Nella sua nuova pellicola Paolo Genovese guida gli spettatori in un viaggio senza freni nelle profondità della psiche umana.
Dopo il grande successo di "Perfetti sconosciuti" (premiato con il David di Donatello come "miglior film italiano del 2015"), il regista romano Paolo Genovese torna al cinema con una nuova pellicola che scava all'interno delle nevrosi e dei buchi neri della mente umana. "The place" è il titolo scelto per raccontare una storia noir dagli accesi toni drammatici che ispira il suo soggetto a "The Booth at the End", serie tv nordamericana andata in onda per due stagioni nel biennio 2010 - 2012 sull'emittente via cavo Fx (in Italia la prima stagione è stata trasmessa da Netflix, la seconda è ancora inedita).
"The place" dà il nome a un ristorante in una via non ben precisata della Capitale in cui ogni giorno un uomo sconosciuto (Valerio Mastandrea) siede allo stesso tavolo e trascorre la giornata intera al servizio di altre persone. Egli è munito soltanto di uno strumento, una pesante agenda dalla copertina nera all'interno della quale consulta degli appunti già scritti oppure ne aggiunge dei nuovi mentre ascolta le confessioni dei suoi interlocutori. Le persone si recano da lui perché hanno saputo di poter ottenere un aiuto per i problemi più disparati e irrisolvibili. L'Uomo (d'ora in avanti lo identificheremo così, come del resto avviene nei titoli di coda finali), di cui inutilmente i clienti provano a chiedere nome e altre informazioni, risponde che il suo compito è "offrire possibilità", soluzioni che prevedono però un prezzo durissimo da pagare. Un prezzo non legato a un compenso economico per l'Uomo, bensì un compromesso estremo da parte dei clienti, che vengono messi di fronte alla scelta di compiere o meno alcune azioni che il più delle volte affondano nell'immoralità e nell'orrore. L'Uomo si sente dare quotidianamente del "mostro", dell' "essere meschino e senza cuore", perché a turno propone alle persone di rapire una ragazzina, di piazzare una bomba, di commettere uno stupro. Dopo aver ascoltato le vicende e le richieste di ciascuno, senza batter ciglio egli apre l'agenda, si ferma un attimo a scrutare una o due pagine e seleziona la "controfferta" necessaria per far si che il cliente ottenga quanto desideri. L'Uomo non obbliga chi chiede il suo aiuto ad accettare forzatamente la sua offerta, ma ricorda anzi che esiste sempre la possibilità di rifiutare l' "accordo", e soprattutto ci siano altre strade parallele percorribili per conseguire i propri scopri. A una giovane suora (Alba Rohrwacher), che si presenta al suo tavolo per chiedergli come poter ritornare a sentire Dio dentro di lei, egli le riserva la "missione" estrema di rimanere incinta, ma frattanto le ricorda che la fede può essere riottenuta anche in qualche altra maniera. A un padre (Vinicio Marchioni) disperato, pronto a fare di tutto per liberare il figlioletto malato di cancro, l'Uomo ha in ballo una prova molto sconveniente, che consiste nel sequestrare una bambina. Malgrado la richiesta immorale che gli viene rivolta, il padre acconsente ma più di una volta, come altre persone nella stessa condizione, cambia idea, vorrebbe recedere dal patto, e arriva a mettere quasi le mani addosso all'Uomo, a perdere completamente le staffe. Durante queste situazioni di spannung, che nel prosieguo della trama aumentano rapidamente, l'Uomo non soltanto non perde la sua proverbiale calma, ma di norma veste ancora di più i panni di uno psicologo dell'animo umano, e in special modo viaggia nei meandri più nascosti di uomini e donne incompleti e incapaci di farei conti con la realtà dei fatti oppure con la loro incapacità di agire. Talvolta, come nel caso del meccanico (Rocco Papaleo), che sogna di avere una notte d'amore con la diva da calendario del momento, basterebbe tirare fuori un minimo di coraggio, di intraprendenza per raggiungere l'obiettivo, o ancor peggio basterebbe finalmente maturare, crescere per arrivare a mutare radicalmente la vita nella sua interezza. Come detto in precedenza, l'Uomo non abbandona mai la sua posizione tra le quattro mura di "The place", Lo troviamo il primo mattino a bere caffè, a pranzo a mangiare un piatto d'insalata, e di sera tardi a vuotare il bicchiere di vino. Capita anche di vederlo addormentarsi alla fine della giornata, sempre più stanco per le fatiche del suo "mestiere". Ma nessuno non può davvero non sfuggire alla considerazioni di altri esseri umani, e dunque anche l'Uomo si imbatte all'improvviso in una donna, Angela (Sabrina Ferilli), dalla tristezza evidente e dalla curiosità corrosiva, che caparbiamente tenta di entrare dentro di lui, di abbattere il velo che lo avvolge alla pari di una divinità o di un depositario di segreti sovrannaturali. Grazie anche al suo intervento, per l'Uomo si prospetteranno delle giornate molto lunghe, in cui diverrà testimone delle evoluzioni diverse cui andranno incontro le personalità dei suoi clienti. Il suo polso, la sua consolidata imperturbabilità saranno messe a loro volta in discussione, alla pari della sua identità. Con "The place", Paolo Genovese confeziona un romanzo nero dalle pieghe drammatiche, governato dall'importanza centrale del potere della parola, del dialogo e dell'ascolto. I clienti riescono a portare in superficie veleni e beatitudini dinanzi a un essere ignoto, che non fa nulla per metterli a gioco, non sorride, né si profonde in gesti di cortesia. L'Uomo semplicemente ha la pazienza di ascoltare, di restare seduto a disposizione dei bisogni degli altri, forse perché colpevole nella sua storia precedente della stessa predisposizione agli eccessi. Immagini tratte da: Immagini 1 e 3 da https://www.facebook.com/THEPLACEILFILM/?fref=ts Immagine 2 da www.mymovies.it
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Marzo 2023
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