di Federica Gaspari ![]() Paese: Stati Uniti Anno: 2019 Formato: serie TV Stagione: 2 Genere: drammatico, fantascienza, fantasy Puntate: 8 Regia: Zal Batmanglij, Andrew Haigh, Anna Rose Holmer Sceneggiatura: Brit Marling, Zal Batmanglij, Damien Ober, Nicki Paluga, Dominic Orlando, Henry Bean, Claire Kiechel Produzione: Plan B Entertainment, Anonymous Company Cast: Brit Marling, Emory Cohen, Scott Wilson, Phyllis Smith, Patrick Gibson, Jason Isaacs, Ian Alexander In un panorama televisivo sempre più affollato, riuscire a trovare un prodotto di qualità basato su un’idea originale diventa sempre più difficile. Netflix, nelle ultime stagioni del piccolo schermo, si è confermato sovrano indiscusso in questo territorio ma poche volte è riuscito davvero a regalare al pubblico un intrattenimento completamente originale. Il successo di serie come Stranger Things o The Crown, infatti, si basa su dinamiche collaudate, generi definiti e, spesso, omaggi illustri. Certo, per distinguersi dalla massa sono state necessarie idee intriganti e personaggi appassionanti ma, in partenza, si poteva già contare su una nutrita mitologia. The OA, invece, non ha potuto fare affidamento su nessuno di questi aspetti. I creatori dello show, il duo artistico Brit Marling e Zal Batmanglij, hanno sfoderato tutta la loro creatività nel 2016 con la prima stagione. Lo scorso 22 marzo, 8 nuovi episodi sono approdati su Netflix e, anche questa volta, hanno centrato l’obiettivo. Mentre Steve, Jesse, Alfonso e Buck si interrogano sul destino di Prairie/PA (Brit Marling), la ragazza sembra aver sfruttato le sue abilità per raggiungere una nuova dimensione parallela. In questo diverso universo, però, si chiama Nina e la sua vita ha seguito un percorso completamente diverso. In questa dimensione, la sua strada si intreccerà con quella di Karim (Kingsley Ben-Adir), detective dalle abitudini inconsuete alla ricerca della verità sulla misteriosa scomparsa di una ragazzina vietnamita. La prima stagione aveva colto tutti di sorpresa. La seconda conferma le aspettative – alimentate da una lunghissima attesa – portando lo show su un altro livello ancora più complesso ma intrigante. Prima di affrontare la visione, infatti, è necessario fare un patto con The OA. È necessario credere ciecamente e fidarsi, lasciandosi trascinare in un tornando di storie e racconti difficili da comprendere rapidamente. Le tematiche cardine dei primi episodi tornano prepotentemente in scena ma trovano nuove dimensioni: esperienze post-mortem, religione, mitologia senza perdere di vista emozioni e legami capaci di andare oltre distanze e dimensioni. È facile, allora, perdersi nell’universo creativo di The OA: parte II. Una fotografia spettacolare, scenografie studiate nel dettaglio e particolari mai lasciati al caso: è impossibile negare che ogni aspetto sia stato curato con passione e attenzione. Il risultato, diversamente da quanto si potrebbe pensare, è tuttavia un racconto appassionante e coinvolgente, capace di catturare lo spettatore sin dal primo minuto, invitandolo ad addentrarsi in un rompicapo di generi e stili fuori dall’ordinario. Ad ogni angolo compare un interprete motivato e brillante, in grado di sostenere perfettamente quell’atmosfera tipicamente sospesa tra genio e surreale che rende vincente la serie. Si perderà spesso l’orientamento in questa dinamico luna park di idee e creazioni ma, alla fine, si assaporerà nuovamente lo stupore, una sensazione che, forse, in molti hanno dimenticato.
Uno show da non perdere, una scommessa audace che i produttori vincono insieme ad un pubblico pronto a mettersi in gioco. Immagini tratte da: www.polygon.com www.imdb.com www.rollingstone.it www.independent.co.uk
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Marzo 2023
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