Alessandro è un ragazzo di Trastevere, ventiduenne disorientato che trascorre le sue giornate al bar con gli amici di borgata, bighellonando e annoiandosi. Ha un rapporto difficile col padre e intrattiene una relazione segreta con la madre di un suo caro amico. A un certo punto gli viene offerta una possibilità di lavoro: accompagnare un vecchio signore, Giorgio, a fare delle passeggiate pomeridiane. Giorgio è un poeta ottantacinquenne oramai dimenticato, affetto dal morbo di Alzheimer. Il vecchio poeta è ancora un uomo elegante e profondo e alterna la sua compostezza a momenti di istrionismo e svago. Tra una sigaretta rubata e l’affiorare dei terribili ricordi della seconda guerra mondiale, si crea tra i due una sorta di tenero rapporto di amicizia. Nonostante la coppia di protagonisti sia separata da una frattura cronologica e culturale, la frequentazione giova sorprendentemente a entrambi, portando leggerezza nella vita del vecchio e contribuendo a mostrare al ragazzo una via d’uscita dal sentimento di angoscia che lo attanaglia. “Tutto quello che vuoi” è il terzo lungometraggio di Francesco Bruni, che era arrivato alla regia con “Scialla! (Stai sereno)” nel 2011. Bruni non è un nome nuovo nel mondo del cinema, essendo stato collaboratore per anni di Paolo Virzì, affiancando il regista labronico nella sceneggiatura di molti suoi film. Quest’ultima opera ha vinto il Nastro d’argento del 2017 per la miglior sceneggiatura. È infatti la sceneggiatura, la scrittura dei personaggi uno dei tratti più felici del film. Come dichiarato dallo stesso Bruni, l’origine del film scaturisce da un episodio autobiografico (suo padre è stato affetto dal morbo di Alzehimer, qualche anno prima), e questa nota drammatica è servita per creare un potente racconto sul tempo che passa, sul confronto fra due generazioni lontanissime, sull’amicizia, sulla poesia e sulla memoria. Gli attori forniscono delle performance vibranti, riuscendo a far sentire la vita sotto i personaggi, complice una sceneggiatura calibratissima, che dosa risate e delicatezza con la maestria della grande scrittura. Giuliano Montaldo, storico regista, sceneggiatore e attore del nostro cinema, presta il volto a Giorgio riuscendo a esprimere un personaggio profondo e divertente, senza cadere nella retorica o nei cliché. L’abilità e l’esperienza di Montaldo sono affiancate dalla dolcezza e dalla spavalderia della gioventù: Andrea Carpenzano, quasi esordiente, interpreta Alessandro in equilibrio tra insoddisfazione e tenerezza con un’abilità sorprendente. La memoria, in particolare, intesa sia come insieme di ricordi personali, sia come memoria storica collettiva è un tema cardine del film. Giorgio la sta perdendo sotto i colpi della malattia, Alessandro e i suoi amici sembrano esserne sprovvisti ma, grazie all’aiuto l’uno degli altri, durante il viaggio in Toscana alla ricerca di un “tesoro nascosto”, questo valore del passato viene recuperato e messo in salvo dai giovani che sanno comprenderlo.
2 Commenti
Teresa limatola
5/9/2017 13:25:45
Art. Ben scritto, articolato e chiaro
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Fabrizio
8/9/2017 11:12:08
Grazie mille! :-)
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Maggio 2023
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