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24/10/2021

Only Murders in the Building

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Di Federica Gaspari
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Paese: Stati Uniti d’America
Anno: 2021
Genere: commedia
Episodi: 10
Durata: 30 min
Ideatori: John Hoffman, Steve Martin
Regia: Jamie Babbit, Gillian Robespierre, Don Scardino, Cherien Dabis,
Cast: Steve Martin, Martin Short, Selena Gomez, Aaron Dominguez, Amy Ryan

Chiunque negli ultimi cinque anni abbia avuto almeno un abbonamento a una piattaforma di streaming è stato anche inevitabilmente testimone dell’ondata di prodotti dell’universo true crime. Docu-serie e ricostruzioni più o meno faziose di misteri o omicidi un tempo relegate a emittenti tematiche di secondo livello negli anni hanno conquistato una fetta sempre più ampia di pubblico trasferendosi prima sui principali canali documentaristici e poi tra le scuderie dei colossi dello streaming o reti podcast. Solo quando Ryan Murphy ha davvero pensato e realizzato una serie antologica a storie criminali dal richiamo mediatico, il pubblico ha iniziato a realizzare davvero la portata di questo fenomeno su piccolo e grande schermo. Mentre le dinamiche sociali o psicologiche che hanno portato a questo restano ancora un mistero, qualcuno ha pensato di creare una serie in cui l’immaginario sipario tra scene del crimine e spettatori di true crime scompare, azzerando quella confortante distanza tra osservatore e fatti. Da questa intuizione di John Hoffman e Steve Martin – che si ritaglia anche un ruolo nella storia – nasce Only Murders in the Building, serie Hulu in dieci episodi che entra di diritto nel meglio di quanto è stato prodotto sul piccolo schermo nel 2021.
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Un terribile omicidio sconvolge le vite di un gruppo di coinquilini di un elegante palazzo dell’Upper West Side. Le vite di quelli che, fino a poco tempo prima, erano poco più che sconosciuti iniziano a intrecciarsi e a trovare legami inaspettati. È il caso di Charles (Steve Martin), Oliver (Martin Short) e Mabel (Selena Gomez), tre vicini di casa molto diversi ma accumunati da una passione: quella per i podcast true crime. Da questo punto di contatto nasce quindi l’idea di registrare un nuovo podcast a puntate con cui documentare la risoluzione del crimine che ha avuto luogo nel loro palazzo.
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Sono pochi, pochissimi, gli show in grado di riuscire a catturare lo sguardo e l’interesse dello spettatore sin dalla sigla della prima puntata. La quantità di serie tv che soddisfa il primo criterio diminuisce ancor più vertiginosamente se si è alla ricerca di una produzione capace di mantenere la promessa iniziale fino al suo finale (di serie o di stagione). Questa bizzarra creatura firmata Hulu riesce nell’impresa impossibile contro ogni aspettativa trovando un perfetto meccanismo a orologeria a metà tra mystery e commedia. Annunciata in sordina senza alcun clamore, Only Murders in the Building ha costruito il suo successo e la sua magia elemento dopo elemento, partendo dall’unica variabile cardine di ogni storia ben raccontata e sviluppata: un gruppo di protagonisti a tutto tondo, un cast di personalità e prospettive inedite e costantemente sorprendenti. 
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Steve Martin, dopo anni poco fortunati a livello di carriera, ritrova un ruolo eccezionale, misurato quanto perfettamente sincronizzato nei suoi tempi comici. Il suo Charles, attore di telefilm dal glorioso ma anche sbeffeggiato passato in tv, è il perfetto esempio di un’architettura di personaggi attentamente progettata a suon di battute e dialoghi autentici che riescono a valorizzare non solo i protagonisti ma un intero palazzo di personalità che compaiono in scena anche solo per pochi minuti. Intrecci e sviste diventano allora l’occasione perfetta per riuscire a raccontare con autenticità e rispetto figure tridimensionali in cui è facile identificarsi anche senza essere residenti in un’elegante appartamento dell’Arconian. Con questa intuizione e necessità ben definita sin dal primo episodio, la serie riesce a proporre rappresentazioni – al femminile e non - inedite o poco esplorate sullo schermo, sfuggendo a stereotipi e a escamotage collaudati ma giocandoci con frizzante ironia. Un’estetica curatissima nei dettagli ma mai pretenziosa e una riflessione quasi meta-televisiva sulla narrazione stessa completano una visione imperdibile già rinnovata per una seconda stagione. La promessa di un racconto delizioso nella sua disarmante e contagiosa semplicità verrà mantenuta anche per i prossimi episodi?
 
Immagini tratte da:
www.theguardian.com
www.rottentomatoes.com​

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