La pellicola candidata per il Cile nella corsa agli Oscar arriva nelle nostre sale. Geniale e innovativa (non)biografia che conferma il talento del cineasta sudamericano.
Sul finire degli anni ’40 la Guerra Fredda arriva in Cile. Il governo di Videla, politico rigido e eccessivamente autoritario minaccia la libertà d’espressione del paese. Pablo Neruda (Luis Gnecco) oltre ad essere un premio Nobel e uno dei massimi esponenti della letteratura del’900, in quegli anni tumultuosi è comunista e senatore. Ormai saturo del pesante clima politico, il poeta decide di non appoggiare più l’attuale governo e lo denuncia con parole sferzanti, scatenando l’ira di Videla che ordina l’immediato suo arresto. Pablo è costretto a fuggire, aiutato da alcuni uomini del suo partito e dall’inseparabile moglie, l’artista Delia del Carril (Mercedes Moran). L’incarico di catturare il poeta viene assegnato all’ispettore Oscar Peluchonneau (Gael Garcia Bernal). Tra i due comincerà un inseguimento affascinante, intimo e avventuroso, nel quale il poeta rivoluzionario scriverà una delle sue opere più significative ovvero ‘’Canto General’’.
Sceglie un titolo più che essenziale il cineasta Pablo Larrain per il suo nuovo film, uscito il 13 Ottobre nelle sale in Italia e presentato fuori concorso nell’ultima edizione di Cannes. Il trentenne regista torna a raccontarci il suo Cile dopo le sue prime tre pellicole ma stavolta si diverte a mescolare insieme cinema e poesia, un connubio perfetto che gli consente di portare sullo schermo un ‘’falso biopic’’, come ama definirlo Larrain. I fatti storici citati sono tutti veri ma è il tocco magico del regista che rende il film unico nel suo genere. Larrain immagina un Neruda assai fisico, geniale, poetico ma a volte brutale che si scontrerà in un sofisticato gioco a due con il commissario.
Come sfondo a questo duello, un Cile rivoluzionario, dalle sfumature filosofiche, che fornisce la perfetta cornice visiva per un splendido racconto. Sono semplicemente stupende le inquadrature delle Ande innevate e insieme al montatore, il francese Herve Schneid (premio Cesar nel ’92), Larrain si esalta, spezzando spesso la continuità del filo narrativo per sorprenderci con le sue mai banali inquadrature e con i dialoghi, sempre interessanti, che mantengono alta la tensione della pellicola e che portano lo spettatore in più posti, fisici o immaginari, come fa la poesia del resto. Uno dei dialoghi più significativi del film è quello che il futuro premio Nobel ha con una cameriera, è lì che possiamo notare tutta l’ammirazione che il cineasta cileno nutre nei confronti di Neruda. Larrain ci mette tutto se stesso, ci mette grande passione e tutte le conoscenze tecniche a sua disposizione per confezionare un omaggio a uno dei personaggi più imponenti della nostra cultura, che a sua volta ha messo sangue e passione nelle sue opere.
La sceneggiatura di Guillermo Calderon è forte e dinamica, spazia dal road movie, quando il protagonista è costretto a scappare, al sentimentale, come quando la moglie Delia chiede a Pablo di declamare i suoi versi con voce poetica, per finire invece con tono solenne ed esistenziale. Gli attori giocano un gran ruolo e l’interpretazione di Luis Gnecco è assolutamente da lodare, il regista ha la geniale intuizione di affiancarlo all’ormai veterano Bernal, i due attori sono ormai una coppia ben affiatata, già ammirata nella pellicola NO – I giorni dell’arcobaleno. Neruda è un film che non potete perdere, un viaggio complesso ma bellissimo, un’opera completa sotto tutti i punti di vista.
Pablo Larrain anche questa volta non si smentisce ma piuttosto conferma la sua candidatura tra i migliori registi in circolazione. Non è da tutti concepire un film come una poesia, in quest’atto coraggioso dimora la genialità di un artista che è stato evidentemente toccato dalle opere dell’eclettico poeta. Quando gli è stato chiesto di registrare la pellicola alla Quinzaine a Cannes, Pablo ne era onorato ma non era riuscito a indicarne il genere, campo obbligatorio da compilare, chiamò allora con tutta calma il festival e insistette perchè quella casella restasse vuota dicendo: ‘’semplicemente perchè Neruda è un Noir, una black comedy, un road movie, un western.
Un film su Neruda non puoi metterlo in una scatola, deve viaggiare libero nella sua poesia’’. Questo è Pablo Larrain, regista anticonvenzionale che ha conquistato i nostri cuori con opere vere, che giocano con le problematiche attuali. Un regista che non ha paura di osare e che merita sicuramente riconoscimenti significativi per il duro lavoro dietro alle sue opere. Vi invito come sempre a guardare la pellicola in sala e rinnovo il nostro appuntamento cinematografico alla prossima settimana, come sempre buon Cinema a tutti dalla redazione del Termopolio.
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Marzo 2023
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