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9/6/2019

Parasite – Speciale Cannes 72

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Di Federica Gaspari
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​
​Genere: thriller, commedia
Anno: 2019
Regia: Bong Joon-ho
Attori: Song Kang-ho, Lee Sun-kyun, Cho Yeo-jeong, Park So-dam
Sceneggiatura: Bong Joon-ho
Fotografia: Hong Kyung-pyo
Montaggio: Yang Jin-mo
Produzione: Barunsun E&A
Paese: Corea del Sud
Durata: 132 min

Solamente due anni fa l’atipico Okja veniva presentato in esclusiva nella cornice di Cannes ricevendo un’accoglienza surreale tra fischi nei primi minuti e una standing ovation alla conclusione. Il settimo lungometraggio di Bong Joon-ho era stato travolto dal ciclone delle polemiche in quanto primo film prodotto da Netflix a partecipare al prestigioso Festival di Cannes. La pellicola, distribuita sulla piattaforma streaming dopo pochi giorni, suscitò curiosità senza conquistare, tuttavia, il cuore del grande pubblico. A causa di questo strano precedente, il ritorno del regista coreano a La Croisette era attesissimo. La Palma d’Oro 2019 assegnata al suo Parasite ha rappresentato un momento di svolta. Oltre ad essere una premiazione insolita – si tratta di un thriller con venature di dark comedy -, questo riconoscimento segna il primo ingresso di un film coreano nel prestigioso albo di Cannes.
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Una famiglia di genitori disoccupati con due figli in età universitaria vive in uno squallido seminterrato cercando di sbarcare il lunario preparando le scatole di cartone per la pizza d’asporto. Le loro giornate vengono solo sporadicamente scosse dall’improvvisa mancanza di segnale wi-fi o dal cambiamento di password di una rete a cui sono collegati di nascosto. L’occasione per cambiare radicalmente il proprio destino arriva grazie ad un amico del figlio che propone al ragazzo di sostituirlo come professore di inglese per la figlia di una ricca famiglia della città. L’ingresso del ragazzo in quella dimora darà inizio ad un lungo piano che segnerà per sempre la sua intera famiglia.
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​La meraviglia del cinema di Bong Joon-ho consiste nella totale incapacità di comprendere quale possa essere l’artificio a cui si andrà ad assistere. Potrebbe sembrare scontato ma l’intera filmografia del cineasta coreano è segnata dalla costante proposta di titoli mai banali, a volte assurdi ma mai votati all’indifferenza. In occasione della presentazione alla 72esima edizione del Festival de Cannes, il regista ha definito il suo ultimo lavoro come una tragicommedia familiare. Questo vestito, tuttavia, è troppo stretto per un film in grado di indossare più abiti, sempre estremamente eleganti, per tutta la sua durata. Avvalendosi di un cast strepitoso estremamente focalizzato sull’obiettivo, questa storia ritrae una società all’apparenza lineare e facile da comprendere. Sembra altrettanto semplice comprendere le dinamiche in modo da poterle piegare con la propria astuzia per raggiungere i propri scopi cambiando il proprio ruolo. La famiglia povera protagonista, tra furbizia e ironia, nella prima parte del film dimostra proprio questo: è possibile cambiare, è possibile giocare le proprie carte. La svolta improvvisa, il dettaglio inaspettato, tuttavia, è dietro l’angolo pronto a svelare l’insormontabile complessità di un sistema granitico.
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La cinepresa con consapevole maestria si destreggia in un complesso ma irresistibile labirinto di personaggi e spazi curati in ogni loro più semplice dettaglio. La caratteristica ironia delle situazioni e della narrazioni di Bong Joon-ho si insinua tra le pieghe della società e ne svela amaramente le dinamiche conducendo ad un crescendo finale che non lascia scampo. Si sorride, si ride e, all’improvviso, si rimane atterriti davanti all’inevitabile. Non si tratta di un fortuito colpo di scena ma di una svolta attentamente costruita. Il molteplici livelli narrativi si intrecciano e giocano con una riuscita satira degli equilibri sociali. Vincitori e perdenti: è la storia più antica di sempre ma è reale. L’originalità e la voce di chi racconta, tuttavia, sanno fare una grande differenza.


Immagini tratte da:

www.imdb.com
www.parismatch.com
www.hollywoodreporter.com
www.koreaherald.com

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