Malta, o meglio la Repubblica di Malta, è uno stato insulare dell’Europa meridionale, membro dell’Unione Europea. Per lungo tempo protettorato inglese (dal 1814) ha ottenuto l’indipendenza il 21 settembre del 1964. Vista la sua posizione nel cuore del Mediterraneo la sua cultura si è formata sotto influssi diversi: arabi, italiani, greci e ovviamente inglesi. Questa mescolanza si ritrova anche nella cucina tradizionale. Se nei ristoranti si ritrova spesso una cucina che si può definire internazionale, (visto anche il grande afflusso di turisti) leggendo attentamente i menù o scovando localini meno turistici si riescono a gustare anche piatti tipici. Tra questi compare spesso il “Maltese platter”, una sorta di tagliere, quasi sempre per due persone, in cui si ritrovano molti dei prodotti locali. Pomodori secchi, olive, capperi, salsiccia marinata, carciofi sott’olio, pane simile alla pita greca, la “bigilla” (paté di fagioli o fave), una rivisitazione maltese della siciliana caponata e il “gbejniet”, famoso formaggio di Gozo, un formaggio fresco prodotto con latte di pecora o capra, che si può trovare semplice o pepato, utilizzato anche in altre preparazioni. Altro piatto tipico che non manca in nessun menù è il “fenek”, cioè il coniglio, cucinato con vino, aglio e aromi. Tra i primi piatti invece la pasta con i “rizzi”, ovvero con i ricci di mare, o una pescatora con misto di pesce e salsa al pomodoro. Trovandoci su un’isola il pesce è sempre presente nei menù, vista la disponibilità del prodotto fresco. Così tra gli antipasti ci sono spesso i totani fritti, mentre tra i secondi compare quasi sempre il filetto di branzino. Per quanto riguarda i dolci, ritroviamo una forte influenza siciliana: cassata, cannoli, pasticcini e biscotti con pasta e farina di mandorle. Altro dolce tipico sono invece gli anelli di miele, dolci della tradizione ripieni di melassa. Sono un dolce tipico del Natale, ma si trovano tranquillamente tutto l’anno; vengono confezionati di varie dimensioni sia a forma circolare che a forma di bastoncino. Tra le bevande come non ricordare la birra locale, la celebre Cisk Lager, ottima birra chiara, alla quale si affiancano l’ambrata Hopleaf Pale Ale e la Blue Label Ale, birra al malto dal sapore dolciastro. Foto tratte da:
- foto dell’autore - anelli di miele: http://www.gazzettadelgusto.it/cucine-del-mondo/i-dolci-di-natale-nel-sud-ovest-europeo/
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19/5/2016 Il mio corso di cucina - Le basi della cucina italiana 80 ricette illustrate passo a passoRead NowVoglio presentarvi una casa editrice che reputo fra le migliori per quanto riguarda le pubblicazione di tipo culinario: Guido Tommasi Editore. Questa casa editrice milanese presenta un vasto e variegato catalogo, al cui interno si possono trovare volumi che raccolgono le ricette di chef famosi, altri che si concentrano su un particolare tipo di cucina, di cottura o di prodotti. Con più di 15 collane al suo attivo, Guido Tommasi Editore regala ai suoi lettori e a tutti gli appassionati di cucina volumi di qualità (sia per i contenuti che per la forma) che spaziano dalla cucina italiana a quella straniera (all’interno del catalogo ci sono anche alcuni volumi in lingua), rimanendo aggiornati riguardo a tecniche e prodotti.
Nel corso della mia rubrica Ricettari & co. Spero di potervi presentare vari volumi di questa casa editrice. Ho deciso di iniziare da una delle collane che apprezzo di più, sia per la modalità di approccio alla cucina che usa, sia per la varietà e la qualità dei contenuti. Sto parlando di Il mio corso di cucina. Si tratta di una collana che vanta al momento 15 volumi e che con una grafica molto accattivante, fatta per la maggior parte di immagini, in cui il testo si inserisce come una didascalia, si rivolge sia al principiante, sia a chi più esperto, intende però perfezionarsi. In questo senso uno dei volumi che consiglio per iniziare è Le basi della cucina italiana. Laura Zavan, foodwriter di origini venete, ripercorre con estrema semplicità, dividendole in 6 parti (aperitivi, verdure, pasta & co., pesce, carne, dessert), le ricette che sono il fondamento della cucina italiana. Spesso a ricette più tradizionali si affiancano interpretazioni più originali delle stesse che prevedono però un procedimento molto simile o le medesime preparazioni di base; per esempio alle ricetta delle classiche lasagne verdi al ragù segue una versione più delicata a base di asparagi e piselli. Ogni ricetta è seguita passo passo in ogni suo procedimento e le immagini chiariscono ulteriormente ogni dettaglio. Inoltre subito dopo gli ingredienti compare un utile nota “prima di tutto” che consiglia il lettore su quale procedimento sia bene eseguire per primo. Nel finale, oltre a un glossario, si trova anche una serie di menù ideati dall’autrice per le varie occasioni, ottenuti legando le varie ricette che sono raccolte nel volume stesso. Continua il nostro viaggio all’interno di supermercati e alimentari per scoprire alcuni piccoli trucchi per diventare più consapevoli di quello che acquistiamo. Nel primo articolo mi sono soffermata soprattutto su frutta e verdura e uova, adesso mi piacerebbe concentrarmi su carne e pesce. Per quanto riguarda la carne confezionata ribadisco lo stesso consiglio con cui ho iniziato il mio articolo precedente: leggete l’etichetta! Vi troverete informazioni riguardo la data di confezionamento, la provenienza della carne e la tipologia, oltre a consigli sul metodo di preparazione (es. carpaccio, fettine da griglia, fettine per involtini,…). Per quanto riguarda invece gli accorgimenti da seguire per capire se la carne, sia del banco che confezionata è fresca, sono tre e molto semplici:
Molti siti e blog segnalano anche l’odore, ma vista l’impossibilità di controllare questo aspetto dentro un supermercato, credo che questo si possa utilizzare come fattore solo per la conservazione casalinga del prodotto. Veniamo adesso al pesce. L’etichettatura odierna prevede che vengano sempre indicate tre informazioni:
Come fare poi per capire se il pesce del banco è fresco? Ecco alcuni consigli:
Foto tratte da:
Banco di carne confezionata: Bilder im Supermarkt REWE, da Wikipedia tedesca, foto di Ralf Roletschek (user: Marcela), Own work, CC-BY 2.5, voce “Selbstbedienungs-Fleischtheke” Suddivisione delle zone di pesca FAO: www.itticademar.com/demar/fao_popup.php Pesce: Mackerels, da Wikipedia francese, foto di Jastrow, pubblico dominio, voce “Poissonerie”. Spesso facciamo la spesa di fretta, buttiamo le cose nel carrello, senza neanche guardarle, affidandoci ai prodotti che compriamo da sempre. Discriminiamo i prodotti in base al prezzo, l’offerta o la marca, ma quante volte stiamo attenti veramente a quello che compriamo, e che quindi mangiamo, dal punto di vista della qualità? In questo articolo voglio svelarvi qualche piccolo consiglio e qualche trucco per essere più consapevoli di quello che si trova sugli scaffali del supermercato. Prima fondamentale regola e consiglio: leggere le etichette degli ingredienti! Sembrerà una cosa banale, ma sono sicura che pochi di voi lo fanno. In realtà è il metodo migliore per capire veramente cosa c’è dentro al prodotto che stiamo per acquistare. Inoltre sulle confezioni di molti prodotti stanno comparendo, negli ultimi periodi, scritte come “ ricco di vitamina D” “ ricco di omega3” “ricco di selenio”, perché il cliente ha imparato ad identificare quella sostanza come benefica, salutare per l’organismo, ma quanta ne contiene il prodotto che stiamo acquistando? E quanta ne è necessaria al nostro organismo per fare la differenza? Spesso poi questi elementi pubblicizzati sulle confezioni sono naturalmente presenti nell’alimento e quindi li troverete anche nei prodotti in cui non è segnalato a grandi lettere sulla confezione. Il mio secondo consiglio riguarda il banco frutta e verdura. Io cerco di comprare ortaggi e frutta coltivata in Italia, principalmente per due motivi: sostenere la nostra economia (non vedo perché dovrei preferire delle arance spagnole alle nostre buonissime siciliane), gli altri Paesi spesso non hanno la nostra stessa politica in merito ai fitofarmaci da utilizzare in agricoltura. Sembrerà strano a molti sostenitori del biologico, ma l’Italia è uno dei Paesi che applica una delle politiche più severe in questo campo. Ovviamente non tutto si può coltivare in Italia, o non si trova facilmente se non da produttori locali, quindi mi è capitato tranquillamente di acquistare banane colombiane o kiwi della Nuova Zelanda. Al di là di questa scelta che può essere personale, vi invito a stare attenti alla stagionalità dei prodotti. Che senso ha comprare un pomodoro a gennaio? Non è il suo periodo di coltivazione e quindi l’ortaggio che acquisterete probabilmente sarà stato coltivato in serra e non avrà sicuramente il suo tipico gusto, ma risulterà più insipido. Senza considerare il prezzo che sarà sicuramente più alto! Ovviamente in alcuni casi si possono fare delle eccezioni, ma non la fare i diventare un’abitudine. Un altro trucco che voglio svelarvi riguarda invece le uova. C’è un modo molto semplice per sapere da che tipo di allevamento provengono le uova che state per acquistare. Tutte le uova hanno stampigliato sul guscio un codice; il primo numero, che varia da 0 a 3, indica appunto il tipo di allevamento a cui sono state sottoposte le galline ovaiole. Vi inserisco qui sotto uno schema:
La prossima settimana vi svelo anche qualche altro consiglio per quanto riguarda carne, pesce e altri alimenti! Stay tuned! Foto tratte da:
Foto dell’autore Per approfondire: D. Bressanini, Le bugie nel carrello, Milano, Chiarelettere, 2015. |
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Febbraio 2021
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