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PAESE: Canada
ANNO: 2009 GENERE: storico, drammatico DURATA: 77’ REGIA: Denis Villeneuve SCENEGGIATURA: Jacques Davidts (con la collaborazione di Denis Villeneuve e Éric Leca) CAST: Maxim Gaudette, Sébastien Huberdeau, Karine Vanasse COLONNA SONORA: Benoît Charest PRODUZIONE: Maxime Rémillard, Don Carmody, Karine Vanasse
Un bianco e nero tagliente che ci mostra le fattezze di una grande sala, gremita di studenti intenti a riordinare appunti e fotocopiare rapidamente pagine e pagine di materiale. Le operazioni si susseguono meccaniche, segno di una routine che pare immutabile. Poi accade l’impensato. Spari d’arma da fuoco. Una ragazza in primo piano, china sulla fotocopiatrice cade a terra. Urla, sangue, panico. In un attimo la sala si trasmuta in un caos di corpi terrorizzati, alla ricerca disperata di un riparo.
Polytechinque è il terzo lungometraggio di Denis Villeneuve, regista canadese che negli ultimi anni ha firmato la regia di titoli del calibro di Prisoners, Sicario, Arrival e perfino del proibitivo remake Blade Runner 2049.
Il film canadese è stato prodotto nel 2009, sulla base delle testimonianze dei sopravvissuti al dramma che ha avuto luogo il 6 Dicembre 1989 nella scuola politecnica di Montréal, quando il venticinquenne Marc Lépine uccise a colpi d'arma da fuoco quattordici studentesse, per poi togliersi la vita. Dopo l’incipit dirompente del momento della violenza, la narrazione fa un passo indietro e ci mostra il malessere dell’assassino. Mediante un suo monologo, trascritto su una lettera prima della strage e narrataci dalla sua voce fuori campo, veniamo a conoscenza dei motivi di un tale gesto, che sono da ricondursi alla questione femminista. Le ragioni del massacro risiedono dunque, nelle parole dell’assassino, in un tentativo di difendersi dal femminismo imperante.
La linea temporale del racconto è spezzata, intreccia i vari momenti del dramma, le sue premesse e le sue conseguenze senza una linearità definita.
Così conosciamo Valerie, studentessa di ingegneria meccanica, che deve lottare con una rete di pregiudizi che vorrebbe tale professione un’occupazione non adeguata alle donne, e che vive sulla sua pelle le frustrazioni della discriminazione: emblematico il colloquio con il datore di lavoro.
Jean-Francois è un altro personaggio centrale, uno studente che ha assistito in prima persona alla strage e che si è salvato soltanto perché maschio. Il ragazzo, che pure ha cercato di aiutare i feriti, è attanagliato dai sensi di colpa.
In questa differenza esistenziale, in quell’abisso che scorre fra Valerie e il killer si snoda il racconto di Polytechinque. Mostrandoci le atrocità delle azioni omicide e soprattutto le difficoltà e i sensi di colpa dei sopravvissuti al dramma, la difficoltà di ricominciare e l’impossibilità di dimenticare. Il film è asciutto, crudo, duro. Mostra la violenza senza compiacimento, con un taglio quasi documentaristico.
Polytechnique è un film essenziale, coraggioso che va a sondare i lati oscuri della modernità occidentale, svelandoci la misoginia latente che si annida dove nessuno osa pensare e fornendo qualche elemento di riflessione sull’egemonia culturale che gli uomini ancora infliggono alle donne. Perché come dice Valerie in una scena del film”. Se avrò un bambino gli insegnerò ad amare. Se avrò una bambina le dirò che il mondo è suo”.
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Giugno 2023
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