di Carlo Cantisani ![]()
Titolo originale: Sicario: Day of the Soldado
Data di uscita: 29 giugno 2018 (Stati Uniti), 18 ottobre 2018 (Italia) Genere: action/thriller Anno: 2018 Regia: Stefano Sollima Cast: Benicio Del Toro, Josh Brolin, Isabela Moner, Jeffrey Donovan, Manuel Garcia-Rulfo, Catherine Keener, Matthew Modine Sceneggiatura: Taylor Sheridan Fotografia: Darius Wolski Montaggio: Matthew Newman Colonna Sonora: Hildur Guðnadóttir Produzione: Black Label Media, Thunder Road Pictures Distribuzione: Columbia Pictures, Lionsgate, 01 Distribution Paese: USA Durata: 122’
All’inizio della lavorazione di Soldado, si pensò di reintrodurre la figura dell’agente dell’FBI Kate Macer, personaggio interpretato da Emily Blunt nel primo Sicario del 2015. Stefano Sollima, subentrato a Denis Villeneuve come regista di questo secondo capitolo, decise però di non sfruttare più Macer, in quanto avrebbe ricoperto ancora il ruolo di bussola morale, capace di distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, nonostante sarebbe stata immersa in un ambiente in cui bene e male si sarebbero confusi molto spesso. Dello stesso avviso lo sceneggiatore Taylor Sheridan, che aveva lavorato anche al film del 2015: per lui, il personaggio della Blunt aveva esaurito la sua funzione e aveva detto tutto ciò che aveva da dire.
Questo particolare riguardante l’utilizzo di questo specifico personaggio può sembrare, a prima vista, di secondo piano, ma in realtà cambia molto delle carte in tavola disposte per Soldado. La scelta di Sollima e Sheridan suona come una ben precisa dichiarazione d’intenti: poco spazio – anzi, nessuno – per questioni morali, domande e dubbi sul comportamento al limite degli attori coinvolti nella vicenda. Largo, invece, all’azione e alla tensione che la storia sa creare, e se proprio si vuole proseguire sulla strada che porta a chiedersi dov’è il bene e dov’è il male, allora che se la sbrighi lo spettatore una volta che le luci della sala saranno di nuovo accese. Soldado, come indica il titolo, esegue alla lettera gli ordini del buon, vecchio filone action del cinema di genere e lo fa cercando di sfruttare appieno tutte le sue armi, regalando 122 minuti costantemente in tensione fino alla fine.
Soldado, dedicato al compositore Johann Johannsson, compositore delle musiche di Sicario e morto lo scorso febbraio, non è esattamente la continuazione di Sicario, bensì un prolungamento di quell’universo narrativo visto da un’altra prospettiva. Ha quindi il pregio di poter essere gustato sia da chi ha visto il primo film e sia da chi non lo conosce affatto. L’unico filo conduttore sono i due attori principali, Josh Brolin e Benicio Del Toro, oltre quello che potrebbe essere considerato il vero e proprio protagonista di entrambi i film, ovvero il confine fra Stati Uniti e Messico. Per la scrittura di Sheridan, l’idea di confine è oramai diventata una caratteristica cifra stilistica, raccontata in altre opere come Sicario, appunto, ma anche Hell Or High Water e I Segreti di Wind River (dove è anche regista). Una scrittura semplice, senza fronzoli e tutta intenta a mirare al cuore della vicenda e ai drammi umani che accompagnano i personaggi, affondando le sue mani nel western e nei thriller anni ’70 ma con il grande pregio di sapersi riadattare al presente. Soldado è permeato di questo spirito: al confine Usa-Messico, i narcos fanno affari facendo oltrepassare illegalmente i clandestini diretti negli Stati Uniti, e per fermare i narcotrafficanti il governo americano affida l’incarico a Matt Graver (Josh Brolin), agente federale dai metodi molto poco ortodossi. Ad affiancarlo, il sodale Alejandro (Benicio Del Toro), agente speciale ancora in cerca di vendetta dopo che la sua famiglia è stata sterminata da Reyes, un potente signore della droga. Il piano prevede il rapimento della figlia di quest’ultimo, Isabela (Isabela Moner), durante un’operazione sotto copertura in modo da scatenare una guerra fra bande rivali di narcos che porti alla vicendevole auto eliminazione. Naturalmente le cose non andranno come previsto e fra intrighi, voltafaccia e sparatorie ben calibrate e mai sopra le righe, Stefano Sollima fa emergere il suo tratto distintivo che permette al film, da un lato, di mantenere intatta l’atmosfera del precedente Sicario, e, dall’altro, di donare a questo universo narrativo un taglio differente. Se la regia di Villeneuve, infatti, era più propensa verso una maggiore libertà e ricerca, come testimoniano le sue ampie visuali del deserto messicano, quella di Sollima limita questo approccio e dà un taglio più netto e deciso, ma soprattutto dinamico tipico da film d’azione, all’impianto registico. Molto del fascino di Soldado è dato proprio dalla sapiente regia del cineasta romano - qui alla sua prima incursione a Hollywood - che si conferma ancora una volta fra i più importanti e interessanti registi italiani contemporanei.
Da una parte, quindi, la regia di Sollima, sicura, energica e sempre tesa, assai efficace nel sottolineare momenti chiave e di alto impatto, come il carrello che inquadra lentamente l’attimo prima di un’esplosione a opera di un terrorista in un supermercato, o le visuali dall’alto durante le incursioni; dall’altra la sceneggiatura di Sheridan, lineare, diretta e senza fronzoli, a volte un po’ dispersiva, come nella prima ora di film in cui si mettono sul tavolo svariate location e nuclei d’azione per poi lasciare cadere il tutto senza che venga ripreso in un secondo momento. Due elementi che si muovono in sinergia, riuscendo a confezionare un ottimo film di genere e che, come ogni prodotto di buon artigianato, riesce anche a mascherare i suoi eventuali difetti. Chi ha già visto il precedente Sicario saprà cosa aspettarsi dalle performance di Brolin e Del Toro, impegnati ancora una volta a dare forma ai loro personaggi senza che uno prenda il sopravvento sull’altro. Notevole anche la prova della giovane Moner, che, nonostante la statura dei due attori principali, riesce a ritagliarsi i suoi spazi con un personaggio che ondeggia fra estrema fragilità, perspicacia e una certa dose di violenza latente in quanto figlia di un narcos (eloquente la sequenza in cui, poco prima di essere rapita, picchia una compagna di classe che le ha dato della “puttana narcotrafficante”). Insieme al vendicativo Alejandro è di certo il personaggio più interessante del film, anche se, alla fine, è evidente come Soldado voglia puntare di più il suo sguardo su Del Toro. Proprio però quando la storia si fa più asciutta e l’azione vorrebbe lasciare spazio ai dilemmi di ogni personaggio di fronte a scelte rischiose, il film è quasi arrivato alla fine.
Il problema principale di Soldado è forse, alla fine, proprio questo: corre troppo di fretta e rischia così di perdere pezzi importanti della storia lungo la strada. Il lato positivo di quest’aspetto è che la tensione non viene mai meno, neanche per un secondo, riuscendo a catalizzare l’attenzione dello spettatore in ogni momento come ogni buon film action/thriller dovrebbe fare. Il pegno che paga è di mostrarsi per quello che è: un’opera di mezzo, il cui fine è quello di fare da transito verso un terzo capitolo che tiri le somme. Ma alla fine, allo spettatore poco importa: ad avercene di opere del genere che riescano a rileggere il mito della frontiera con uno sguardo perfettamente calato nel contemporaneo, senza rinunciare al fascino e al sano intrattenimento del cinema di genere, il quale, ancora una volta, si pone come modus operandi irrinunciabile per storie universali.
Immagini tratte da: 01distribution.it/film/soldado notey.com/ comunidadeculturaearte.com http://english.onlinekhabar.com/ Potrebbe interessarti anche:
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Maggio 2023
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