di Giuliano Sandroni "Astro della terra, stella ricorrente e feconda" cosi definiva il pomodoro Pablo Neruda, da profondo amante dei piaceri della tavola quale era. Egli fu ispirato da questo ortaggio di origine sudamericana, simbolo dell’estate, così tanto da realizzare una vera e propria ode a lui dedicata. La pianta del pomodoro era coltivata in Perù già nel 500 a.C., solo dopo 2000 anni ha cominciato a diffondersi nel nostro Paese, passando prima dalla Spagna e dal Marocco. L’origine del suo nome è controversa, per alcuni deriva da “pomo dei mori” nome che col tempo si è trasformato in POMODORO, per altri invece il pomodoro si chiama così perché i frutti che nascevano spontaneamente nelle Ande erano molto simili piccole gocce d’oro. Considerato velenoso è stato per molto tempo coltivato solo come pianta per uso ornamentale e utilizzato solo dagli antichi erboristi che gli attribuivano poteri taumaturgici, tanto da definirlo “pomo d’amore. Solo dopo la seconda metà del 1500 si cominciò a scoprire e ad apprezzare le virtù gastronomiche di questa solanacea che veniva però mangiata solo cotta. Prima affettata e fritta poi farcita e poi, con il passare del tempo trasformata in una gustosa pommarola molto simile a quella dei giorni nostri e divenuta ben presto salsa universale. Esistono molte varietà di pomodoro che si distinguono in base all’epoca di maturazione (precoci, medie, tardive), al portamento della pianta nane o rampicanti) alla destinazione dei frutti, (da tavola, da pelati, da conserva) Tante sono le varietà di pomodoro, da quelli classici a quelli più particolari, se ne contano più di 5000 specie, differenti per forma, grandezza e colore, dal rosso, al giallo al verde e al nero. In estate grazie al solleone, i pomodori sono maturi, profumati e dolci pronti a essere consumati anche per le proprietà nutrizionali e benefiche per la presenza del licopene che ha azione antiossidante. I pomodori da tavola o da insalata, sono varietà che si raccolgono non molto maturi, a volte anche verdi, sono adatti a essere consumati crudi con i vari condimenti. Molto conosciuto e apprezzato il cuore di bue, con la caratteristica forma a cuore, ricco di polpa con pochi semi, coltivato in tutta Italia, il Belmonte in Calabria che può raggiungere il peso di oltre un kg, il Bovaiolo in Toscana mentre il cuore di bue più pregiato resta quello ligure. Nelle insalate troviamo ancora il pantano romanesco, il pomodoro rio grande, il nero di Crimea, il green zebra un po’ aspro, il rosa di Berna, il pomodoro ramato, che cresce sui rami in grappoli saporito e polposo, il pomodoro tondino di Manduria che dà abbondanza di frutti a grappoli, ottimi per essere essiccati. Conosciuto e molto apprezzato è anche il costoluto, dalla forma a coste che rientrano nel frutto, colore rosso vivo e polpa carnosa, in Toscana troviamo il costoluto fiorentino o Grazioso, mentre in Piemonte quello di Chivasso. Il pomodoro ciliegino, prende il nome dalle ciliegie di cui ricorda forma e dimensioni, comunemente chiamati pomodorini, sono piccoli e dolci, perfetti per preparazioni sfiziose e saporite e ne trovano in diverse varietà, quello di Pachino che ha ottenuto il riconoscimento Igp, il datterino, il pomodoro Zuchertraube, il ciliegino nero, il black cherry e il principe borghese. I pomodori per la conserva e la salsa, usati per sughi, ragù e umidi devono essere poco acquosi e con la polpa carnosa, il primato spetta al san Marzano, di forma allungata, utilizzato per le conserve sotto forma di pelati che ha ottenuto la Dop come pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino. I pomodori sono un ortaggio ricco d’acqua, vitamine (la C in particolare) e sali minerali, ma poveri di calorie, questo li rende adattissimi ai regimi dietetici. L’alto contenuto di licopene, eccezionale antiossidante, rende questo frutto un alimento altamente protettivo nei confronti delle malattie degenerative legate ai processi di invecchiamento ed insieme agli altri nutrienti presenti conferiscono alte proprietà preventive nei confronti dei tumori che colpiscono il colon e la prostata. Aiutano l’organismo a tenere sotto controllo i livelli di colesterolo nel sangue, sono benefici per gli occhi e per la vista in quanto apportatori di betacarotene e luteina. Favoriscono il buon funzionamento dell’intestino per via del loro contenuto di fibre vegetali, come l’emicellulosa e la cellulosa, particolarmente presenti nella sua buccia. Per il suo elevato contenuto di acqua, il pomodoro è anche in grado di stimolare la diuresi soprattutto se è consumato fresco e crudo, senza l’aggiunta di sale. Immagini tratte da:
Foto n1 www.casadivita.despar.it/app/uploads/2016/02/pomodori-1-1.jpg Foto n2 royalseeds.it/wp-content/uploads/2013/09/pomodoroindeterminato11.jpg Foto n3 http://www.agraria.org/prodottitipici/pachino.jpg Foto n4 http://www.pnragrobio.unina.it/POMODOROa.jpg
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Di Giuliano Sandroni Per l'importanza data oggi alla cucina è inevitabile riuscire ad accostare il vino giusto al cibo servito in tavola per ottenere un ottimo risultato. Al di là del gusto che è sempre strettamente personale, esistono delle regole di base da tener presente, per fare questo nel migliore dei modi possibili senza per forza essere sommelier. Nella comune consuetudine la carne, soprattutto quella rossa è di solito abbinata a vini rossi corposi, mentre i vini bianchi sono spesso accostati a piatti a base di pesce. Diffidate comunque di chiunque tenti di importavi un punto di vista “oggettivo” in materia e ogni regola che suoni definitiva. Questo è un terreno instabile e mobile per eccellenza. LE granitiche consuetudini in materia di abbinamenti eno-gastronomici si stanno sgretolando gradualmente, i forti venti della moderna arte culinaria permettono di abbinare vini rossi con il pesce, anche se per fare quest’accostamento occorre avere una certa dimestichezza. Il perfetto vino rosso da pesce deve essere giovane, con una gradazione alcolica non troppo elevata, aromatizzato e leggermente frizzante. Ottimi esempi sono il pinot nero non invecchiato o un buon Nero d’Avola siciliano. Ottima scelta è anche l’Aglianico del Vesuvio o un Valpolicella classico. Per quanto riguarda i vini bianchi da abbinare alla carne se ci troviamo davanti piatti a base di tacchino, cappone e polli conditi in maniera semplice, allora bisognerà optare per vini bianchi di una certa struttura e personalità: Vino bianco Santa Barbara e vermentino ad esempio. Un metodo insolito consigliabile ai profani, ma che quasi sempre funziona, è quello di fare abbinamenti in base ai colori. I cibi in cui prevalgono i toni chiari (per esempio un risotto burro e parmigiano) si sposano con i bianchi, quelli scuri (per esempio un brasato), con i rossi. Gli abbinamenti vino cibo possono essere fatti per concordanza o contrapposizione. Per contrastare la parte “unta “ o grassa di una pietanza occorre opporre un vino che abbia acidità o tannino, ottimi sono anche vini frizzanti , bianchi, rossi, e rosati in quanto l’anidride carbonica presente riesce a bilanciare il nostro palato gestendo al meglio la parte salata , grassa e unta di un piatto Questo permetterà al vino di detergere il palato portando equilibrio ad ogni boccone. Provate un pesce grasso con un Franciacorta, un Lambrusco con l’anguilla o le carni bollite, il Trento DOC con raffinati salumi o un rosato spumante dell’Oltrepò con delle crudité e lasciatevi andare ad esperienze sensoriali nuove. Con i dolci è meglio dimenticare il profano accostamento con i brut. Torte, crostate, dolci al cucchiaio e basi di cioccolato hanno bisogno di spumanti dolci, moscati, passiti e bianchi amabili. Attenzione che il vino non sia meno dolce del dessert, diversamente vi apparirà fiacco il vino stesso. Immagini tratte da : - Foto 1 da www.degustibuss.it/wp-content/uploads/abbinamento-cibo-vino.jpg - Foto 2 da www.quattrocalici.it/wp-content/uploads/2017/06/abbinamento-cibo-vino.jpg - Foto 3-4 da //www.quattrocalici.it/wp-content/uploads/2017/11/abbinamento-desserts.jpg Potrebbe interessarti anche: |
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