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19/1/2020

The Lodge: la recensione

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di Salvatore Amoroso
La recensione di The Lodge, horror di Veronika Franz e Severin Fiala con Riley Keough, che racconta una storia ricca di mistero ed enigmi irrisolti.
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Data di Uscita: Giovedì 16 Gennaio                       
Genere: Horror, thriller
Anno: 2019
Regia: Veronika Franz, Severin Fiala
Attori: Riley Keough (Grace); Jaeden Martell (Aidan); Lia McHugh (Mia); Richard Armitage (Richard); Alicia Silverstone (Laura).
 
Sceneggiatura: Sergio Casci, Veronika Franz, Severin Fiala
Fotografia: Thimios Bakatakis
Montaggio: Michael Palm
Musiche: Danny Bensi, Saunder Jurriaans
Produzione: FilmNation Entertainment, Hammer Films
Distribuzione: NEON
Paese: UK, USA.
Durata: 100 min.

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​Severin Fiala e Veronika Franz tornano a lavorare insieme a cinque anni dal sorprendente Goodnight Mommy per un altro agghiacciante horror psicologico, il loro primo in lingua inglese, The Lodge. Diretto dal duo di registi austriaci (che scrivono anche la sceneggiatura insieme a Sergio Casci), nel film la suspense, l’angoscia e un costante senso di surreale sospensione tengono lo spettatore immobile, ancorato alla sedia, fino allo scioccante finale. Alcuni degli elementi fondamentali del genere, ispirati fortemente dal Shining di Stanley Kubrick, come l’isolamento in un ambiente molto ostile dal quale è impossibile fuggire, lato senso di minaccia, inesorabile sprofondamento nella paranoia, una narrazione mai scontata e soprattutto un truce e freddo degenerare degli eventi, lo rendono uno dei titoli da non perdere per gli estimatori del cinema del terrore nel 2019, e indubbiamente una dei migliori visti al NIFFF 2019.
Le premesse sono già di per sé inquietanti. Quando Richard (Richard Armitage ) lascia la moglie Laura (Alicia Silverstone) per un’altra donna, Grace (Riley Keough), Aiden (Jaeden Martell) e Mia (Lia McHugh) si trovano costretti a trascorrere del tempo con il genitore e la sua nuova fiamma. Dopo un tragico e traumatico evento, difatti, i due ragazzini, ancora profondamente turbati, vengono prevedibilmente affidati al padre, e dopo pochi mesi vengono dall’uomo obbligati a trascorrere le vacanze di Natale in compagnia della sua futura giovane moglie nella sperduta casa di famiglia in montagna. Sin da principio non mancano naturalmente piccoli attriti. Poco vale che la donna cerchi in ogni modo di conquistare la fiducia dei figliastri, questi sono oltremodo ostili, ritenendola colpevole della distruzione della loro famiglia. La situazione peggiora sensibilmente quando Richard torna in città per lavoro, ‘abbandonandoli’ con la matrigna. Il labile equilibrio si spezza del tutto e i due fratelli rivelano lentamente tutta la loro ostilità repressa verso Grace.
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​Le premesse di The Lodge sono, quindi, chiare: una magione disperso nei boschi, spazzata costantemente dal vento gelido e immersa nella neve da cui è impossibile fuggire. Un soggetto decisamente instabile costantemente sul punto di esplodere alla prese con una situazione di grandissimo stress emotivo e bloccata per non si sa quanto con due ragazzini che covano un profondo risentimento verso di lei e che desiderano solo vendicarsi in qualche modo. Aggiungete in ultimo che Richard, per qualche motivo incomprensibile, affida a Grace una pistola carica, giusto per autodifesa (siamo pur sempre in America in fondo …). Miscelate tali ingredienti, scuotete per bene, e sarà presto chiaro che un lieto fine sarà altamente improbabile.
Sin dall’apertura di The Lodge, dopo solo una manciata di minuti, un primo evento sconvolgente lascia lo spettatore a bocca aperta. Il ritmo della pellicola d’altra parte è discontinuo, i massimi picchi di tensione, i cambi di rotta repentini si alternano a momenti caratterizzati da uno sviluppo estremamente lento. Quasi gli apici dell’azione venissero sferzati come un pugno nello stomaco, senza preoccuparsi di preparare il momento clou o lasciarlo decantare, mentre il resto del minutaggio fosse destinato a un lento e ansiogeno logorio, che perfettamente traduce la graduale perdita di connessione con la realtà di Grace (e dello spettatore stranito con lei). D’altra parte, Severin Fiala e Veronika Franz non ci presentano una verità univoca, oggettiva. Gran parte della forza di The Lodge è proprio quella di mantenere il pubblico incredulo e sospeso tra più possibili realtà, tra più possibili risposte. L’uso degli indizi di cui l’horror è disseminato confondono invece di chiarire: delle fotografie macabre, il malfunzionamento dell’orologio di casa che segna la data sbagliata e i cellulari che non funzionano, oggetti personali che svaniscono nel nulla e così via, in un crescendo paranoide.
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Il modus narranti labirintico, ingannevole, è solo strumento per calarci nella mente dei personaggi, di Grace in particolare, la cui educazione fortemente cattolica, la cui fissazione con il pentimento, a lungo represse dopo l’allontanamento dal padre, riemergono con forza man mano che le circostanze divengono più disperate. Si viene quindi a configurare un’allucinazione religiosa, in cui i simboli del sacro, i crocifissi appesi in giro per la casa e ancor più un quadro (una Madonna di Antonello da Messina) assumono contorni minacciosi o di premonizioni che preludono il Giudizio Finale. Severin Fiala e Veronika Franz si confermano assolutamente una coppia da tenere d’occhio, cineasti che non si curano di piacere al pubblico di massa eche proseguono lungo un solco ben preciso. Non possiamo che augurar loro di non farsi tentare mai da percorsi più commerciali. ​
Immagini tratte da:
Locandina: Masedomani.org
Immagine1: Wired.it
Immagine2: Cinematografo.it
Immagine3: TheHotCorn.it

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