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15/5/2016

Taxi Driver - Il trionfo dell'Alienazione di Martin Scorsese

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A quarant'anni esatti dall'uscita del capolavoro noir del regista italo-americano che per la prima volta raccontò in modo puro e crudo la storia di un reduce dal Vietnam.
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di Enrico Esposito
"La solitudine mi ha perseguitato per tutta la vita, dappertutto. Nei bar, in macchina. Per strada, nei negozi. Dappertutto. Non c'è scampo. Sono nato per essere solo." Travis Bickle ripete in uno dei suoi frequenti monologhi interiori queste frasi, ben consapevole di una vera e propria maledizione che gli pende sulla testa da quando è nato. Uno stato di alienazione all'interno della società, di difficoltà di integrarsi di cui egli soffre probabilmente da sempre, e che risulta maledettamente peggiorato dopo i trascorsi tra i marines nella Guerra in Vietnam e il conseguente disturbo da stress post-traumatico che lo induce al ritorno a New York City a tentare di iniziare una nuova vita. Una vita da tassista. Taxi Driver.
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All'epoca 34enne il regista Martin Scorsese che aveva gia ricevuto un'ampia fama hollywoodiana con il gangster cupo "Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno" del 1973, con attenzione lesse e approvò in breve tempo un copione consegnatogli dallo sceneggiatore Paul Schrader, che l'aveva scritto ispirandosi da una parte agli scritti di Arthur Bremer aspirante omicida del Presidente americano George Wallace e dall'altra allo stress personale da lui vissuto nel periodo in cui divorziò dalla moglie andandosene a vivere nella sua macchina. Scorsese recuperando spunti provenienti dall'Esistenzialismo di Sartre e Camus e affascinato dall'album Astral weeks di Van Morrison prima scelse Al Pacino come suo protagonista, ma al rifiuto di questi si affidò a Robert De Niro, e mai scelta fu più saggia. Tanto per il successo del film in sè che conquistò la Palma d'Oro al Festival di Cannes nel 1976, portò a casa 4 Nomination agli Oscar ma soprattutto divenne ed ancora oggi dopo quarant'anni resta un Cult nella storia del Cinema. Quanto perchè dopo l'esordio in "Mean Streets", da "Taxi Driver" in poi iniziera tra regista ed attore un sodalizio fortunatissimo che passando attraverso altri grandi pellicole come "Toro Scatenato", "Re per una notte" e "Casinò" durera fino al 1995.
Dopo i titoli di apertura innaffiati dal jazz tetro ed elegante, in particolare nel celebre assolo di sax, di Bernard Herrmann geniale compositore di colonne sonore per Hitchcock che morì poco prima dell'uscita del film, si entra subito nel vivo della vicenda di questo giovane, ventiseienne dall'aria trasandata che si presenta ad un colloquio per tassisti perchè "la notte non riesco a dormire". Si chiama Travis (Paul Schrader scelse questo nome perchè contiene la radice di "travel", viaggio, con l'intenzione dunque di sottolineare l'animo vagabondo del personaggio), è un reduce dal Vietnam che a giudicare dal giubbotto delle forze armate indosso, dal fiaschetto di whiskey in  tasca e dalla vita notturna trascorsa senza parlare con nessuno apparte colleghi e clienti, dalla guerra non sembra più essersi ripreso. Divide le sue giornate in due metà precise, standosene a casa dalle 6 del mattino alle 6 del pomeriggio a scrivere un diario, e le restanti a portare il suo taxi in tutti i quartieri della Grande Mela, senza distinzione di razze, al riparo dal tassametro. Mentre tra le fatiscenti o bellissime strade ne vede di tutti i colori, da distinti poltiici a teppistelli, a papponi, prostitute, spacciatori, drogati. Ma a cambiare la sua vita ci prova, e prova ad inseguire ance l'amore dopo aver vista "apparire come un angelo in tutto quel suzzume" Betsy (interpretata da Cybill Shepherd), una segretaria che lavora per la campagna di un candidato alla Presidenza, Palantine.
In alto Robert De Niro e Martin Scorsese, e Jodie Foster. In basso Cybill Shepherd e Harvey Keitel
Betsy appare la soluzione, la chiave per la normalità. Ma se l'approccio è dei migliori e lei si dimostra profondamente catturata da lui, purtroppo al primo vero appuntamento Travis mette in mostra le sue debolezze e un'ingenuita grave invitando la ragazza a seguirlo in uno dei cinema porno nei quali solitamente va quando non porta il taxi o non riesce a dormire. In un attimo il reduce subisce un crollo vertiginoso, senza appello dopo aver faticosamente e con buona volontà tentato di fare più di un passo in avanti. Il rifiuto da parte di Betsy lo getta nello sconforto, riaprendo in maniera definitiva le ferite ricevute dagli orrori del conflitto e riportando pienamente nello sciagurato stato mentale di giustiziere. Disgustato dalla giungla newyorckese, soprattutto dalla violenza dilagante di cui è testimone, Travis rivolge le sue attenzioni verso una nuova missione personale. Dotatosi di un arsenale di armi sensazionale, egli cade vittima assoluta dei disturbi psicologici di cui aveva gia dato prova finendo per individuare in Plantine, il candidato per cui lavora Betsy la ragione di tutti i suoi mali e progettare un autentico attentato ai suoi danni. L'apoteosi della follia in cui ricade il personaggio si ritrova nella celeberrima scena che lo vede parlare da solo davanti allo specchio fingendo di trovarsi Palantine di fronte a sè. "Ma dici a me, dici a me?", un monologo magistrale di un minuto e mezzo che Robert De Niro improvvisò totalmente dopo aver ricevuto una sola battuta "Travis parla allo specchio".
La parabola autodistruttiva di Travis si dipana nei 113 minuti della pellicola segnalata da  elementi diversi tra cui spicca l'importanza del taglio dei capelli: da una pettinatura elegante e curata del primo approccio alla societa e a Betsy, si passa ad un taglio in perfetto stile marine per poi nel finale passare ad una repentina cresta che dall'attentato fallito lo accompagna sino all'altro obiettivo, sbagliato ed estremo parimenti, che egli si pone in conclusione. Egli si prende a cuore infatti la vicenda di una prostituta ragazzina, interpretata dall'appena dodicenne Jodie Foster all'esordio nel cinema, e tenta a suo modo di "liberarla" dal suo sfruttatore Sport (nei cui panni troviamo uno sbarbatello Harvey Keitel). Il finale del film riserva per lui stesso un'impensabile passaggio da assassino a "eroe", pur tuttavia nell'ultimo fotogramma vengano a galla i vecchi fantasmi da cui sembra non poter mestamente guarire.
Le tre "pettinature" del Taxi Driver
Immagini tratte da:

- Locandina da
- Galleria 1 da www.movieplayer.it; www.pinterest.com
- Galleria 2 da www.gipy.it; www
.deadline.com; www.dvdizzy.com

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