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15/1/2017

Paterson

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di Enrico Esposito


Paterson è una cittadina americana nel New Jersey, la terza più popolata dello stato con i suoi 146.000 abitanti, e, per densità, inferiore soltanto a New York City. Chiamata "Silk City" perchè rappresentava un centro cardine del commercio della seta nel 1800, Paterson raccoglie le splendide cascate del fiume Passaic ed è conosciuta per aver dato i natali al celebre poeta William Carlos Williams, Premio Pulitzer postumo nel 1963, che onorò la città con la raccolta di cinque poesie intitolata per l'appunto "Paterson". Nei suoi 300 anni scarsi di storia, Paterson fu anche il luogo da cui partì l'anarchico Gaetano Bresci alla volta dell'Italia prima di attentare alla vita del re Umberto I. E a Paterson, nella notte del 17 luglio 1966, il pugile di colore Rubin "Hurricane" Carter veniva arrestato perchè ritenuto responsabile di un triplice omicidio a causa del quale egli subì uno dei processi più dibattuti della storia americana ("In Paterson that's just the way things go If you're black you might as well not show up on the street" cantava Bob Dylan nella sua "Hurricane").
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Jim Jarmusch semina questi frammenti di cronaca e cultura da dietro la sua cinepresa affidandosi a mezzi diversi; viste mozzafiate o disinteressate, articoli di giornale incollati sul muro di un pub, inquadrature alle gambe o ai piedi di persone comuni mentre i loro dialoghi si muovono in sottofondo. Figure sfuggenti e senza nome che ruotano a turno, ma non in modo disordinato, che popolano le giornate, e una settimana in particolare, vissute da un autista di bus qualificato come Paterson (intepretato dall'espressivo Adam Driver, l'ultimo cattivo di Star Wars). Di lui non sappiamo il nome proprio, nè come sia arrivato a fare il suo mestiere, e come abbia sviluppato la sua passione fervente per la poesia. Ma a partire dai primi minuti della pellicola, l'atmosfera placida e "umile" in cui è calata la trama riesce a catturare nella sua graduale progressione lo spettatore, senza aver bisogno di rivolgersi al passato.
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"Paterson" è un film che dopo mezzora dal suo inizio stufa chi non ha la pazienza di adattarsi alla sua lentezza. E alla sua intrinseca riflessione. Tutto procede con calma olimpica, snervante, intorno al protagonista omonimo. La sveglia delle mattine alle 6-15 (le 6-30 quando è in ritardo), la colazione, la passeggiata al deposito degli autobus, la corsa dell'autobus, il pranzo a base di sandwich e di scrittura di nuovi versi sul suo taccuino. E poi, terminato il turno di lavoro, la camminata di ritorno a casa, la buca per la posta da rimettere al posto perchè spostata da non si sa bene chi, gli sguardi comici con il cane Marvin, gli incontri con la moglie Laura (l'attrice  e cantante iraniana Golshifteh Farahani) e la cena, il giro notturno dopocena con Marvin, la birra al pub di fiducia. Paterson compie, e non ha affatto intenzione di modificare, la routine della sua tranquilla vita di provincia, all'interno della quale egli non possiede un cellulare nè un computer, perchè per sentirsi felice gli bastano l'effervescenza di Laura, le chiacchiere delle persone sul suo autobus, le poesie buttate giù sul taccuino tra le mura umide del seminterrato. Gli affanni sono qualcuno di sconosciuto per lui, uomo silenzioso ma sornione, i cui pensieri viaggiano in un flusso costante anche quando il suo sguardo e i suoi muscoli rimangono completamente fermi. Come una calamita, intorno a Paterson le altre persone sono trascinate dalla sua immobilità, restano a bocca aperta in una situazione di stasi che però non sembra mostrare nulla di drammatico. Nella sua consuetudine, la regia di Jim Jarmusch coglie attimi ovattati, che in "Daunbailò" fotografavano la confusione di un poveruomo messo in galera, e in "Coffee & Cigarettes" si cristallizzavano davanti al fumo di una sigaretta.
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Pur tuttavia, anche l'incantato mondo dell'uomo Paterson (e di riflesso della cittadina stessa) si scontra ad un certo punto con una serie di "incidenti" dalla differente matrice che irrompono senza preavviso, provocando delle perdite persino dolorose. Nel giro di due giornate disgraziate, l'equilibrio di Paterson subisce dei tiri mancini da parte del caso che puntano a mettere in discussione le scelte e il suo modo di rapportarsi alla realtà. Un brusco problema elettrico all'autobus lo costringe ad esempio a rendersi conto dell'importanza di possedere un cellulare, mentre un episodio molto più grave si verifica all'improvviso secondo le dinamiche del più classico picco di tensione ("
Spannung") riconosciuto dal teorico russo Propp nella descrizione dello svolgimento delle fiabe. Paterson è a tutti gli effetti una fiaba moderna, all'interno della quale l'antagonista dell' autista-eroe diventa la moglie Laura, donna dalla personalità forte e creativa quasi all'estremo. Laura rappresenta un turbine crescente che avvolge la serenità olimpica di Paterson, una presenza determinante che attraverso le sue ambizioni (diventare una cantante country e avviare un business di cup-cake) e la sua pragmaticità regala al marito molta ispirazione preziosa nella scrittura delle poesie. E' proprio lei che insiste affinché Paterson pubblichi le sue liriche, le estenda agli altri sebbene l'uomo concepisca tali composizioni soltanto per se stesso. Nonostante la contrapposizione di carattere, Paterson non manca mai di trattare la compagna con garbato rispetto, e soprattutto la accontenta in qualsiasi desiderio, come la pubblicazione dei versi che però non si rivela cosa facile. Ancora una volta grazie al polso e alla capacità di lasciarsi scivolare i problemi addosso, il non-aspirante poeta verrà premiato dal destino per non aver mai messo in dubbio la coerenza dei suoi valori.
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Paterson è una storia che sfiora l'animo più che il cuore perchè le profonde poesie scritte dal protagonista (firmate dallo scrittore statunitense Ron Padgett) esplorano pensieri disparati ma semplici, dall'amore e la descrizione della sincera adorazione di Laura, alla scoperta da parte di ogni essere umano della dimensione del tempo. Una scatola di fiammiferi, una panoramica sulle cascate metropolitane dell'Assaic, un dialogo con una piccola poetessa in erba, ispirano a Paterson riflessioni che dalla natura si elevano alla fantasia e alla metafora. La Silk City e la sua storia, le celebrità che l'hanno toccata anche solo per breve tempo ricevono da Paterson e in senso lato dal regista Jim Jarmusch un omaggio non altisonante, ma comunque fortissimo nella sua pacatezza. La lezione più alta proviene dall'esperienza di Williams Carlos Williams, il grande autore che non si era dimenticato della terra natia, ma anzi la considerava una fonte fulgida per le sue composizioni. Proprio come Paterson.
 
  Immagini tratte da:


- Immagine 1 da http://togethernorthjersey.com/?p=20100
- Immagine 2 da empire-website.empire-cinemas.info
- Immagine 3 da vulture.com
- Immagine 4 da dazzedigital.com

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