Questa volta voglio affrontare un tema un po’spinoso: Cosa sono le biotecnologie? Cosa sono gli OGM? Cosa sapete veramente di questo argomento? Vediamo cosa ci dice l'enciclopedia Treccani a proposito delle biotecnologie: Biotecnologie: Tecnologie che controllano e modificano le attività biologiche degli esseri viventi per ottenere prodotti a livello industriale e scientifico. Questa è una definizione generale, anche perché le biotecnologie possono essere applicate a vari campi, medico, energetico, agricolo, alimentare, ecc. Ovviamente, vista la natura della mia rubrica, io mi interesserò principalmente agli ultimi due citati. Le biotecnologie non hanno a che fare soltanto con l'ingegneria genetica, ma ne fanno parte anche tutti quei processi che prevedono l'uso di organismi viventi come muffe, lieviti e batteri. Lievitazione, pastorizzazione e fermentazione sono dunque a tutti gli effetti delle biotecnologie e servono a produrre alimenti che consumiamo abitualmente, come per esempio il pane, formaggio ma anche la birra e il vino. Per quanto concerne invece gli OGM con essi si intende gli organismi in cui parte del genoma è stato modificato grazie alle moderne tecniche di ingegneria genetica. Per prima cosa è importante sapere che ogni specie condivide gran parte del suo DNA con altre specie, quindi non esiste il gene del pomodoro o quello del pesce: ciascun gene codifica soltanto la funzione e la struttura di una certa proteina non l’essenza o identità di qualcosa. Spesso si è portati ad associare gli OGM all'ambiente vegetale, ma in realtà i primi esempi di Ogm gli ritroviamo in campo medico (l'insulina, non più estratta dal pancreas dei suini, ma prodotta da batteri geneticamente modificati) e alimentare (la chimosina, utilizzata per i prodotti caseari che anche in questo caso viene prodotta da batteri e non più estratta dallo stomaco dei bovini). ![]() A questo punto mi chiedo: se gli Ogm vanno bene in queste discipline e applicazioni, perché se correttamente applicate, controllate e studiate non potrebbero andare bene anche in altri campi, come quello agricolo? Se già assumiamo Ogm, perché molti sono assolutamente convinti che l’utilizzo di altri potrebbe esserci nocivo? Inoltre affermare che il processo di ricombinazione e modifica genetica non sia naturale non è corretto se con “naturale” intendiamo realizzabile in natura. Infatti molte piante, attraverso processi spontanei, modificano parte del loro patrimonio genetico in modo spesso casuale; altre volte, invece, cercando una maggiore adattabilità all'ambiente circostante o una migliore capacità di riproduzione. Questo è ciò che, probabilmente in accordo con C. Darwin, si può definire l'evoluzione della specie e la selezione naturale. Infine è bene considerare cosa viene definito OGM dal punto di vista legislativo e cosa lo è di fatto. La legislazione in materia di OGM infatti non considera tali né i comuni incroci né le mutazioni provocate intenzionalmente con l’irraggiamento; in entrambi i casi però l’intervento umano è indubbio, la pianta che otteniamo non è uguale a nessuno dei suoi “genitori” e con l’ultimo processo le modifiche genetiche sono avvenute in molti casi “alla cieca”, cioè senza un’attenta analisi precedente e senza sapere cosa precisamente sarebbe stato modificato né le sue conseguenze. Di fatto non sono anche questi OGM? Perché allora la parola OGM è spesso connotata negativamente? Mi piacerebbe approfondire ulteriormente l'argomento OGM nel prossimo articolo, portando anche alcuni esempi di quelli già impiegati in campo agroalimentare e sfatando alcuni falsi miti. Stay tuned! Bibliografia: D. Bressanini, OGM tra leggende e realtà, Bologna, Zanichelli, 2009. Sitografia: http://www.treccani.it/enciclopedia/biotecnologie/ http://informa.airicerca.org/it/2015/08/03/ogm-facciamo-chiarezza/ Immagini tratte da:
Fig. 1: Wikipedia, David Monniaux, CC BY-SA 1.0 Fig. 2: Wikipedia, Archenzo, CC BY-SA 3.0 Fig. 3: Wikipedia, Zephyris, CC BY-SA 3.0
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![]() Titolo: Naturalmente goloso
“Quando leggo una ricetta ho bisogno di individuare immediatamente gli ingredienti necessari, di avere un’immagine del piatto finito e un’idea del procedimento. Lo scopo di questo libro è quello di presentarvi ricette abbordabili in modo immediato, semplice e gradevole”. Erin Gleeson Questo libro mi ha colpito immediatamente quando l’ho sfogliato in libreria tra le nuove uscite. Ho sempre preferito i libri di cucina con immagini, non per un puro gusto estetico, ma anche perché credo che spesso siano molto d’aiuto per chi cucina. Ovviamente questo non mi ha impedito di apprezzare e acquistare libri di cucina più “semplici”, perché alla fine non bisogna dimenticare che il vero valore è dato dalle ricette e dai consigli culinari. In questo caso, però, credo che le immagini facciano parte dell’essenza stessa del volume di Erin Gleeson; non solo perché una fotografa non può giustamente rinunciare completamente alla sua prima professione, ma soprattutto perché probabilmente il libro non avrebbe rappresentato correttamente l’idea che ci voleva trasmettere. Erin Gleeson ha infatti cambiato completamente la sua vita, trasferendosi a vivere da New York a uno chalet immerso in un bosco della California. Da qui ci presenta una selezione di ricette vegetariane e alla portata di tutti. Il libro è suddiviso in cinque sezioni: stuzzichini, cocktail, insalate, piatti vegetariani e dolci; ogni sezione contiene piatti colorati, eseguiti con prodotti freschi, locali e di stagione, spesso utilizzati crudi. Proprio per questo motivo il libro è adatto anche ai meno esperti in cucina; si tratta di piatti veloci e da realizzare con pochissimi passaggi. Il gusto è però sempre assicurato! Infatti pur essendo semplici e veloci da realizzare dopo una frenetica giornata di lavoro, sono anche gustosi e invitanti, tanto da essere ideali da offrire a degli ospiti. Spesso il segreto sta nel modo diverso di tagliare o abbinare frutta e verdura e nell’uso di condimenti semplici ma gustosi: olio extravergine d’oliva, sale, pepe macinato al momento ed erbe aromatiche fresche. Infine, sebbene si parli di ricette vegetariane, credo che questo volume si rivolga a tutti: ai principianti, a chi ama frutta e verdura, alle madri che cercano un modo diverso per farla mangiare ai più piccoli. Bibliografia: E. Gleeson, Naturalmente goloso, Varese, Nomos Edizioni, 2014. Link per approfondire: http://theforestfeast.com/ http://www.nomosedizioni.it/ Immagini tratte da:
- tutte le immagini sono state fornite da Nomos Edizioni. È un sabato mattina di una giornata che profuma già di primavera e sono seduta su una piccola panchina in legno, sotto intravedo il pelo arruffato di Curry sdraiato a godersi il suo meritato riposo. Forse alcuni di voi conoscono già questo piccolo gioiellino che si trova in via S. Lorenzo: Il Dragoncello. È la gentilissima proprietaria che mi racconta la storia di questo negozio, aperto ormai da 26 anni, che vende prodotti biologici ed equo solidali. “È nato tutto dall'esigenza di un gruppo di persone di mangiare questo tipo di prodotti”; la prima ad occuparsene è stata la signora Lia con una conduzione che si basava principalmente sul volontariato. Dopo 3 anni è subentrata l’attuale proprietaria, che porta avanti il negozio con un entusiasmo e una volontà comune a pochi; Il Dragoncello infatti non si basa solo sul puro profitto commerciale, ma sulla volontà di creare un luogo di ritrovo, dove persone con interessi comuni possano condividere esperienze, consigli e buon cibo. Infatti sono tante le iniziative a cui partecipa: la Festa dei Camminanti di Vicopisano, un gruppo di lettura itinerante che si svolge in concomitanza con il Pisa Book Festival, passeggiate per il riconoscimento delle erbe di campo, scambio di libri e riviste e infine la Festa del Fuoco il 21 giugno, per il solstizio d’estate. Ma non dimentichiamo il cibo! Qui potete acquistare frutta e verdura fresche, la seconda spesso fornita da produttori locali come il signor Gino di Titignano o l’azienda agricola bio Colombini; trovate anche biscotti, pasta, tè, cereali, spezie, farine, saponi e prodotti per l’igiene personale, prodotti per celiaci, formaggi, yogurt e molto altro. Su richiesta carne biologica proveniente dalla Caf Mugello e pane a lievitazione naturale. Il Dragoncello vi aspetta dal lunedì al sabato dalle 9,30 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 19,30! Da un piccolo gioiellino del centro città, mi sposto in una zona più periferica di Pisa, in una realtà più grande ma condotta anche questa volta con grande impegno. Sono in via Scornigiana a Ospedaletto, e ad accogliermi è la signora Daria. Mi racconta che prima è stata aperta L’isola verde erboristerie, azienda di famiglia del marito e che poi quest’ultimo a deciso in seguito di sperimentare un settore diverso, che lo appassionava e in cui credeva. È nato così nel 2012 Oasi Natur, un supermercato biologico che spazia dai prodotti per l'igiene personale e della casa alla biocosmesi, per arrivare a libri, riviste e ovviamente all'alimentazione. Troverete frutta e verdura fresche, quando possibile fornite anche in questo caso da produttori locali come la già citata azienda Colombini e la Fattoria di Corazzano; anche tra i fornitori di latticini troviamo dei locali, come la Fattoria Lischeto di Volterra. C’è poi un piccolo stand che promuove prodotti toscani di vario tipo. Si continua con alimenti senza glutine, cereali, farine, prodotti surgelati, un’ampia scelta di succhi e latte vegetale, pane fresco e molto altro. Ogni mese vari prodotti in offerta e ovviamente un programma di fidelizzazione per i clienti abituali: una raccolta punti e un conseguente sconto utilizzabile sia in parafarmacia che nel supermercato. Da segnalare la lodevole iniziativa di creare un apposito spazio per i prodotti a breve scadenza e per gli ortaggi dall’aspetto un po’ malandato (ma ugualmente dall’ottimo sapore!) che vengono scontati in cassa. Non di secondaria importanza, anche in questo caso, il pacchetto di servizi messi a disposizione da Oasi Natur negli studi al piano superiore: consulenze di naturopatia, fiori di bach e intolleranze alimentari, shiatsu e sedute di psicologia. Oasi Natur è pronto ad accogliervi dal lunedì al sabato dalle 10,00 alle 19,30! Immagini tratte da: foto dell'autore
![]() In Italia il mercato del biologico è in espansione e raccoglie sempre più sostenitori, rivendicando il suo rispetto per la natura e il suo interesse per la salute dell’uomo. Ma è veramente sempre così? Premettendo che non sono né una professionista né un’esperta in materia, il mio intento è quello di offrire un’informazione migliore, che serva da spunto per ulteriori approfondimenti e per una scelta più consapevole di quello che ognuno di noi acquista e mangia. Vi sarà utile saper discriminare tra i vari prodotti e materie prime, perché non bisogna dimenticare che oltre a compiere una scelta di tipo salutare, quando si parla di produzione alimentare entrano in gioco anche problemi e interessi di tipo economico e altri relativi alla sostenibilità ambientale. ![]() Citando L. Feuerbach “siamo quello che mangiamo”. Ma cosa mangiamo? Alla parola “biologico” si associa spesso l’immagine di un anziano agricoltore che alleva animali da cortile in aperta campagna e coltiva frutta e verdura con i metodi “di una volta”. Non usa pesticidi di sorta, al massimo si limita all’uso del rame per gli alberi da frutto, mentre per scacciare predatori e volatili dai raccolti si usa il buon vecchio spaventapasseri; gli animali da cortile vengono allevati liberi, all’aperto e non vengono nutriti soltanto con mangimi industriali. Oggi il biologico è anche molto di più di questo; perciò associare imprescindibilmente biologico a salutare, etico e rispettoso dell’ambiente, credo sia un ragionamento abbastanza comodo e semplicistico. Inoltre, se guardiamo questa visione idilliaca pensando ai cambiamenti climatici, alle varie pesti che affliggono l’agricoltura e al numero della popolazione mondiale ci rendiamo conto che pensare di sfamare tutti in questo modo, volendo mantenere lo stile di vita odierno, è quantomeno difficoltoso. A mio avviso il primo nemico del biologico è rappresentato spesso dalla stesso consumatore: si vogliono acquistare prodotti già pronti, veloci da cucinare, senza pensare troppo al loro contenuto, ma preoccupandoci più della loro estetica. Sapete che circa un terzo della produzione mondiale di cibo viene gettata via? La maggior parte sono ortaggi e frutta, molti dei quali scartati per motivi estetici! Altro aspetto su cui riflettere è l’industria del biologico. Senza dubbio è utile l'esistenza di marchi, o di piccoli e grandi supermercati che si dedichino alla vendita del biologico. In questo modo spesso si fanno conoscere i produttori locali e si offre una maggiore scelta di prodotti spesso sconosciuti o sottovalutati, utili in particolare per persone che soffrono di particolari allergie e intolleranze. Sono quindi la prima ad acquistare e rispettare l’idea di biologico, ma non lo faccio in modo cieco e acritico. Facciamo un esempio abbastanza semplice; recentemente ci si è molto preoccupati dell'ampio utilizzo nei prodotti dolciari dell'olio di palma, sia da un punto di vista salutare (si è parlato di possibili disturbi cardiovascolari o comunque di difficoltà del nostro organismo nello smaltimento di questo tipo di grassi) sia etico (l'ampio utilizzo di questo prodotto porta infatti alla deforestazione di ampie aree per la coltivazione della palma da olio, limitando così la biodiversità delle coltivazioni e modificando l’ecosistema). Vi invito però a osservare che gran parte dei prodotti dolciari confezionati e definiti biologici contiene fra i suoi ingredienti principali proprio l’olio di palma. Ma allora mi chiedo: da questo punto di vista, e “solo” da questo, quanto è più sana ed etica una marca biologica dalle altre che non si dichiarano tali?
Vi lascio con questa domanda, sperando di avervi invitato a riflettere e documentarvi; una scelta è giusta in ogni caso quanto più è informata e consapevole! Fonte: - National Geographic, Marzo 2016. Immagini tratte da: - "La campagna mugellana" e "La campagna maremmana", foto dell'autore. - "Mixed vegetables" da Wikipedia, pubblico dominio. |
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Febbraio 2021
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