The tragedy of King Richard the Third è l'ultimo di una sequenza di drammi shakespeariani nota come seconda tetralogia o tetralogia minore, e conclude di fatto una narrazione drammatica cominciata con le tre parti di cui si compone l'Enrico VI. Il primo in-folio del 1623 cataloga l'opera tra le Histories, o drammi storici, ovvero quei drammi contrassegnati da un setting geografico concreto, da personaggi realmente esistiti e da avvenimenti storicamente documentati. Sullo sfondo di questo dramma d'intrigo e di potere campeggia un'Inghilterra dilaniata da conflitti intestini e da sanguinose lotte dinastiche tra le casate rivali degli York e dei Lancaster per la successione al trono. Solo l'incoronazione di Enrico VII e l'avvento dei Tudor porrà fine alla guerra civile e inaugurerà un'epoca di relativa pace e prosperità. È il duca di Gloucester, futuro Riccardo III, la cui ripugnanza e deformità fisica cela una ben più abietta stortura morale, il protagonista indiscusso dell'opera. Cinico, spietato, d'una malvagità esasperata e inumana, archetipo di governante machiavellico, astuto, subdolo e senza scrupoli, Riccardo userà ogni tipo di violenza e d'inganno per aprirsi la strada verso la corona. Ogni mezzo è lecito: manderà a morte i suoi più stretti consanguinei e non avrà scrupoli a sedurre vedove e a chiudere nella Torre i legittimi eredi al trono, i giovani figli di Edoardo IV. Ma sangue chiama sangue. Riccardo morirà sul campo di battaglia, a Bosworth, nel 1485, per mano del suo successore Enrico, il futuro re Enrico VII. L'avvincente dramma tra le opere shakespeariane più rappresentate sui palcoscenici teatrali in misura maggiore rispetto allo stesso Amleto, non ha potuto non ricevere un adeguato riconoscimento dal cinema anglosassone, che nella seconda metà del secolo scorso ha prodotto tre differenti trasposizioni filmiche. Nel 1955 Laurence Olivier, uno tra i più grandi attori inglesi, aveva portato sullo schermo il suo Riccardo III. Olivier, già autore di un film sull'Amleto e sull'Enrico V, rimaneggiò l'opera di Shakespeare, mantenendone lo spirito e l'ambientazione, ma riducendone notevolmente la durata (una scelta quasi obbligata, data la lunghezza del testo originale) tagliando molte scene e situazioni, senza tradire lo spirito e la drammaticità dell'opera e del personaggio. Quarant'anni dopo, nel 1995, fu Ian McKellen, diretto da Richard Loncraine, a calarsi nei passi dello spietato sovrano inglese. Il Riccardo III di McKellen e Loncraine abbandona l'ambientazione medievale e ogni pretesa di realismo storico, per calare l'azione negli anni Trenta del secolo scorso, in un'Inghilterra immaginaria in cui vige una dittatura militare nazifascista. In questa rilettura modernista, in cui i personaggi si muovono fra stanze fumose in cui si suona jazz e inquietanti complessi industriali, Riccardo è un epigono di Hitler, spietato e senza scrupoli. Le divise militari nere hanno preso il posto delle armature, e i carri armati quello dei cavalli. La trasposizione più recente della tragedia nel 1996 vede la firma alla sua prima regia oltrechè nelle vesti di un protagonista non inglese ma statunitense, ossia Al Pacino, che costruisce in Looking for Richard ("Riccardo III. Un uomo, un re") uno studio invece di un film per eccellenza sul testo shakespeariano, una pellicola a metà strada tra documentario e rappresentazione drammatica. Sin dalle prime battute infatti il grande attore italoamericano annuncia il suo intento di voler documentare per l'appunto la messa a punto del suo film, ragion per cui accompagnato da una squadra di colleghi autori si muove ad intervalli tra le strade di New York e monumenti storici adatti alla messa in scena raccogliendo l'opinione della gente comune e di illustri critici ed attori inglesi (Sir John Gielgud, Vanessa Redgrave, Kenneth Branagh) sul significato di Riccardo III. L'impianto di ricerca sociale e filologica inizialmente funziona mescolandosi in maniera interessante con l'atteggiamento di rispetto e quasi timore espresso da Pacino nei confronti del colosso shakespeariano, cui alterna momenti di ironia ed irriverenza legati ai divertenti confronti con i suoi aiutanti. Col procedere della sua ricerca, il premio Oscar conduce lo spettatore all'interno della scena mettendo progressivamente in atto la rappresentazione coadiuvato da un cast importante (Winona Rider, Alec Baldwin, Kevin Spacey su tutti), ma tuttavia perdendo la freschezza particolare dell'indagine fino a concludersi in uno spettacolo dai toni esageratamente istrionici di sè stesso. Che se da una parte regala un'interpretazione del re magistrale d'altro canto sembra abdicare alla sofisticata idea di regia concepita dal principio. Da noi vanno ringraziamenti sentiti al Cinema Arsenale di Pisa che giovedì scorso ci ha concesso di assistere non solo alla proiezione di Pacino, ma anche all'interessante introduzione tenuta dal Professore del'Università di Pisa Maurizio Ambrosini. Immagini tratte da: - Title page of fifth quarto edition of Richard III (1612) - da Wikipedia inglese, By William Shakespeare - The Tragedie of King Richard the third, Public Domain, voce "List of Shakespeare plays in quarto" - Ian Mckellen in Richard Loncraine 1995 film adaptation da sondermag.wordpress.com - Locandina da www.italia-film.co
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Marzo 2023
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