Dal regista de Il sesto senso (1999) M. Night Shyamalan, una pellicola ispirata a un episodio realmente accaduto: nel 1977 un sociopatico di nome Billy Milligan rapisce, violenta e rapina tre studentesse. Milligan e le sue personalità collaborano pochi anni più tardi, nel 1981, alla stesura de Una stanza piena di gente, dello scrittore A. Keyes.
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DATA USCITA: 26 gennaio 2017
GENERE: Thriller-horror ANNO: 2017 REGIA: M. Night Shyamalan ATTORI: James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Haley Lu Richardson, Betty Buckley, Brad William Henke, Jessica Sula, Kim Director SCENEGGIATURA: M. Night Shyamalan FOTOGRAFIA: Michael Gioulakis MONTAGGIO: Luke Franco Ciarrocchi MUSICHE: West Dylan Thordson PRODUZIONE: Blinding Edge Pictures, Blumhouse Production DISTRIBUZIONE: Universal Pictures PAESE: USA DURATA: 117 Min
Thriller psicologico che inquieta e tiene col fiato sospeso nell’attesa che qualcosa di terribile accada. E in effetti, di cose ne accadono e nel finale, lo stesso genere vira, come annunciato a più riprese, verso un horror dalle tinte fortemente fumettistiche.
Un alternarsi di 24 personalità che coesistono nella psiche della stessa persona, cercando, ognuna, di prendere il sopravvento. Un’atmosfera di terrore e impotenza quella che pervade la claustrofobica camera in cui tre ragazze sono recluse. Scelte non a caso dallo psicopatico (interpretato dal talentuoso James McAvoy), fanno parte della schiera degli impuri: dormienti, esseri che non conoscono il vero significato della sofferenza e quindi senza valore.
Un disturbo dissociativo dell’identità è l’anamnesi attorno cui ruotano le congetture della dottoressa Fletcher (Betty Buckley), che elabora una sorta di mistica della patologia: gli individui mentalmente disturbati spesso svelano potenzialità inespresse della mente che rappresenterebbero un canale preferenziale di accesso al soprannaturale. Un turning point annunciato in cui ansia e attesa esplodono in un ending in linea con lo stile del regista. Un incubo senza fine che vira al fantasy con la trasformazione dell’uomo in Bestia, creatura uomo-animale dalla forza disumana.
Compiere qualcosa di atroce è la ratificazione di fronte al mondo, dell’esistenza di tutte le identità viventi in un solo soggetto e la compensazione di un’esistenza sofferta. Tante le vittime e una sola superstite: Casey (A. Taylor-Joy), colei nei quali occhi è possibile scorgere ancora la purezza di un essere senziente e sofferente.
Sangue e violenza e il vorticoso turbinio delle personalità su cui l’uomo non ha controllo in uno spazio franco, metafora della sua mente, al di là del tempo e della società. Psicologico, thriller e horror-fantasy mixati insieme in un film che privilegia spazi chiusi illuminati artificialmente, perdendosi nei labirintici meandri di una mente intrappolata tra le proprie ossessioni. L’incubo si conclude, almeno per una delle ragazze, ma al di là della prigione, il mondo continua ad essere un luogo di sofferenza.
Un film che inquieta e che forse inquieterebbe ancor di più senza un finale fantastico che costituisce però un leitmotive delle strutture filmiche del regista, che peraltro realizza nel finale un cameo con la presenza di Bruce Willis, rimandando al suo Unbreakable del 2000.
Immagini tratte da:
Immagine 0: comingsoon.net, locandina Immagine 1: comingsoon.it Immagine 2: cinema.everyeye.it Immagine 3: coxinhanerd.com.br Immagine 4: splitmovie.com
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