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8/3/2020

Queen & Slim

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di Federica Gaspari
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​Data di uscita: 5 marzo 2020
Genere: drammatico, sentimentale
Anno: 2019
Regia: Melina Matsoukas
Attori: Daniel Kaluuya, Jodie Turner-Smith, Bokeem Woodbine, Chloe Sevigny, Flea, Sturgill Simpson, Indya Moore
Sceneggiatura: Lena Waithe
Fotografia: Tat Radcliffe
Montaggio: Pete Beaudreau
Musiche: Devonté Hynes
Produzione: 3BlackDot, Bron Creative, Makeready, De La Revolucion Films, Hillman Grad Productions
Distribuzione: Universal Pictures
Paese: Stati Uniti d’America
Durata: 132 min

​La rappresentanza delle donne e delle minoranze etniche sul grande schermo è una questione molto delicata – non solo - nel mondo del cinema. Si tratta di un tema scottante che torna abitualmente ad accendersi ogni volta che vengono snocciolate statistiche relative a ruoli da protagonisti, registi e altre figure professionali coinvolte nel processo creativo cinematografico. L’urgenza di queste problematiche ha suggerito due strade molto diverse. La prima ripercorre schemi classici e collaudati che riscoprono figure iconiche di piccole comunità o minoranze attraverso bio-pic che, purtroppo, spesso non riescono a essere incisivi ricadendo in riflessioni banali e semplicistiche. Attraverso festival di cinema indipendente, invece, si fanno strada storie originali in grado di intrecciarsi con l’attualità e con necessità narrative che van ben oltre l’intrattenimento senza però dimenticare questa componente.
 
All’ultima edizione del Torino Film Festival è stato presentato un gioiellino che racchiude in sé tutte le caratteristiche di questa rivoluzione brillante e consapevole del proprio potenziale. Queen & Slim di Melina Matsoukas fa tesoro degli insegnamenti dei più riusciti film dalle tematiche sociali degli ultimi anni e sviluppa una riflessione tutt’altro che banale sul significato della propria esistenza, dei propri gesti e sogni, dando voce non solo alla comunità e all’immaginario afro-americano ma a tutti i dimenticati e perseguitati.
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Queen (Jodie Turner-Smith), giovane avvocato difensore, è alle prese con un appuntamento di Tinder con Slim (Daniel Kaluuya), un ragazzo con cui visibilmente non riesce a trovare un’intesa. La serata sembra avviarsi verso una conclusione con Slim che riaccompagna a casa la ragazza quando, senza apparente motivo, l’auto su cui viaggiano i due protagonisti viene fermata da un poliziotto per un controllo. Le dinamiche di questo evento prenderanno una direzione tragicamente inaspettata, innescando una fuga drammatica che porterà Queen e Slim ad attraversare gli Stati Uniti in un’avventura di incontri, avvenimenti e rivelazioni.
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​Con il suo debutto alla regia per il grande schermo, la regista non tradisce la sua voce e visione già ampiamente articolata grazie alla lunga collaborazione con Beyoncé culminata con il video-statement di Formation nel 2016, videoclip con cui la cantante si è riappropriata della propria identità e delle proprie origini. I temi cari alla Matsoukas ritornano in questo film attraverso la scrittura di Lena Waithe che con grande lucidità sviscera urgenze, odi e sogni della società americana avvolgendo la narrazione con un tono epico tutt’altro che fuori luogo. La cronaca statunitense, infatti, è segnata da notizie di scontri tra poliziotti e comunità afroamericana, divenuti ormai così radicati in un’assurda abitudine da risultare quasi eventi secondari con vittime dimenticate senza volto e storia. Cosa succederebbe se, mantenendo le variabili, cambiasse la formula narrativa che troppe volte si è ripetuta in anni recenti? Partendo proprio da questo interrogativo si sviluppo il viaggio epico e impegnato ma non per questo appesantito attraverso un paese di amici e nemici, di opportunisti e altruisti, e, soprattutto, simboli. 
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“Can I be your legacy?”
In un presente in crisi rivolto verso un futuro in pericolo, le icone e la loro eredità diventano essenziali. Il termine inglese legacy, vero fulcro della sceneggiatura di questo imperdibile film, racchiude in se tutto il significato di una pellicola e di una riflessione, brillantemente interpretata da Kaluuya – già apprezzato in Get Out – e da Turner-Smith, che focalizza l’attenzione sull’importanza dell’eredità dei gesti, delle parole e dei pensieri. Un film prezioso che rischia di passare inosservato nelle sale in un periodo di straordinarie preoccupazioni.
  
Immagini tratte da:
https://www.torinofilmfest.org/it/

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