Di Federica Gaspari ![]() Genere: thriller, drammatico Anno: 2019 Regia: Michal Hogenauer Attori: Eliska Krenkova, Jacob Jutte, Monic Hendrickx, Roeland Fernhout Sceneggiatura: Michael Hogenauer, Jakub Felcman Fotografia: Gregg Telussa Montaggio: Michael Reich Produzione: Circle Films, Negativ, Tasse Film Paese: Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Lettonia Durata: 96 min La selezione internazionale di lungometraggi firmata Milano Film Festival quest’anno ha permesso di esplorare generi, toni e influenze di ampissimo respiro. Tra i titoli in concorso, infatti, figuravano anche due ottimi film presentati con successo all’ultima edizione del Locarno Festival tra cui uno dei nostri preferiti Ham on Rye di Tyler Taormina. La sezione, tuttavia, ha regalato anche un piccolo gioiellino come A Certain Kind of Silence – Tiché doteky il titolo originale – del regista Michael Hogenauer. Il film, presentato in precedenza anche al Karlovy Vary International Film Festival, si è aggiudicato il premio del pubblico proprio alla 24esima edizione del Milano Film Festival grazie alle sue atmosfere inquietanti ma magnetiche. Micha (Eliska Krenkova) è una ragazza alla pari che si prepara al suo periodo all’estero in una non precisata nazione dell’Europa centro-settentrionale. La giovane arriva nella sua nuova casa con una valigia ricca di aspettative e curiosità per un’avventura che le permetterà di perfezionare il suo inglese e di scoprire nuove culture e tradizioni. Sin dal principio, tuttavia, dovrà confrontarsi con strane abitudini e usi che sembrano alla base delle dinamiche che regolano il nucleo familiare di cui è ospite. Il rapporto con la sua nuova famiglia e con il bambino che dovrà accudire quotidianamente potrebbe complicarsi scoprendo segreti che regolano silenzi e atteggiamenti. Ampi spazi e location eleganti, arredati con cura in sintonia con le sfumature cromatiche che rispecchiano un certo tipo di immaginario tipicamente scandivano. Questi colori freddi ed essenziali, una presenza costante e quasi paradossalmente costante nella narrazione, riescono sin dalle prime inquadrature di A Certain Kind of Silence a creare la giusta atmosfera per raccontare la tragica avventura di Micha. Il vortice silenzioso di eventi di cui la ragazza sarà protagonista. L’apparenza ordinata ed efficiente di una famiglia agiata entra subito in contrasto con i tesissimi flashforward della protagonista alle prese con un interrogatorio. Un dubbio angosciante si insinua nella mente dello spettatore e cresce osservando come ogni normale dinamica familiare e ogni rapporto personale si trasforma in modo preoccupante nel film. La scelta di realizzare il film in inglese costringendo tutto il cast a mettersi in gioco in una lingua diversa da quella madre rafforza la sensazione di incomprensione che permea tutte le vicende narrate. Impossibile non continuare a domandarsi se quanto raccontato sia reale oppure frutto delle preoccupazioni della ragazza che, tuttavia, è al centro di una metamorfosi che non sfugge agli occhi del pubblico. Giocando brillantemente con silenzi e avvenimenti fuori scena, il regista e sceneggiatore Hogenauer sviscera i meccanismi perversi e agghiaccianti di una setta che mette in discussione rapporti personali ed educazione ispirandosi al cinema di Yorgos Lanthimos. Manipolazioni e persuasione regolano ogni aspetto della vita di Micha che, prima rinunciando al suo nome e in seguito sottomettendosi anche semplicemente ad un codice non scritto di abbigliamento, non riuscirà più ad interpretare la realtà nemmeno davanti all’evidenza. Il grande colpo di scena, tuttavia, è ancora più agghiacciante. La storia raccontata, infatti, si ispira a fatti realmente accaduti, svelati in un laconico epilogo che sferra il fatale colpo nello stomaco, incorniciando un film che mette sotto i riflettori un autore e un cast da seguire.
Immagini tratte da: http://www.milanofilmfestival.it/it/
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Marzo 2023
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