di Matelda Giachi
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Paese: USA
Anno: 2018 Formato: Serie Tv Genere: Drammatico, Thriller psicologico Puntate: 10 Ideatori: Greg Berlanti, Sera Gamble Stagioni: 1 (ancora in lavorazione) Produzione: Warner Bros Television Cast: Penn Badgley, Elizabeth Lail, Shay Mitchell, Zach Cherry, Luca Padovan
Partiamo da una premessa importante: non a tutte le serie si richiede di essere capolavori. Ci sono quelle serie tv di cui hai bisogno per distrarti, per staccare un po’. E non importa se ne citerai urlando le battute nel mezzo di una sbronza tra amici ancora dopo 15 anni. Importa che la visione sia piacevole.
Questo chiedevamo e ci aspettavamo da “You”: un po’ di compagnia nell’affrontare la montagna di panni da stirare accumulatasi da ottobre. Il soggetto c’è tutto: una storia romantica che vira bruscamente al thriller. Una storia di stalking. Nuovo, attuale. Peccato per la sceneggiatura. Va bene che si tratta di finzione, va bene Hollywood; tante cose vanno bene, perfino il fatto che il 90% di quelli che transitano sulla scena siano belli, cosa che, quando mai… Ma un minimo di credibilità è ancora necessaria.
Joe (Penn Badgley, il Dan di Gossip Girl), è un giovane e affascinante libraio. Un giorno entra nel suo negozio la bionda e sorridente Gwenevir Beck (Elisabeth Lail, Anna di C’era Una Volta) e lui si prende una sbandata che neanche Dawson quando vede scendere Jen dal taxi (per i troppo giovani, recuperate Dawson’s Creek, prego).
In breve ci rendiamo conto che al ragazzo manca qualche venerdì; per avere infatti conferma dell’illuminazione avuta in libreria, e cioè che Beck sia la donna della sua vita, con la quale parlare di letteratura, fare tanti bambini e avere due cani, tre gatti e qualche pesce rosso, Joe mette in pratica il manuale del perfetto stalker. La segue, passa al setaccio tutti i suoi social, entra in casa sua, colleziona feticci… il pacchetto completo. E qui cominciano i problemi. Ovunque lei sia, lui c’è. Ma lei non se ne accorge MAI. Merito dell’infallibile travestimento: un cappellino con visiera. Un po’ tipo gli occhiali di Clark Kent, grazie ai quali nessuno si accorge che lui è Superman. Qualunque cosa lei dica, anche nel mezzo di un concerto Haevy Metal, lui lo sente. Un udito che neanche un cane quando apri il sacchetto dei biscotti in modalità ninja per non farti scoprire. Ed è solo l’inizio. Andando avanti di episodio in episodio, lui ne combina di cotte e di crude, semina DNA, persone spariscono lungo il suo cammino… Libero come l’aria. “Ma no agente, non sto fabbricando una bomba, coltivo pomodorini per la mia insalata, senta che buoni.” “Oh che caro ragazzo, grazie, ci scusi il disturbo”. Superman, per rimanere su esempi già citati, finisce per essere più verosimile.
Ad una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti, si aggiungono dei personaggi interessanti quanto una pentola a pressione. Chi è questa fantastica Gwenevir Beck, per la quale vale la pena uccidere, e che deve essere salvata a tutti i costi? Una ragazza bella ma priva di personalità che per colmare i vuoti della sua vita, si circonda di persone altrettanto vuote e inutili, bevendosi qualunque cazzata essi le dicano, portandosi a letto, a occhio e croce, mezza popolazione di New York, con la quale compie acrobazie in bella vista grazie alle ampie finestre del suo appartamento al primo piano privo di tende quanto di persiane (ma non faceva un gran freddo, nella grande mela?). Nessun vicino puritano e ipocrita che si scandalizza. Appartamento grande, luminoso, bella zona, tutto pagato dall’università perché lei è povera. Potevate dirlo, mi trasferivo subito.
Per fortuna c’è Penn Badgley; lui è bravo. La sua capacità recitativa è l’unica cosa degna di nota. Anche se arrivare ai livelli di Darren Criss nei panni di Andrew Cunanan in American Crime Story; The Assassination of Gianni Versace è praticamente impossibile, riesce perfettamente a dar vita ai vari lati di Joe, che è un killer senza scrupolo, la cui follia ha, come spesso accade, radici nell’infanzia, ma ha anche un fortissimo lato umano, cosa che lo rende ancora più inquietante e terribile. Peccato. Peccato perché si sfiorano un sacco di temi importantissimi. Il confine tra amore e ossessione, la pericolosità di traumi mai affrontati, la doppia faccia dei social network, l’effetto tossico che alcune persone esercitano sulle altre nonostante l’affetto, il bisogno di riempire vuoti, la ricerca spasmodica di apparenza… Si sfiorano e si passa oltre, perché rimanere nel basso teen drama è più importante.
Voto 5
Foto tratte da: www.vanityfair.it www.hallofseries.com www.empireonline.it www.cinematographe.it
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Marzo 2023
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