di Federica Gaspari
A poche settimane dall’uscita di Venom, fortunatissimo al box-office quanto discusso dalla critica, un thriller fantascientifico approda nelle sale italiane con spunti narrativi molto simili a quelli del celebre simbionte di casa Marvel. Leigh Whannell, al suo secondo lungometraggio e con un curriculum da attore e sceneggiatore, porta sul grande schermo una pellicola ibrida che si avventura tra diversi generi, proponendo un equilibrio tra la tradizione del cinema di genere e la contaminazione della tecnologia. Upgrade, dopo aver appassionato il pubblico di grandi festival come Sitges e South by Southwest, si prepara al confronto nelle sale con i titoli più attesi della stagione in un weekend ricco di proposte. L’uscita all’alba del periodo cinematografico più affollato dell’anno forse non aiuterà questo titolo che, però, ha tutte le carte in regola per essere uno dei più interessanti di questa stagione. Grey Trace (Logan Marshall-Green) è un meccanico che vive insieme all’amata moglie Asha (Melanie Vallejo) in una realtà in cui le più avanzate forme di tecnologia e, in particolare, di intelligenza artificiale si sono integrate alla perfezione con la quotidianità senza risultare troppo appariscenti. Questa larga diffusione pone questioni non indifferenti sul confronto tra umanità e infallibile razionalità. Se queste due caratteristiche si fondessero trovando un punto comune? STEM, un chip progettato da un bioingegnere cliente di Grey, sembra trovare la risposta a questo dubbio: se impiantato nel corpo umano, questo strumento elabora informazioni e azioni come un cervello ausiliario che promette risultato a un’efficienza senza precedenti. Le implicazioni di questa invenzione, però, non tardano a rivelarsi… L’intelligenza artificiale e i suoi risvolti etici sono da sempre tra i temi che più affascinano l’immaginario cinematografico fantascientifico. Negli ultimi decenni le pellicole che hanno voluto approfondire questo aspetto sono state numerose ma ben poche hanno saputo lasciare il segno nella memoria dei cinefili. Tra queste, senza dubbio, vi è Videodrome di Cronenberg, uno dei principali esponenti della corrente del body horror anni Ottanta che tanto ha influenzato nei temi e nell’estetica Upgrade. L’ibrido uomo-macchina e l’ossessione del sopravvento della tecnologia senza empatia è il nodo cruciale di questo film che si rivela come una delle migliori sorprese di quest’annata. Se è innegabile il legame con la tradizione, l’influenza di storie e pellicole più recenti è altrettanto evidente. Titoli come Tau e Venom, seppur molto distanti fra loro, si avvicinano molto all’animo del lungometraggio di Whannell che, tuttavia, si distingue per la sua grande capacità di coniugare – senza rivelare troppi dettagli sulla trama - una messa in scena affascinante ed estremamente curata con una narrazione lineare e coerente ricca di colpi di scena e spunti di riflessioni. Il mix tra fantascienza e thriller con un pizzico di humor cupo si dimostra vincente anche grazie a un cast composto principalmente da interpreti poco noti ma perfettamente in parte. Un ottimo protagonista, disilluso e sarcastico, regge splendidamente l’intera narrazione appassionando lo spettatore con un ruolo equilibrato. Upgrade è la scelta giusta per una serata al cinema inaspettata, in cui un film senza troppe aspettative riesce a stupire e a incantare molto più di altri rinomati titoli. Immagini tratte da:
www.film.it www.cinecinephile.com
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Maggio 2023
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