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27/10/2016

Speciale Halloween - Tradizione, ingredienti e pietanze per la notte più paurosa dell’anno

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​di Eva Dei
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Halloween
Il 31 ottobre è la notte di Halloween, la notte di streghe,fantasmi, spiriti e di tutte le creature mostruose. Festeggiata soprattutto nei paesi anglosassoni e in America, oggi è abbastanza diffusa anche in Italia. Le vetrine dei negozi si arricchiscono di costumi e decorazioni di ogni tipo, i genitori accompagnano i loro bambini dai vicini per chiedere “Trick or treat?” (“Dolcetto o scherzetto?”), mentre i locali organizzano feste in maschera o cenoni per l’occasione.
Sebbene questa tradizione sia arrivata in Italia recentemente, le sue origini sembrano molto antiche: alcuni la ricollegano a degli antichi rituali propiziatori per la semina e il raccolto, altri alla festa celtica Samhain, che celebrava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno, il periodo più buio dell’anno. Di origine irlandese invece la leggenda di Jack O’Lantern, fabbro ubriacone, ma anche astuto, che riuscì a impedire al diavolo di avere la sua anima. Quest’ultima, però, alla morte di Jack, fu cacciata sia dal paradiso, a causa dei peccati commessi, sia dall’inferno; da allora sembra che vaghi cercando il suo posto nel mondo, facendosi luce con una rapa intagliata, con all’interno un tizzone infernale. La rapa è stata sostituita presto dalla zucca, ortaggio di maggiore diffusione e più semplice da intagliare. 

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Zucca gialla
In questo modo la zucca è diventata uno dei simboli più celebri della festa di Halloween e, oltre a essere intagliata, è anche l’ingrediente principale di molti piatti che si gustano per l’occasione. Prima fra tutte sicuramente la “Pumpkin pie”, ovvero la torta di zucca americana, che ovviamente ha subito varie rivisitazioni: da crostata a torta soffice, trasformandosi anche in piccoli muffin o cheesecake. Ma la zucca si presta anche a molte altre preparazioni: potete frullarla per ottenere una vellutata cremosa, oppure usarla come ripieno per ravioli, base per gnocchi e condimento per risotto e pasta.
Per ogni altro piatto la parola d’ordine è solo una: paura! L’importante quindi è che i vostri piatti oltre che gustosi sembrino anche terrificanti.
Potete semplicemente decorare in maniera originale piatti tradizionali (per fare qualche esempio: in un minuto un’oliva nera può trasformarsi in un ragno, la pasta sfoglia in bende da mummia, mentre con della glassa o con del cioccolato fuso potete fare decorazioni a forma di ragnatela). Ci sono poi degli ingredienti che per le loro qualità sono ideali da usare in questa occasione: zucchine tonde e peperoni sono facili da intagliare, mentre nero di seppia, riso venere e carote viola possono contribuire a dare un tocco “oscuro” ai vostri piatti. Se invece preferite qualcosa di più “sanguinolento” usate ketchup, salsa di pomodoro, rape rosse, fragole o lamponi frullati. A questo proposito, se non amate la torta di zucca, vi consiglio la Red Velvet, ideale per l’occasione visto il suo colore “rosso sangue”.

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Carote viola
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Riso venere
Nei negozi di casalinghi o nei siti di shop online troverete facilmente teglie e stampini a forma di zucca, pipistrello o teschio, mentre ricettari, blog e siti di vario genere stimoleranno la vostra creatività in cucina con proposte davvero “raccapriccianti”!
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Stampini per biscotti a forma di zucca
Cosa aspettate quindi a organizzare la vostra personale cena di Halloween?! Continuate a seguirci, perché arriveranno presto le nostre proposte!
Immagini tratte da: 
Halloween: http://feelgrafix.com/826466-halloween-pumpkin-wallpaper.html
Zucca gialla: https://offcampus.umich.edu/article/october-2012-newsletter
Riso venere: http://vivere-armoniosamente.it/riso-venere-proprieta-ricette/
Carote viola: http://insalatamente.com/
Stampini per biscotti: http://ricette.pourfemme.it/foto/biscotti-di-halloween-decorati_2681_5.html

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20/10/2016

500 Colazioni e brunch

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di Eva Dei



  • Titolo: 500 Colazioni e brunch
  • Autore: Carol Beckerman
  • Casa editrice: Il Castello
  • Prezzo: 10,00 euro
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500 Colazioni e brunch: 15cm x 15 cm, un piccolo e pratico ricettario per addolcire il vostro risveglio. Edito da Il Castello, fa parte di una serie di ricettari che potremmo definire tascabili, viste le loro dimensioni; stuzzichini, zuppe, pizze e focacce, ma anche ricette mediterranee o asiatiche, ogni ricettario si concentra su una pietanza o su una tipologia di cucina, proponendo sempre 500 ricette. L’intera collana è composta al momento da 30 volumi.
Nonostante le piccole dimensioni offre quindi una buona varietà; il design, il gran numero di immagini e la qualità della carta contribuiscono a renderlo accattivante.
500 Colazioni e brunch si apre con una breve introduzione: il rito della colazione e le sue declinazioni in tutto il mondo, gli ingredienti più usati, le tecniche giuste e le attrezzature da avere.
Seguono otto capitoli, ciascuno dei quali dedicato a una o più pietanze simili: bevande, frullati e yogurt, cereali e barrette, pane, dolci e muffin, uova, pancake, waffel e toast alla francese, grandi portate, contorni e sandwich.
Per ogni sezione l’autrice vi propone alcune ricette, da 10 a 15, per poi segnalarvi una serie di varianti per ciascuna di esse alla fine del capitolo. Il procedimento spesso rimane lo stesso, ma cambiano gli ingredienti principali e caratterizzanti. In questo modo, una volta letto il procedimento per preparare degli ottimi muffin salati al formaggio e prosciutto, sarete anche in grado di riprodurli con zucchine e formaggio piuttosto che con carote e coriandolo.
Le varianti proposte per ogni ricetta sono sempre almeno quattro, lasciandovi ampio spazio di scelta e creatività.
Le ricette proposte soddisfano tutti i gusti, da chi preferisce un colazione leggera e salutare con un frullato ai frutti di bosco accompagnato magari da delle barrette d’avena fatte in casa, alla classica colazione all’italiana con cappuccino e croissants, al ricco brunch all’inglese con pancakes, uova e bacon. Ricette da utilizzare tutti giorni e altre da provare in occasioni speciali.
Una volta che avrete sfogliato questo ricettario, non potrete più rinunciare al pasto più importante della giornata.

Link per approfondire:
http://www.ilcastelloeditore.it/catalogo.php?ed=CASTELLO&cl=2823161&page=5&id=8865201061
http://www.ilcastelloeditore.it/index.php
https://www.facebook.com/castelloeditorepagina/?fref=ts

Foto tratte da: Foto gentilmente fornite dalla casa editrice Il Castello




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13/10/2016

IF 2016: On the Table: the Project

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Di Eva Dei


Nella cornice del Teatro S. Andrea di Pisa si è tenuto sabato 8 ottobre alle 15,30 un incontro incentrato sulla food photography, nell’ambito dell’edizione 2016 dell’Internet Festival. Tema dell’evento il cibo e il modo di rappresentarlo attraverso la fotografia: da fotografi professionisti come Andrea Di Lorenzo e Lido Vannucchi, che immortalano le creazioni di famosi chef, lasciandovi emergere il proprio stile, ma anche quello dello stesso chef, a fotografi non professionisti come Francesco Pruneddu e Claudia Sirchia, meglio noti come @ch_ecco e @quellaclaudia, i nomi che li identificano su Instagram. Proprio Claudia Sirchia, ha illustrato uno dei progetti di cui è ideatrice: On the table project: the Project.


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Foto: On the Table: the Project

On the Table: the Project (@onthetable_project) è un progetto che nasce su Instagram il 28 novembre del 2014 da due fondatori, @uncertomichele e Claudia come già detto. L’idea è quella di raccontarsi su una tavola bianca: un caffè, dei biscotti, un libro, un mazzo di fiori e un quaderno di appunti del nonno pasticcere. Ovviamente niente è lasciato al caso nelle foto di Claudia, c’è attenzione per i colori, le luci, la disposizione, ognuno di questi aspetti è importante in quanto riesce a veicolare il messaggio in modo diverso. È così che Claudia ci mostra come nasce uno dei suoi scatti e come allo stesso tempo una tavola, il cibo e l’attenzione per un’estetica armoniosa possano dire tantissimo di una persona.


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Foto di Claudia Sirchia (@quellaclaudia)

Condividendo questo tipo di scatti su Instagram quello che si crea è una community che unisce persone da tutto il mondo. Gli utenti si raccontano così attraverso il cibo e le loro tavole ci parlano delle loro passioni, della loro cultura, dei loro gusti. Ma quello che si condivide più del cibo in se stesso è l’esperienza che lo accompagna.
Spesso le tavole di On theTable non sono quelle di casa, ma quelle di luoghi di aggregazione e di ritrovo: ristoranti, bar, caffetterie e pub. In questo modo una foto si trasforma ulteriormente e diventa un puntino su una mappa ideale, rappresenta un luogo da visitare, da provare. Cibo quindi come unione e condivisione.

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Foto di @h.rebel

La forza di Instagram secondo Claudia è proprio la sua immediatezza e diffusione:  può raggiungere chiunque velocemente e facilmente, con un messaggio che è immediato.  Altro vantaggio, che sottolinea invece Francesco Pruneddu, è che su questo social la foto non è solo fine a se stessa, ma è accompagnata da una didascalia, si ha la possibilità di scrivere qualunque cosa: una ricetta, un aneddoto,…
Anche voi volete far parte di On the Table: the Project? Le regole sono molto semplici: scattate la foto del vostro pasto (da soli o con amici, a casa vostra o fuori, l’unico vincolo è che la superficie deve essere un tavolo), taggate sulla foto @onthetable­_project e inserite nella didascalia l’hashtag #onthetable. Le foto devono avere formato 1:1 ed essere scattate dall’alto, meglio se evitate firme e cornici. A questo punto non vi resta che aspettare e vedere se la vostra foto sarà selezionata, cosa aspettate quindi a condividere la vostra tavola?

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Foto di @kate_stogny

Anche noi del Termopolio ci abbiamo provato, ecco i nostri scatti:
Foto Eva Dei (@evapio89)

Link per approfondire:
onthetableprojectblog.tumblr.com
https://www.instagram.com/onthetable_project/
https://www.facebook.com/Onthetableproject/?fref=ts
https://www.instagram.com/quellaclaudia/
 
Foto tratte da:
Immagini fornite da On the Table: the Project e Claudia Sirchia (@quellaclaudia)
Scatti prova del Termopolio: Eva Dei

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5/10/2016

Gramigna a Pisa non è solo una pianta!

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 Intervista al ristopub Gramigna tra birra e buon cibo
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di Eva Dei
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Il 18 settembre scorso il risto pub Gramigna di Pisa ha festeggiato in grande stile il suo primo anno di attività. Birra, un ricco aperitivo, novità nel menù, gadget, l’ospitalità e la cordialità che contraddistinguono da sempre il locale. Il Gramigna è un ristopub collocato nel centro di Pisa, al numero 5 di piazza San Felice di Nola; Ida e Pierpaolo, i due proprietari lo gestiscono con impegno e dedizione, unendo la tradizione e i prodotti della loro terra, la Calabria, con la passione per la cucina. Ma non è tutto: il Gramigna è un luogo conviviale dove i clienti possono sentirsi a casa, ma dove non si rinuncia all’attenzione per il sociale. La birra è rigorosamente quella del Birrificio Artigianale Orzo Bruno, a cui sono legati.

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Abbiamo avuto la possibilità di fare una chiacchierata con Ida per conoscere meglio la loro attività, ma soprattutto per far conoscere un valido locale di questa città.

 
Avete appena festeggiato un anno di attività, ma torniamo un attimo indietro: raccontaci invece come è iniziata questa avventura.
Tra i nostri piani per il futuro c’è sempre stata l’idea di aprire un locale. Io sono arrivata a Pisa per l’Università e ho lavorato per un po’ di tempo in un altro locale di Pisa, l’Orzo Bruno (pub, via delle Case Dipinte 6/8) , tra i cui proprietari c’è anche mia sorella. Pierpaolo invece, il mio socio, è arrivato a Pisa per lavoro e ha cucinato per un pub di Cascina dove viene venduta sempre la birra dell’Orzo Bruno. Siamo quindi legati con i proprietari dell’Orzo Bruno da molto tempo. Quando l’Orzo Bruno ha festeggiato 10 anni di attività, loro avevano l’idea di ampliare le loro vendite (il birrificio artigianale si trova in zona Bientina a Pisa). Inizialmente l’idea era di aprire il locale a Firenze, ma dopo aver fatto delle lunghe ricerche, ci siamo resi conto che in realtà noi volevamo restare qui. Sia per questioni economiche, ma anche per quella che l’essenza di Pisa: è una città che merita, è a misura d’uomo e sicuramente anche il tipo di clientela a cui ci saremmo trovati davanti probabilmente sarebbe stata più bendisposta verso la nostra idea e i nostri prodotti.

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Una curiosità: il nome, Gramigna, a cosa è legato?
Come si legge anche sulla copertina del nostro menù, i motivi sono vari. Per prima cosa la gramigna è una pianta tenace, difficile da sradicare e questo ci sembrava che potesse ben simboleggiare la tenacia che noi vogliamo mettere in questa attività. Non vogliamo imporre le nostre idee, ma allo stesso tempo non vogliamo snaturarci;  quello che vogliamo trasmettere è l’idea di una cucina di buon livello, anche innovativa, che però non deve essere intesa come qualcosa di elitario, ma come qualcosa che chiunque può apprezzare se correttamente indirizzato.
Facendo altre ricerche poi abbiamo scoperto che la gramigna nell’antichità era usata sia per la panificazione che per la produzione della birra; anche in questo caso rappresenta bene la contaminazione che noi vogliamo creare tra cibo e bevande. Guardando il nostro menù ti accorgerai infatti che utilizziamo molto la birra nei nostri piatti: per caramellare verdure, sfumare la carne, all’interno dei dessert.
 
Un bilancio di questo anno: quali sono state le difficoltà che avete incontrato? Quale è stata la reazione dei clienti?
Allora tra le difficoltà, credo che il giorno più difficile sia stato proprio il giorno dopo l’apertura, quando tutta l’adrenalina dell’attesa si scarica e ti rendi conto che il giorno dopo, e per i giorni a venire, devi aprire un locale ed essere all’altezza dell’aspettativa dei clienti. Altra difficoltà è la nostra stessa definizione di “risto pub”: Non sempre è facile far capire la nostra filosofia alle persone. Alle volte le aspettative sono quelle di un vero e proprio ristorante e non viene subito colta l'informalità che invece è alla base della nostra gestione del locale.
La risposta da parte dei clienti è stata comunque immediata, fa piacere vedere che i clienti si affezionano e magari vengono anche più volte durante la stessa settimana. Anche il target è molto vasto: studenti, famiglie, persone più mature.
 
Leggendo il menù si capisce subito che siete molto legati alla vostra terra, la Calabria. Infatti la fanno da padroni pipi e patate, spianata calabrese, caciocavallo, ‘nduja e peperoncino. Qual è il rapporto con le vostre radici e con la cucina che la rappresenta?
Siamo lontani dalla nostra terra, ma  le siamo molto legati e vogliamo che questo legame si trasmetta nell’atmosfera, nel modo in cui lavoriamo e soprattutto nel modo in cui intendiamo il momento del pasto in compagnia. Alla Calabria dobbiamo tantissimo a livello di ispirazione.
 
Immagino che reperire i prodotti tipici non sia facile. Come vi muovete?
Allora per ogni prodotto seguiamo un percorso diverso. Ovviamente non è come andare al supermercato prendere tutto e tornare a casa, è più laborioso ma è un aspetto a cui teniamo. Per quanto riguarda i prodotti calabresi è un modo di mettere in tavola una certa cultura, ma anche di dare un minimo sostegno economico a una terra che è la nostra terra. Anche per i vini abbiamo fatto una scelta particolare: non teniamo quelli già molto noti, ma abbiamo preferito far scoprire altre alternative a loro volta molto valide. Per la birra ovviamente abbiamo fatto una scelta a km 0, così come per la carne che acquistiamo da un’azienda di Calci. Per le bevande analcoliche abbiamo scelto quelle del commercio equo solidale, mentre i succhi sono biologici e vengono prodotti qui in Toscana. Per ogni prodotto cerchiamo di porre un’attenzione diversa, cercando di bilanciare l’insieme.
 
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Quindi tradizione, ma direi anche innovazione. Penso alle pagnotte colorate, al sushi alla ‘nduja…

Questo è assolutamente tutto merito di Pierpaolo, che si occupa della cucina. Non siamo succubi di schemi rigidi; ora che abbiamo acquisito una stabilità maggiore nei ritmi, cerchiamo di contaminarci nelle nostre competenze, spinti dalla curiosità e dalla voglia di imparare.
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Che tipo di eventi organizzate? Programmi futuri?

Ida: Ovviamente Pisa è una città universitaria, con molti giovani, quindi organizziamo feste di laurea e affini. A parte questo l’anno scorso abbiamo organizzato degli eventi insieme ad altre organizzazioni, onlus , ONG e lo faremo anche quest anno. Solitamente viene preparato un aperitivo a cui si affianca una mostra allestita dai volontari dell’organizzazione e durante la serata viene organizzata anche una raccolta fondi. Ne abbiamo già in programma uno con il negozio equo e solidale Il Chicco di Senape (piazza delle Vettovaglie 18, Pisa). Oltre a questi eventi, ospiteremo anche mostre fotografiche e replicheremo  un evento fatto l’anno scorso in collaborazione con la libreria L’Orsa Minore ( via L. Coccapani 1/a, Pisa), il mimo libri, un gioco a squadre che è ha avuto successo l’anno scorso. Infine abbiamo in programma una serie di eventi che ci porteranno fuori da Gramigna: parteciperemo a Beer River, affiancando la parte di degustazione con Simone Cantoni, preparando tre menù degustazione in abbinamento alle birre da lui proposte. In questi giorni stiamo pianificando anche la nostra partecipazione a Dolcemente, dove oltre allo stand, Pierpaolo terrà uno show coking, preparando il nostro birramisù, tiramisù alla Montemagno (birra rossa al miele).
 
Non mi resta che invitarvi a fare un salto in questo accogliente locale per gustare un succulento panino con un buon bicchiere di birra, o se preferite di vino!
 
Link:
https://www.facebook.com/gramignapisa/?fref=ts
https://www.facebook.com/LOrzo-Bruno-49880217390/?fref=ts
 
Foto tratte da:
Fornite da Gramigna Risto Pub

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