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9/12/2018

ROMA: la recensione

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La recensione di Roma: il film di Alfonso Cuarón vincitore del Leone d'oro al Festival di Venezia 2018, un meraviglioso stralcio di vita vera che riempie lo schermo e il cuore degli spettatori.  
di Salvatore Amoroso
Foto
Titolo: Roma
Paese di produzione: Messico
Anno: 2018
Durata: 135’
Genere: drammatico, storico
Regia: Alfonso Cuaròn
Sceneggiatura: Alfonso Cuaròn
Produttore: Alfonso Cuaròn, Nicolas Celis, Gabriela Rodriguez
Distribuzione (Italia): Netflix, Cineteca Bologna
Fotografia: Alfonso Cuaròn
Montaggio: Alfonso Cuaròn, Adam Gough
Colonna Sonora: Steven Price
Scenografia: Eugenio Caballero
Costumi: Anna Terrazas
Cast: Marina de Tavira (Sofia); Yalitza Aparicio (Cleo); Daniela Demesa (Sofi); Latin Lover (professor Zovek); Nancy García García (AdelaJorge); Antonio Guerrero (Fermín); Marco Graf (Pepe); Andy Cortés (Ignacio); Nicolás Peréz Taylor Félix (Beto Pardo); Clementina Guadarrama (Benita).

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Fin dalle prime immagini si ha la forte sensazione di trovarsi di fronte a un’opera intima e forte. L’acqua, elemento che troviamo dall’inizio alla fine, ci culla dolcemente, l’acqua che la protagonista Cleo, domestica di una famiglia borghese nella Citta del Messico del 1971, utilizza per lavare pavimenti, piatti, abiti. Che dà da bere ai bambini assetati. Acqua, o meglio “le acque” che le si rompono al termine di una gravidanza, nel momento più tumultuoso della storia del film e del Messico e le acque del mare delle scene finali, prima di tornare ai panni, ai tetti, ai cieli, agli aerei che passano e vanno chissà dove.
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Acqua che scorre e lava via lo sporco, acqua dalla quale ci si deve salvare, ma che allo stesso tempo è vita. Alfonso Cuarón la sua macchina da presa la muove con grande abilità e attorno ai suoi tanti personaggi ci racconta una grande metafora della vita, attraverso una scenografia che ricostruisce quegli anni in maniera sontuosa, precisissima, a tratti ossessiva, cercando di arginare almeno il trasporto del sentimento di questo suo personalissimo e scolastico Amarcord “felliniano”. Attinge ai suoi ricordi personali, il regista messicano. Poco importa andare a vedere e soppesare quanta autobiografia ci sia (quanto romanzata o quanto idealizzata). Importa di più sottolinearne la scissione, la voglia di fare e di dire da un lato, e quella di trattenere il fiume in piena del ricordo e della passione attraverso lo studio maniacale della messa in scena, tradito dai virtuosismi di macchina e da una fotografia quasi troppo perfetta, troppo patinata, per la storia che viene raccontata, e dall’onnipresenza di suoni, voci, rumori.
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Cuarón adesso, da adulto, è finalmente in grado di rendere omaggio alle due splendide protagoniste del film: la domestica Cleo (Yalitza Aparicio) e Donna Sofia (Marina de Tavira), madre di quattro figli.  Queste due figure femminili che tanto hanno rappresentato per lui e di cui finalmente può capire in pieno la grandezza e il sacrificio. In tutto il film non esiste una sola figura maschile realmente positiva, eppure Cuarón non ne fa un film di denuncia, ma si limita a raccontare la sua esperienza in modo asciutto, semplicemente adottando uno sguardo amorevole e grato a quello che è stato il suo passato e il suo mondo. La Città del Messico che ci mostra è una città vitale e ricca di suggestioni. I suoi ricordi sono vividi, dettagliatissimi e particolarmente interessanti per chi ha amato il suo cinema: vi siete per esempio mai chiesti da dove provenisse l'idea dietro Gravity? In Roma troverete la risposta. E molto di più.
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ROMA racconta di qualcosa che sta finendo, che muore, che viene danneggiato e che nasce in una forma nuova. Racconta della fine e del nuovo inizio di una famiglia, forse di un paese, sicuramente di una giovane donna che si ritrova proiettata nella vita, ci si scontra in pieno ma si salva salvando gli altri, aiutandoli, anche quando forse non se lo meritano. Difficilmente ritroverete la sensibilità presente in quest’opera. A Venezia abbiamo riso e pianto e alla fine ci siamo lasciati andare a un lungo applauso sincero, quasi liberatorio. Cuaron riesce a ridare al cinema lustro e coraggio e dopo i trionfi internazionali della New Wave centroamericana (ricordiamo anche Iñárritu e Del Toro), capace di rivoluzionare l’estetica e l’industria contemporanea, ROMA è probabilmente il vero, grande film da consegnare al cinema messicano.

Immagini tratte da:

IMDB
Netflix.com
mymovies.it
badtaste.it
Isolated Nation.com

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