di Matelda Giachi
“Il 31 gennaio 2011, in seguito al calo della domanda di cartongesso, la US Gypsum chiuse la sua fabbrica di Empire, Nevada, dopo 88 anni. Nel mese di luglio, veniva dismesso il codice postale 89404 di Empire.”
Fern aveva già perso il marito e, con la chiusura della fabbrica di Empire, perde anche il lavoro, la sua casa ed ogni appiglio a qualunque cosa fosse stata la sua esistenza fino a quel momento. Decide così di caricare quel poco che le è rimasto su di un furgone e di intraprendere una vita on the road, sostenendosi con lavori stagionali che riesce a trovare nelle sue tappe. In questo viaggio attraverso Arizona, Nebraska, Nevada, California e South Dakota ma anche attraverso se stessa, Fern incontra numerose persone come lei, pronte a raccontare ciascuno la propria storia e ad elargire consigli su come condurre al meglio la vita nomade. Nomadland è a metà strada tra il film e il documentario: il personaggio di Fern, è l’unico elemento di finzione della pellicola e Frances Mc Dormand, che la interpreta, è l’unica attrice sullo schermo, mentre tutte le persone che interagiscono con lei sono veri nomadi. Lo scopo di questo prodotto ibrido era un film con il maggior grado di veridicità possibile e rende la sua genesi ancora più affascinante del prodotto finale. Nel 2014 Nomadland era un articolo di giornale dal titolo “La fine della pensione: quando non puoi permetterti di smettere di lavorare”. Nel 2017 diventa il libro che fa vibrare le corde dell’anima della McDormand, che decide di voler raccontare quella storia al cinema. Trovata in Chloé Zhao la sua regista, insieme affrontano questo viaggio in un’America che davvero esiste ma pochi conoscono e registrano i loro incontri con una comunità itinerante sopravvissuta a enormi drammi e che, lontana da tutti, sorprende per la sua profonda umanità. Oggi, è un film premio Oscar. L’ascesa di Nomadland, cominciata con il Leone D’Oro a Venezia, non si è più fermata ed è ormai stato incoronato dai più come film dell’anno. Diciamo che il tema sensibile e di grande attualità ha reso fin troppo facile sbaragliare concorrenti cinematograficamente anche più validi. Senza nulla togliere a quello che resta un ottimo film, soprattutto con l’Oscar a Frances McDormand è inevitabile ripensare a Tre Manifesti a Ebbing Missouri e trovare il confronto assolutamente impari. Adesso che finalmente approda su grande schermo, di Nomadland è da apprezzare sopra ogni cosa una fotografia che è pura poesia. Lo sconfinato panorama che scorre sul sottofondo delle note delicate di Ludovico Einaudi trasmette un senso di pace e serenità, anche se tutto ciò di cui si parla è drammatico. Forse quella stessa pace che tanti hanno trovato sulla strada Voto: 7/8 Immagini tratte da: www.ansa.it www.cinematographe.it www.cnn.com www.ilmessaggero.it
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Giugno 2023
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