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16/9/2018

Sulla mia pelle: la recensione

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Dal 12 settembre, nelle sale selezionate e sulla piattaforma Netflix, troverete Sulla mia pelle: film che ha aperto la sezione Orizzonti di Venezia 2018, diretto da Alessio Cremonini, con un grande Alessandro Borghi.
di Salvatore Amoroso
Titolo: Sulla mia pelle                           
Paese di produzione: Italia
Anno: 2018
Durata: 100’
Genere: drammatico
Regia: Alessio Cremonini
Sceneggiatura: Alessio Cremonini, Lisa Nur Sultan
Distribuzione: Lucky Red, Netflix
Fotografia: Matteo Cocco
Montaggio: Chiara Vullo
Scenografia: Roberto de Angelis
Cast: Alessandro Borghi (Stefano Cucchi), Jasmine Trinca (Ilaria Cucchi), Max Tortora (Giovanni Cucchi), Milvia Marigliano (Rita Calore).
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​Quando Stefano Cucchi muore nelle prime ore del 22 ottobre 2009, è il decesso in carcere numero 148. Al 31 dicembre dello stesso anno, la cifra raggiungerà l’incredibile quota di 176: in due mesi trenta morti in più. Nei sette giorni che vanno dall'arresto alla morte, Stefano Cucchi viene a contatto con 140 persone fra carabinieri, giudici, agenti di polizia penitenziaria, medici, infermieri e in pochi, pochissimi, hanno intuito il dramma che stava vivendo. È la potenza di queste cifre, il totale dei morti in carcere e quello del personale incontrato da Stefano durante la detenzione che hanno spinto il regista del film, Alessio Cremonini, a raccontare la sua storia: sono numeri che fanno impressione, perché quei numeri sono persone. Come dichiarato dallo stesso regista, Sulla mia pelle nasce dal desiderio di strappare Stefano alla drammatica fissità delle terribili foto che tutti noi conosciamo, quelle che lo ritraggono morto sul lettino autoptico, e ridargli vita.
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​Il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone ha dichiarato: «Non è accettabile, da un punto di vista sociale e civile prima ancora che giuridico, che una persona muoia non per cause naturali mentre è affidata alla responsabilità degli organi dello stato.» Il compito di Alessio Cremonini non era affatto facile, perchè in pochi sanno realmente quello che è successo dalla mattina in cui è stato arrestato Stefano, alla mattina in cui è stato trovato morto in ospedale, ben sei giorni dopo. Il film prova a colmare questo vuoto, prova a riaccendere il dibattito su uno dei casi italiani più sconcertanti di sempre. Sulla mia pelle non è affatto un film d’accusa, non urla slogan pieni d’odio o si schiera, non è quel genere di pellicola che mira all’indignazione, anzi. Cremonini e la sceneggiatrice Lisa Nur Sultan si aggrappano ai fatti con forza e determinazione e raccontano con una regia solida e dialoghi serrati l’odissea dell’orrore che ha vissuto quel povero essere umano.
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​«Dolore traditore, viene fuori piano piano.» Nella cella di sicurezza del tribunale un detenuto dice a Stefano queste parole ed è proprio in quel momento che a qualsiasi spettatore gli si stringe il cuore. La potenza di questo film è quella di metterci di fronte alle nostre responsabilità, ci saremmo comportati diversamente da quelle centoquaranta persone che Stefano ha incontrato quella notte? Cremonini ci mostra che l’egoismo oggi è insito nella società che viviamo, siamo sempre pronti a giudicare, a scatenare delle vere gogne pubbliche ma quando si presenta l’occasione per far del bene siamo sempre pronti a girarci dall’altra parte. 
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Quel volto tumefatto, gli occhi grandi e lucidi, li riviviamo grazie alla magistrale interpretazione di Alessandro Borghi, che non sbaglia un ruolo da parecchi anni, ma stavolta sa tremendamente sorprenderci. La sua è un’intepretazione testarda e dolorosa che verrà ricordata per molti anni  e che avrebbe meritato la Coppa Volpi 2018 alla 75 edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
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​Sulla mia pelle va visto, in sala o a casa sul vostro divano, non fa alcuna differenza; va visto. In questi giorni ho letto recensioni piene di ipocrisie e banalità e uno dei commenti più fastidiosi è «un film necessario.» No, non è un film necessario è una pellicola intelligente e forte, un esempio di come fatti di cronaca delicati andrebbero portati sul grande schermo, senza accuse e senza condanne, solo per non farci dimenticare che il 22 ottobre del 2009, un ragazzo che sarebbe poturo essere nostro fratello o un amico ci ha lasciato nel più orribile dei modi. 
​Immagini tratte da:
Locandina: comingsoon.it
Immagine1: News Cinema
Immagine2: Spettacolo.Eu
Immagine3: Optima Italia
Immagine4: La scimmia pensa
Immagine5: La scimmia pensa

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2 Commenti
Erika Cammarata link
22/9/2018 10:17:41

Mi piace moltissimo questo tuo articolo. L'incipit è molto d'effetto e hai raccontato le cose in modo crudo come avviene nel film. Bravissima.

Rispondi
Salvo Amoroso link
22/9/2018 12:48:04

Erika grazie di cuore, nei prossimi giorni pubblicheremo anche l'intervista con Alessio Cremonini, il regista del film. Il tuo supporto ci aiuta a crescere, un grande abbraccio.

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