questa strana coppia. Kusturica abbandonò da giovane una promettente carriera da calciatore e ora è regista e musicista nella “No Smoking Orchestra” (che apre, accompagna e chiude il film). El pibe de oro è stato da sempre un attore della vita, un intrattenitore (nel documentario troviamo le immagini del programma da lui condotto nella tv in Argentina, La noche del 10) è un cantante mancato, come dimostra la malinconica e dolcissima performance in un locale ripresa dal cineasta di Sarajevo. Entrambi politicamente scorretti e contro il sistema, quello che forse non ci si aspettava era che Emir, personalità fortissima, finisse per capitolare, adorante, ai piedi del suo idolo. Confessando che lo voleva per i suoi film più belli, e raccontando la nascita di un’amicizia annunciata e lasciandosi andare a affermazione come “ci servono leader come lui”.
È un tributo, questo film, senza essere apologia. Si percorre la vita di Dieguito con l’onestà intellettuale che hanno entrambi e il campione è duro con i suoi nemici come lo è con sè stesso. Il resto è splendido contorno: il montaggio di tanti gol, sopraffino, sottolineato dai Sex Pistols; l’animazione che sottolinea le continue ripetizioni del “gol del secolo” contro l’Inghilterra. Diego durante la pellicola commenta eroicamente “con quello e il gol di mano ho vendicato le Malvinas”, che prende in giro, alternativamente, Thatcher, Blair, i reali d’Inghilterra, Bush e Reagan. Quanti calciatori nella stessa partita hanno segnato il gol più beffardo e il gol più bello della storia? La risposta la conoscete già. Manu Chao che fa una serenata personale a Maradona con la canzone che ha scritto per lui, La vida es una tombola, la seconda dopo Santa Maradona; un altro montaggio, ma questa volta dei filmini di famiglia.
Diego non si discute, si ama. Ma chi lo odia, con questo documentario lo capirà di più. Non si dopava, si drogava: “pensate che gran giocatore - dice ironicamente - sarei stato senza la cocaina”, rendendosi conto di quanto male si fosse recato negli anni. Più volte ripete che aveva già previsto tutto, che avrebbe giocato in una squadra di primera division, che avrebbe comprato casa alla sua famiglia, che avrebbe giocato il mondiale e ‘’salir campeon’’ e difatti ci è riuscito. La cosa che si evince dall’occhio di Kusturica è l’amore di Diego per i più deboli, per gli sconfitti in partenza. La scelta di Napoli non è casuale, come il resto della sua esistenza. Non giocava a calcio, era un artista, il migliore. Diego Armando Maradona dalle favelas di Villa Fiorito, Buenos Aires, è un uomo vero, divino nei piedi, umanissimo nel cuore e nel cervello, uno che ha sempre aiutato solo gli altri finendo per non aiutare se stesso. E se c’è chi lo considera Dio, Emir lo chiama Mr.God, nel film vediamo che esiste una chiesa maradoniana di fanatici, non è mica colpa sua. È solo che ha dato gioia, passione, amore a milioni di persone, rimanendone infine schiacciato.
Immagini:
Locandina: MyMovies Immagine: Corriere della Sera Immagine2: Rumore Immagine3: MondoRossoBlù.it
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Marzo 2023
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