Con un piacevole tuffo all’indietro, John Carney (dopo Once e Tutto può cambiare) con Sing Street, ci riporta alle atmosfere dei mitici anni ’80. Recentemente presentato al Festival di Roma 2016, la pellicola è al cinema dal 9 novembre.
Un improvviso cambio di scuola fa piombare bruscamente il quindicenne Conor in un ambiente a dir poco sui generis: un istituto cattolico in cui i preti utilizzano metodi educativi violenti ed in cui non mancano le occasioni per essere infastiditi e picchiati da bulli pazzoidi. Conor, malgrado il matrimonio dei genitori in crisi e il soffocante ambiente scolastico, riesce a convogliare le sue energie verso un progetto ambizioso: formare una rock band. Talentuoso nello scrivere i testi, l’idea della band nasce in lui casualmente. È un po’ come sfidare sé stesso perché in gioco c’è una difficilissima impresa: conquistare il cuore della bella Raphina, enigmatica modella sedicenne, di cui è innamorato.
Sulle note delle canzoni dei Duran Duran, dei Cure e delle citazioni dei Depeche Mode, prende corpo il progetto musicale, attorno al quale sono coinvolti altri teenager e la stessa Raphina, in veste di attrice dei videoclip. Occhi truccati, ciuffi ribelli e lunghi impermeabili per una rock band che si chiamerà Sing Street e che strizza l’occhio (e nemmeno così nascostamente) alla famosissimi Duran Duran. Tutto procede a meraviglia, fino a quando l’indecifrabile Raphina improvvisamente sparisce, per far ritorno poco dopo a Dublino.
Particolarmente interessante il rapporto di Conor con il fratello maggiore Brendan, uno spiantato e allo stesso tempo saggio ventiduenne, dipendente dal fumo di cannabis. Malgrado la vena ribelle e una spiccata sensibilità "problematica", preziosi risultano i consigli che rivolge al fratello in fatto di donne e soprattutto in fatto di musica.
Ambientato nell’Irlanda degli anni ‘80, la pellicola mostra come al tempo Londra e l’Inghilterra in generale fossero viste dagli irlandesi come le terre promesse in cui poter realizzare le proprie aspirazioni, inconciliabili con l’angusto orizzonte dublinese. Prova ne è il finale. Un po’ forzata forse l’idea della tempesta in mare in cui la piccola barchetta di Conor riesce a resistere alle stesse onde provocate dal passaggio del vicinissimo traghetto. Probabilmente la scelta ha più un valore metaforico che realistico. Il viaggio di Conor e Raphina avrebbe potuto svolgersi anche a bordo del normale traghetto, ma avrebbe avuto scenicamente minor impatto.
In alcune scene, specialmente quelle corali, il film può ricordare pellicole musicali come High School Musical; in altre invece è più dialogato; in altri punti, come nel finale, si lascia andare a degli effetti scenici che lasciano un po’ perplessi in quanto non molto in accordo con lo stile della pellicola. Nel complesso, un teen-musical-dramedy godibile che mostra la freschezza di un’età in cui tutto sembra possibile.
Immagini tratte da:
Immagine 1: Thenewswheel.com Immagine 2: Taxidrivers.it Immagine 3: Christianitytoday.com Immagine 4: nytimes.com
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Marzo 2023
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