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14/10/2018

Rimetti a noi i nostri debiti

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di Fabrizio Matarese
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​Titolo: Rimetti a noi i nostri debiti                                        
Paese di produzione: Italia
Anno: 2018
Durata: 104’
Genere: drammatico
Regia:  Antonio Morabito
Sceneggiatura:  Antonio Morabito, Amedeo Pagani
Produttore:  Marco Belardi, Alessandro Leone, Amedeo Pagani, Elena Pedrazzoli
Distribuzione:  Netflix
Fotografia:  Duccio Cimatti
Montaggio:  Francesca Bracci
Colonna sonora:  Andrea Guerra
Casa di produzione:  Lotus Production, La Luna srl, Rai Cinema, Netflix
Cast: Claudio Santamaria, Marco Giallini, Jerzy Stuhr, Flonja Kodheli, Agnieszka Zulewska

​In un momento storico in cui la parola “debito” è utilizzata con una frequenza impressionante nel dibattito televisivo e politico, il primo film italiano distribuito da Netflix non poteva essere maggiormente ancorato alla realtà sociale dei nostri giorni.
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​Rimetti a noi i nostri debiti, diretto da Antonio Morabito, può vantare una coppia di attori d’eccezione: Claudio Santamaria che interpreta Guido, un ex tecnico informatico ora disoccupato e sommerso dai debiti, e Marco Giallini che invece è Franco, un professionista del recupero crediti, talentuoso nel suo mestiere e avulso da ogni dilemma morale.
Quando Guido viene licenziato anche da un lavoro come magazziniere si ritrova in una situazione disperata, senza soldi per pagare lo squallido appartamento in cui vive e dunque incapace di saldare il debito che ha contratto.
La sua vita è grigia e rassegnata, le sue uniche frequentazioni sono un bar dove annega i dispiaceri nell’alcool e dove conosce Rina (la bella sorella del suo barista di fiducia) e un ex professore in pensione che si è ritirato a vita privata e trascorre le giornate imbastendo strane analisi di sociopolitica connesse alle palle del biliardo.
Dopo aver subito un’aggressione da parte di un agente dei creditori, a Guido viene un’idea che potrebbe cambiargli la vita: “se non posso pagare il debito, posso almeno lavorare gratis per loro finché questo non si estingue”.
Così Guido viene assunto dall’agenzia di recupero crediti e a insegnargli il mestiere è proprio Franco, il lupo travestito da pecora, “uno dei più bravi sulla piazza”. Il rapporto che si instaura in questa strana copia di colleghi è uno dei punti di forza del film.
Mentre Guido è un bravo ragazzo, abbattuto e amareggiato dalla sua situazione finanziaria, Franco è un abile e compiaciuto esattore, abituato a fronteggiare sofferenza e disperazione senza alcun contraccolpo psicologico.
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​Il primo giorno di lavoro, o meglio il primo training day, seduti a un tavolino di un ristorante, Franco spiega a Guido le tre fasi del lavoro:
La prima consiste nel rintracciare i debitori e dargli il tormento; la seconda nel farli vergognare; infine, la terza nel farli pagare con altri metodi, se il tormento psicologico e la vergogna non funzionano.
Così Franco e Guido iniziano a lavorare insieme andando a molestare i vari debitori in giro per Roma. Dopo un momento iniziale di indecisione Guido si riscopre competente nello svolgimento di questo “lavoro” e quasi senza accorgersene sveste i panni della vittima per indossare quelli lindi e profumati del carnefice. I due continuano a tormentare “le anime morte”, così Franco chiama i debitori, fino a che il debito di Guido si estingue ed egli può finalmente andarsene da uomo libero o accettare la proposta del suo collega: continuare a lavorare per loro in cambio di un lauto stipendio. Nel frattempo, tra i due si è creato un certo affetto e un singolare rapporto di amicizia e Guido decide di accettare.
Ma la resa dei conti avviene quando Guido ritrova nella parte di debitore insolvente il vecchio professore suo amico…
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Rimetti a noi i nostri debiti, è un film che racconta invece di giudicare, che mostra senza voler dimostrare, un film in cui i buoni e i cattivi sono difficili da distinguere e gli stessi protagonisti condividono molti più elementi di quanti si potrebbe immaginare a prima vista. La realtà sociale dei nostri giorni è tristemente connessa al debito (in Italia siamo “esperti” anche di debito pubblico, purtroppo) in molte forme. Ma oltre all’aspetto economico questa pellicola ci mostra anche l’aspetto morale del debito svelando come quest’ultimo provochi, nelle persone che lo contraggono, sentimenti di colpa e vergogna. Sentimenti ereditati dalla cultura cattolica (non a caso evocata fin dal titolo) che ancora nutre e modella il sistema economico-sociale dell’Europa. Ma se per un credente basta recitare qualche Padre nostro o Ave Maria, per i debitori economici scontare questo “peccato” è faccenda ben più ardua. ​
Immagini tratte da:
www.comingsoon.it
www.mymovies.it
www.cinematographe.it

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