In Europa, annualmente, vengono sprecate 88milioni di tonnellate di cibo! Dare uno sguardo al passato, interrogarsi su come si viveva, si mangiava e in che modo veniva assicurata l’alimentazione in famiglia, non è solo romanticismo ma anche una questione politico-culturale, dettata dalla necessità di migliorare il nostro rapporto con il cibo.
Lo spreco, che oggi ha raggiunto proporzioni economicamente e moralmente inaccettabili, è generato da consumi spesso disordinati ed eccessivi. Tutti gli attori presenti nella catena alimentare hanno un ruolo importante da svolgere nel prevenirlo; partendo da coloro che producono, passando da coloro che trasformano gli alimenti (agricoltori, produttori alimentari, trasformatori), fino ad arrivare al fruitore finale con l’incentivazione del riuso di tutto ciò che può essere riutilizzabile, del riciclo di tutto ciò che può essere trasformabile, a cominciare dal cibo. Secondo gli studi più recenti, il sistema alimentare produce dal 21 al 24% delle emissioni di gas serra, consuma il 70% delle risorse idriche complessive e rappresenta il comparto che ha l’impatto maggiore sul cambiamento climatico. Questo e la pressione sui suoli fertili danneggiano il sistema stesso, mettendo in crisi per il futuro la possibilità di coltivare in alcune zone del pianeta costringendo a spostare le colture sempre più a nord e a quote più alte. In Italia la parola avanzo acquisisce spesso accezioni negative, quella di cucina non fa eccezione. La storia, invece, ci dovrebbe insegnare. Dagli avanzi di cucina sono nati piatti gustosi che rappresentano la nostra tradizione culinaria nel mondo. Dando un’occhiata al passato capiamo che l’attenzione al non spreco era tipica non solo delle società contadine, basate su una sorta di “economia dell’aia”, ma anche delle società borghesi, con maggiori disponibilità finanziarie, dove l’abbondanza e l’ostentazione di cibo non si traducevano mai in spreco. Oggi qualcosa si sta muovendo, sempre più diffuse sono le iniziative per recuperare il cibo avanzato da ristoranti, dagli hotel, dai supermercati e dalle famiglie stesse. Si tratta di progetti virtuosi che coinvolgono giovani, associazioni, enti di tutti i tipi, sia in Italia che all’estero. Si va dall’app. che ci racconta cosa rimane in negozio la sera e può essere comprato a metà prezzo, all’iniziativa di un “Pasto Buono” che raccoglie avanzi dai ristoranti per darli a chi ne ha bisogno o li usa come mangime animale. Il food sharing che impazza a Berlino e in Olanda, insieme alla “condivisione di cibo del condominio” di Helsinki sono esempi che contribuiscono alla riduzione del fenomeno. Saper fare una spesa intelligente usando criteri selettivi basati su caratteristiche di salubrità, genuinità, stagionalità ma anche produrre e consumare con eco-sostenibilità riducendo gli sprechi da smaltire, aiuta la nostra salute, favorisce il risparmio e ci consente di investire sul futuro nostro e dei nostri figli.
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1 Commento
elena
27/10/2017 21:21:25
L'articolo è davvero molto interessante e istruttivo.
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Febbraio 2021
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