Qualche giorno fa se n’è andato Paolo Villaggio. L’attore, scrittore, comico e inesauribile artista aveva ottantacinque anni. La sua fama è legata principalmente all’aver ideato, scritto e interpretato il ruolo del ragionier Ugo Fantozzi, personaggio inetto ed esilarante che è entrato di prepotenza nell’immaginario collettivo e nella storia della comicità italiana. Villaggio scrive una serie di racconti che confluiranno nel 1971 alla pubblicazione del romanzo best-seller Fantozzi, da cui sarà tratto, nel 1975, il primo omonimo film diretto da Luciano Salce (la saga sarà molto fortunata: l’ultimo capitolo dedicato al ragioniere sarà Fantozzi 2000 - La clonazione, del 1999). Un umorismo tragicomico, situazioni e personaggi grotteschi, storpiature lessicali e una satira feroce a tutta la società italiana dell’epoca: gli ingredienti del successo passano dalla letteratura al cinema e s’innestano talmente a fondo nella società italiana da permearne la cultura e il linguaggio (Fantozziano – Di persona, impacciato e servile con i superiori; Anche, di accadimento, penoso e ridicolo - dal vocabolario Treccani). La famigerata nuvola dell’impiegato La carrellata di personaggi che ritroviamo nel primo lungometraggio sono tutti caratterizzati in maniera macchiettistica e grottesca: dal ragioniere protagonista, definito dallo stesso villaggio “il prototipo del tapino, la quintessenza della nullità”; alla moglie, la signora Pina, remissiva e pacata; alla figlia orribile, Mariangela, la “bertuccia”; ai colleghi, dal pedante ragionier Filini, compagno di sventure del protagonista, alla signorina Silvani, sogno amoroso del nostro eroe, fino al Mega Direttore Galattico, spietato e misterioso capo assoluto che pare avere nel proprio ufficio poltrone in pelle umana e un acquario nel quale nuotano dei dipendenti sorteggiati. La comicità di Fantozzi riprende parecchio le tecniche e l’estetica della slap-stick comedy, ovvero quella comicità basata sul linguaggio del corpo nata con il cinema muto. Fantozzi, come i personaggi dei cartoni, è indistruttibile: martellate, cadute, schiaffoni, calci e in più umiliazioni e vessazioni di ogni tipo a opera di colleghi e superiori; tutto lo ferisce e niente lo annienta. Fantozzi prende l’autobus al volo Il primo iconico film procede intarsiando una gag accanto all’altra e, mentre il rituale per timbrare il cartellino la mattina si trasforma in una maratona contro il tempo e una partita di pallone scapoli-ammogliati diventa una grottesca apocalisse con tanto di diluvio in un campetto di periferia, chi ride delle sfortune del ragioniere è invitato anche a ridere delle proprie goffaggini e dei propri limiti, scorgendo, magari a tratti, delle situazioni assurde che tutti abbiamo vissuto qualche volta. Nonostante la predominanza coreografica e corporale della comicità, un tratto di originalità è la narrazione fuori campo con la voce dello stesso Paolo Villaggio, che descrive le strambe vicissitudini del protagonista. Con un misto fra ironia e compassione Fantozzi, uomo senza qualità, ha mostrato iperbolicamente i vizi e le virtù degli italiani, affidandosi e rinnovando uno stile di recitazione che si allaccia alla tradizione della maschera nella comicità italiana, dall’esempio recente di Totò, fino alle radici cinquecentesche della commedia dell’arte.
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Giugno 2023
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