Lo scorso 28 giugno uno dei titoli cinematografici più discussi dell’anno è approdato sul catalogo di Netflix. Il colosso americano dello streaming on demand, anno dopo anno, acquisisce sempre più importanza nel panorama internazionale e, con questo suo ultimo prodotto, coniuga Occidente e Oriente attraverso temi e problematiche estremamente attuali che riguardano spettatori di ogni provenienza. Si tratta di Okja, la pellicola del sudcoreano Bong Joon-ho che ha fatto tanto discutere critica e pubblico con la sua partecipazione all’ultima edizione del Festival di Cannes. Dopo le numerose polemiche è naturale chiedersi se la forma ha superato la sostanza, se le affilate affermazioni di Almodovar non hanno fatto altro che creare tanta ingiustificata attesa per un film comune. La produzione e il cast sono di primo livello: la storia è all’altezza?
Okja è uno dei maialini geneticamente modificati creati in laboratorio dalla Mirando Corporation, multinazionale americana guidata da Lucy (Tilda Swinton) alla ricerca di nuove frontiere nell’industria dell’alimentazione. Per dieci anni, questo imponente animale molto simile a un ippopotamo è cresciuto in una verde e ridente vallata coreana insieme alla piccola Mija (Ahn Seo-hyun). La loro rosea serenità viene però duramente minacciata dall’arrivo di un gruppo della Mirando guidato dall’esuberante Dr. Wilcox (Jake Gyllenhaal): sono tornati per riportare negli Stati Uniti Okja per passare alla fase successiva della sperimentazione originaria.
Un più che valido gruppo di attori di prestigio internazionale dona consistenza a una agguerrita satira contro gli insensibili meccanismi alla base di molti atteggiamenti della moderna società. Il mondo ricreato dal regista del visionario Snowpiercer, attraverso situazioni e personaggi, lancia un chiaro messaggio ambientalista ed ecologista, attraverso atmosfere che richiamano Spielberg e Myazaki. La favola delle prime sequenze, spensierata e affine al pubblico più giovane, si scontra violentemente con le immagini crude di giganteschi campi di concentramento di super-maiali. Joon-ho, però, non si limita a questo: affronta duramente le inevitabili implicazioni etiche di un’azienda che si atteggia come una divinità creatrice e distruttrice, talmente ipocrita da farsi pubblicità attraverso slogan “green” e sfruttando i sentimenti genuini di una bambina per il suo miglior amico animale. Giochi di contrasti che non lasciano scampo.
Il film, dai temi importanti e dal tono grottesco, necessitava di un gruppo di interpreti capaci di mantenere un perfetto equilibrio tra le diverse anime della produzione. Nomi come Tilda Swinton, Jake Gyllenhaal e Paul Dano suggeriscono qualità e affidabilità, due elementi indispensabili per la buona riuscita di questa pellicola. I primi due, camaleontici, si immedesimano in due ruoli negativi, fastidiosi e naturalmente odiosi. Gyllenhaal, forse, a tratti calca troppo la mano. Dano, invece, conferma la sua proverbiale capacità di trasmettere contemporaneamente tranquillità ed esplosiva irrequietezza. La piccola protagonista coreana conquista con semplicità attraverso il suo sguardo ingenuo, privo di ogni tipo di pregiudizio e, soprattutto, incapace di comprendere la spietatezza del mondo che la circonda.
Impossibile, infine, concludere senza citare Okja, assoluto e grande – in tutti i sensi – protagonista del film: la CGI e gli effetti speciali che hanno portato in vita il super-maiale sono incredibilmente affascinanti e portano sul grande schermo un personaggio capace di catturare il cuore e, forse, far riflettere su piccole grandi abitudini della nostra quotidianità. Immagini tratte da: Immagine 1: Locandina – www.comingsoon.it Immagine 2: Okja e Mija – www.vox.com Immagine 3: Lucy Mirando – www.hollywoodreporter.com Immagine 4: Il cast a Cannes – www.mondofox.it
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Marzo 2023
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