Pericle (Riccardo Scamarcio) è un duro. Ce lo dice lui stesso, presentandosi in prima persona con un marcato accento napoletano. Lavora per conto di don Luigi Pizza, camorrista in Belgio. Il suo compito è quello di “fare il culo alla gente”, sodomizzando i pizzaioli che non vogliono cedere le proprie pizzerie alla camorra. È un uomo di 35 anni, la cui schiena tatuata è attraversata da una vistosa linea verticale, spessa e retta. Alle attività che svolge per conto della malavita, affianca quella di attore per film porno. Una vita allo sbando: sesso, violenza, droga. Eppure c’è qualcosa per cui ancora conserva una qualche forma di sensibilità: il ricordo della madre, morta quando era piccolo. L’avere quasi ucciso una donna legata al mondo della criminalità organizzata, innesca una serie di situazioni per cui il giovane dovrà fare i conti col proprio passato, avvolto nel mistero.
Pericle il nero di Stefano Mordini è stato presentato al Festival di Cannes 2016 nella sezione Un Certain Regard. Ispirato al romanzo omonimo del 1993 di Luigi Ferrandino (accolto dapprima tiepidamente nell’edizione Granata Press, poi ripubblicato nel ’98 da Adelphi con maggiore risonanza di pubblico), non ne conserva però le ambientazioni: la vicenda che nel libro si svolge tra Napoli e Pescara ha come sfondo, nella pellicola, le città di Bruxelles e Calais. Un’esistenza, quella di Pericle, che lo ha inevitabilmente indurito. Droghe chimiche per acquisire buon umore e volontà e un’obbedienza totale a don Luigi, colui il quale gli ha insegnato il mestiere e alla cui famiglia sente di appartenere. La vita di Pericle scorre monotona e solitaria fino a quando, all’interno di una chiesa, colpisce Signorinella, sorella del boss don Gualtiero, credendo di averla uccisa. Pericle è in pericolo e dopo avere rischiato di essere ucciso da due killer, lascia Bruxelles a bordo di un furgoncino, nel cuore di una fredda notte belga. Perché scappare? Pericle è stanco di vivere e pensa che forse è meglio farsi ammazzare. Eppure, nonostante i pensieri che la sua voce provata esplicita, l’asfalto scorre veloce sotto le ruote allontanandolo da un’esistenza arida e fredda, come i colori della campagna che ormai gli sono alle spalle. Ora è a Calais. Un incontro fortuito gli permette di sperimentare quella normalità su cui aveva spesso fantasticato. Anastasia, una giovane donna madre di due figli, lo accoglie in casa. C’è qualcosa per cui continuare a vivere. Pericle riesce a mettere da parte l’aggressività e la violenza, cercando di intessere un rapporto sano con la donna, sola come lui, ed i suoi figli.
L’esperienza a Calais si interrompe bruscamente. Pericle, dopo aver rischiato nuovamente di essere ucciso, decide di tornare a Bruxelles per sistemare i conti con don Luigi, responsabile del suo tentato omicidio. Verrà a conoscenza di due versioni divergenti circa la morte del padre. Deciderà, dopo alterne vicende, di abbandonare il boss e di tornare dalla donna che ama.
Il film, dalle atmosfere noir e malinconiche, è il racconto di un itinerario di emancipazione che conduce da un lato alla consapevolezza delle proprie origini, dall’altro allo sgretolarsi delle convinzioni circa affetti ritenuti erroneamente tali da un uomo che, solo, si è aggrappato con disperazione al peggiore carnefice, abbandonandosi riconoscente ad una sudditanza senza dignità.
Il dispiegarsi di una nuova visione della realtà e di una diversa identità permette di imboccare la strada per Calais e, forse, di iniziare una nuova vita, quella che il Pericle dei sentimenti taciuti e del bisogno di amore, da sempre aspettava.
Un film dai toni forti e dalle scene crude che tuttavia non abbondano. A prevalere sono i toni malinconici, anche nei momenti che preannunciano ad un turning point, come quando Pericle incontra Anastasia. Il porto di Calais, col mare agitato, accoglie infatti le lacrime del giovane, solo al mondo e senza alcuna sicurezza. La pellicola evita un troppo banale happy ending, considerando peraltro come sia difficile nella realtà fuoriuscire dalle dipendenze e dell’orizzonte della criminalità organizzata. Ci lascia però con l’immagine di uno Scamarcio che sorride –per la prima volta nella pellicola- con il volto illuminato dalla speranza di poter cambiare.
Immagini tratte da:
Immagine 0: ilfoglio.it Immagine 1: zon.it Immagine 2: cinema clandestino.it Immagine 3: sienanews.it
0 Commenti
Lascia una risposta. |
Details
Archivi
Febbraio 2021
Categorie |