Di Federica Gaspari
Il titolo di nuovo maestro del gothic-horror sofisticato porta con sé un carico di aspettative e conseguenti responsabilità che possono mettere in seria difficoltà anche l’artista più esperto. Dopo l’esplosivo – e in parte inaspettato – successo di Hill House, Mike Flanagan era stato insignito proprio di questa carica. La sua capacità di stregare il pubblico attraverso brillanti intrecci psicologici e brividi di terrore, tuttavia, sembrava aver perso parte della sua efficacia dopo il discusso Doctor Sleep. Il regista e ideatore della serie antologica The Haunting of Bly Manor con il ritorno della sua serie antologica su Netflix ha tuttavia avuto un’altra occasione per tuffarsi nello sterminato universo dell’horror gotico. Questi nove nuovi episodi hanno saputo lasciare il segno stupendo ancora una volta il pubblico? Nei nove nuovi episodi una narratrice misteriosa, davanti ad un caminetto acceso di un’elegante abitazione, racconta la storia di un’istitutrice, Dani (Victoria Pedretti), che negli anni Ottanta cerca lavoro in Inghilterra dopo essersi trasferita dagli Stati Uniti. La grande occasione sembra arrivare rispondendo a un annuncio di lavoro per la ricerca di una giovane insegnante per due bambini nella tradizionale casa di campagna della famiglia Wingrave. Sin dai primi istanti, però, la ragazza nota piccoli dettagli sospetti, atteggiamenti ambigui e, soprattutto, avvenimenti sospetti tra le stanze di Bly Manor. Mike Flanagan torna nell’universo delle haunted houses rielaborando un grande classico, un titolo che nei passati decenni ha già ispirato decine di titoli tra piccolo e grande schermo: Il giro di vite di Henry James. Un romanzo così saccheggiato nel mondo dell’intrattenimento comportava rischi ancora più grandi di quelli presi con l’adattamento de L’incubo di Hill House. Tuttavia The Haunting of Bly Manor sa perfettamente sin dal primo minuto come proporre una versione innovativa ed estremamente complessa del grande classico della letteratura. Scegliendo un’ambientazione temporale molto precisa e giocando con l’intreccio narrativo, la serie riesce ad avventurarsi con un fascino invidiabile nelle vite di ogni personaggio e ognuno di questi è caratterizzato alla perfezione grazie alla preparazione di bagagli di esperienze e traumi estremamente articolati. I picchi di qualità, di virtuosismo alla regia e di emotività della prima stagione sono oggettivamente irraggiungibili. Tuttavia, il cast che popola le stanze in penombra di Bly Manor non fa rimpiangere troppo i precedenti personaggi. Tornano in scena infatti alcuni attori tra cui Carla Gugino, Oliver Jackson-Cohen e soprattutto Victoria Pedretti che qui da protagonista dimostra di essere ben più di un semplice fenomeno passeggero. La new entry T’Nia Miller, già eccezionale nella serie Years and Years, è l’altro nome in grado di fare la differenza, sorreggendo una delle storyline più complesse che esplora il significato di ricordi, rimorsi e incomprensioni nella vita di ogni personaggio. Nonostante un ritmo meno incalzante e una ridotta coesione tra la moltitudine di personaggi, The Haunting of Bly Manor lascia il segno e cattura con tutta la sua malinconica e inquietante poesia giocata sulle personalità – tutte da esplorare come le stanze della casa infestata - piuttosto che su jump scare o escamotage tipici del genere horror.
Immagini tratte da: www.netflix.com
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Marzo 2023
Categorie |