di Salvatore Amoroso Anche quest’anno la redazione de ILTermopolio ha avuto l’onore di partecipare alla 76ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. L’ennesimo successo della coppia Barbera-Baratta ha rinvigorito la manifestazione, aprendo a scenari futuri più che rosei. L’approfondimento odierno, primo di quattro appuntamenti, vi racconterà i premi assegnati. Separare i festival dai verdetti delle loro giurie può essere un esercizio utile, anche se frustrante. Prendete Venezia 76: una buona Mostra, priva di folgorazioni, è vero, ma sostanzialmente percorsa in tutte le sue sezioni da opere di alto livello, con un Concorso in cui, se nessuno dei grandi autori convocati ha dato il meglio di sé, tutti insieme hanno saputo tenere elevato il contesto complessivo della manifestazione. Del resto si veniva da un’edizione di Cannes letteralmente miracolosa e i miracoli, si sa, sono tali perché non si ripetono: sul Lido si trattava di tenere la barra e fare bene, compito che Alberto Barbera ha, ancora una volta, svolto egregiamente. Poi arriva il gran finale, coi premi che, volenti o nolenti, sono quelli che mandano agli annali i festival e rischiano di rinchiudere nella gabbia del palmarès le tante argomentazioni di una selezione. Se poi ti ritrovi tra le mani una Presidente di Giuria che alla vigilia si prende libertà di parola inconcepibili e mette un po’ tutti , se stessa per prima, in imbarazzo, le cose si complicano alquanto. Ma a questo è meglio non pensarci, altrimenti di rischia di leggere vincitori e vinti sulla scia di dietrologie che lasciano sempre il tempo che trovano, e non è il caso. C’è però un Leone d’Oro andato al Joker di Todd Phillips che sa di rivoluzione. Barbera alla fine del festival ha dichiarato: ‘’questo verdetto interpreta lo spirito di quest’edizione e la risultante di un lavoro che abbiamo fatto con un obbiettivo, ovvero conciliare la natura e le esigenze di un cinema autoriale, rigoroso e di ricerca ma non solo. Il nostro unico orizzonte è la creatività dell’artista, e quel cinema rivolto al grande pubblico’’. C’è anche il caso che divide critici e giornalisti che a distanza di giorni dalla chiusura del festival tiene ancora banco: perchè non premiare l’audace opera di Pablo Larrain? Ema, film perfettamente disfunzionale, spiazzante e appassionante, che è cresciuto di giorno in giorno nelle valutazioni dei festivalier, ma evidentemente non in quelle della Giuria, che l’ha bellamente ignorato. I misteri del festival non finiscono, il suo bello infatti è anche questo e allora come non parlare dell’esordiente australiana Shannon Murphy, che con Babyteeth ha convinto sotto molti aspetti, ma che ha portato a casa un pur sacrosanto Premio Mastroianni al suo giovane interprete, Toby Wallace. Inutile pensare a James Gray, il cui Ad Astra è rimasto ampiamente incompreso sul Lido, né al Kore-eda di La verité, film d’apertura troppo presto dimenticato, o al Soderbergh di The Laudromat, snobbato dai più. Ci sarebbe stato anche l’eccellente Baumbach di Marriage Story, ma l’etichetta Netflix sul Leone veneziano per il secondo anno di seguito sarebbe stata forse fuori misura. E così è stato il turno di Joker, un buon film, d’accordo, a patto che sia chiaro che non sta certo al livello dei due Leoni da Oscar precedenti, Roma e La forma dell’acqua: Todd Phillips non è né Cuaron né, men che meno, Guillermo Del Toro. Altra grande sorpresa di questo festival sono gli italiani in concorso. Ne parleremo più approfonditamente nel prossimo speciale Venezia76, ma intanto bisogna precisare che Martin Eden avrebbe sicuramente meritato qualcosa in più della pur opportuna Coppa Volpi a Luca Marinelli. L’entusiasmo generale del Lido per La mafia non è più quella di una volta, testimonia che Franco Maresco non smette mai di fare cinema di un certo livello. Lo zampino dell’unico giurato italiano Paolo Virzì, ha garantito al film un Premio Speciale della Giuria che di sicuro non sfigura. In zona concorso Orizzonti, intanto, la Presidente Susanna Nicchiarelli ha indiscutibilmente fatto centro, premiando l’eccellente Atlantis dell’ucraino Valentyn Vasyanovych, così come Emir Kusturica non ha certo sbagliato consegnando il Premio Venezia Opera Prima a You Will Die At 20 del sudanese Amjad Abu Alala, golden kid del cinema da tenere sicuramente d’occhio. In tutto questo, va detto, il vero vincitore resta l’evento nel suo complesso: la 76ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è stata un successo: sotto il profilo mediatico, sotto quello logistico e organizzativo, non da ultimo sotto quello artistico. Ormai si può dire: Alberto Barbera e Paolo Baratta hanno fatto il miracolo di salvare e portare a nuovo successo una manifestazione che non troppi anni fa rischiava seriamente di avere gli anni contati. La loro Mostra è non solo viva ma anche vivace, serena e accogliente. Intano la notizia è che le date annunciate per la 77ma Mostra, quella del 2020, sono 2-12 settembre, ovvero una settimana più avanti del solito. Si tratta di capire se è una sfida diretta a Toronto o solo di un aggiustamento del calendario internazionale dei festival.
Immagini tratte da: Immagine1: Rai.it Immagine2: MyRedCarpet.it Immagine3: LaRepubblica.it
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Marzo 2023
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