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12/6/2016

The lobster: la distopia dell’amore in quarantacinque giorni

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L’ipotesi di un’utopia negativa in cui l’amore diventa un dovere.
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di Maria Luisa Terrizzi



DATA USCITA
: 15 ottobre 2015
GENERE
: Fantascienza, Drammatico, Sentimentale
ANNO
: 2015
REGIA
: Yorgos Lanthimos
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ATTORI: Colin Farrell, Rachel Weisz, Léa Seydoux, Ben Whishaw, John C. Reilly, Olivia Colman, Ashley Jensen, Michael Smiley,Ariane Labed, Aggeliki Papoulia, Jessica Barden
SCENEGGIATURA: Yorgos Lanthimos
FOTOGRAFIA
: Thimios Bakatakis
MONTAGGIO
: Yorgos Mavropsaridis
PRODUZIONE
: BFI Film Fund, Bord Scannan na hEireann / Irish Film Board, Centre National du Cinéma et de L'image Animée (CNC)
DISTRIBUZIONE: Good Film
PAESE: Grecia, Gran Bretagna, Irlanda, Olanda, Francia
DURATA
: 118 Min
Abbiamo quarantacinque giorni di tempo per scegliere la nostra anima gemella e, se non la troviamo, siamo trasformati in animali. E’ questa, in estrema sintesi, la trama di The lobster (2015), pellicola fantascientifica del regista greco Yorgos Lanthimos, vincitrice di diversi riconoscimenti tra i quali: Premio della giuria al regista al Festival di Cannes 2015, Migliore sceneggiatura e Migliori costumi all’European Film Awards 2015, Premio best CineMart all’International Film Festival Rotterdam, oltre ad essere tra i migliori 10 film stranieri per la Online Film Critic Society.
Siamo all’interno di un lussuoso hotel nel quale David (Colin Farrell), abbandonato dalla moglie dopo undici anni di matrimonio, viene condotto per trovare una nuova compagna. Ha solo quarantacinque giorni di tempo, scaduti i quali, se non si sarà innamorato di qualcuno, ha espresso la volontà di essere trasformato in un’aragosta. David, tra punizioni corporali, intimidazioni di vario genere, preoccupato di fare la stessa fine del fratello-cane dal quale è accompagnato, si decide ad intraprendere una relazione con una donna senza cuore, proclamando di esserne anche lui privo. L’inganno dura poco, giusto il tempo che la donna uccida barbaramente il fratello-cane, accorgendosi delle lacrime di David. A questo punto inizia la seconda parte della pellicola, in cui vediamo l’uomo fuggire verso il bosco e venire accolto dalla comunità dei Solitari, ribelli insofferenti a qualsiasi forma di relazione, sia essa sessuale e/o sentimentale. Il gruppo è oggetto di continue battute di caccia da parte degli ospiti dell’albergo, in quanto la singola vita di un Solitario vale un giorno in più di permanenza all’interno della struttura alberghiera. Ed è proprio in occasione dell’incursione dei cacciatori di Solitari che David viene salvato dall’intervento di una donna che del gruppo fa parte. Pian piano i due si innamorano, elaborando un linguaggio gestuale per non essere scoperti. L’amore rimane segreto per poco tempo e la punizione inflitta alla donna sarà terribilmente crudele: sarà infatti accecata.
Fin dalle prime scene, attraverso le quali siamo condotti all’interno dell’hotel, l’atmosfera e i colori sono cupi ed asettici. L’albergo, seppure nello sfarzo e nel lusso del mobilio, è un luogo freddo, senza identità. Non è appena, come nella realtà, un luogo e una dimora di passaggio, ma diventa il ponte per due alternative condizioni esistenziali: la vita di coppia, scrupolosamente e rigidamente monitorata dallo staff , o la retrocessione alla condizione bestiale. Tanto più le sale ostentano bellezza e ricchezza, tanto più è forte il contrasto con la povertà e lo scadimento di ciò che accade dentro le mura, dove la stessa identità degli ospiti è soppressa da abiti perfettamente uguali in base al sesso. Il clima di terrore e violenza che si respira all’interno della struttura, rende praticamente impossibile lo sbocciare di relazioni umane: sugli ospiti agisce non soltanto il peso di punizioni corporali, suicidi, vincoli e regole ma soprattutto il limite temporale imposto che rende la ricerca dell’amore un’angosciante e molto poco disinteressata corsa contro il tempo, nella speranza di salvare le proprie fattezze umane.
Ma se le fattezze sono conservate, che ne è della propria umanità piegata ad un disegno assurdo quanto inquietante? Sono forse gli uomini più controllabili se imbrigliati entro le maglie dell’istituto coniugale accuratamente predisposto dalla società immaginata da Lanthimos?
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Utilitaristica è la concezione del sentimento dell’amore: una moglie aiuta il marito se si affoga mentre mangia così come la presenza del coniuge al suo fianco le evita di essere infastidita dagli sconosciuti per la strada, entrambe esemplificazioni contenute all’interno della pellicola, volte ad esaltare il valore della vita di coppia. In questo orizzonte, le unioni che nascono sono relazioni di comodo, di facciata, in cui stare insieme non corrisponde ad un reale sentimento, ma risponde alla logica di autoconservazione.
Diverse le considerazioni per il bosco, luogo entro cui si svolge la seconda parte del film. Non ci sono mura che delimitano il perimetro di azione dei Solitari, sebbene anche questi ultimi debbano sottostare a delle rigide regole, prima fra tutte il divieto di stringere relazioni.
Lì - nell’hotel- dove le unioni sono incentivate, ma allo stesso tempo monitorate, gestite, esemplificate, mortificate, non si dà né potrebbe darsi alcun sentimento, ogni impulso alla vita è bloccato dall’irrespirabile controllo. Qui - nel bosco- dove invece le unioni sono proibite, l’amore sboccia. David e la solitaria, sfidando terribili punizioni, piano piano e, soprattutto spontaneamente, imparano a conoscersi e a volersi bene.
Abbiamo già detto che la donna pagherà a caro prezzo l’aver trasgredito le regole del clan, ma forse non tutto è perduto nella terribile società futuribile se David, dopo averle chiesto di mostrargli per l’ultima volta il disarmante sorriso, deciderà di accecarsi a sua volta, dimostrando in tal modo la forza e la gratuità del proprio amore.
Distopia fantascientifica ai limiti del grottesco, che fa riflettere sulla libertà, sul tempo, sui sentimenti e sulla gestione che di essi vogliamo e possiamo fare in ragione della società in cui viviamo, che commuove e si riscatta nel finale, regalandoci a sorpresa uno spiraglio di luce, proprio quando il buio calerà per sempre sugli occhi innamorati di David, che avrà però imparato, dopo tanto dolore e solitudine, a guardare ma in modo diverso, col cuore di un ribelle, oltre lo steccato.
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Immagini tratte da:
-
cinema.everyeye.it
- blogdicultura.it
- indiewire.com

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