È stata un’annata infelice per i raccolti della nostra penisola. La siccità di lungo corso continua a persistere, con deficit di pioggia fra il 20 e il 60%.
Una tale criticità perdurante, il caldo costante e gli incendi passati, hanno dato e stanno dando i loro “amari frutti”, facendo crollare i raccolti di tutti i prodotti presenti nella dieta mediterranea e, in molti casi, impennare i prezzi. Per piante come l’olivo, il calo è stimabile in un 50% e ha riguardato gran parte delle zone vocate. Dove si sono avuti meno problemi e le olive sono rimaste sulla pianta, la qualità sembra ottima, anche per l’assenza della mosca olearia che aveva imperversato nelle passate stagioni. Questo farà temere un calo quantitativo medio dell’olio extravergine di oliva, pari all’11% rispetto alla media dell’ultimo decennio e un aumento fino a 3 euro del prezzo al litro. Sul raccolto delle mele abbiamo avuto un calo medio del 23% rispetto a quello della scorsa stagione, con punte del 60% in Trentino, evidenziandosi un calo per tutte le varietà nazionali. L’ultima vendemmia è stata una delle più scarse del dopoguerra, si sono prodotti 40 milioni di ettolitri di vino, un calo consistente rispetto ai 54 milioni dell’anno passato. I 6000 euro al chilo del tartufo bianco di Alba, anche se non incideranno massicciamente sulla comune economia domestica, rappresentano senza dubbio un sostanziale indicatore degli effetti prodotti quest’anno, da siccità, incendi e anomalie climatiche, sulle coltivazioni agricole e sui boschi italiani. Di sicuro, sarà più importante ottenere un buon rapporto qualità prezzo per prodotti di uso più comune come funghi, miele, vino, olio di oliva e verdure in generale per niente risparmiati da questi fenomeni.
La Coldiretti quantifica i danni in 2 miliardi di euro. Esprime preoccupazione perché, anche se in alcuni casi le quotazioni alla produzione sono aumentate, per certi settori agricoli i danni causati ai raccolti sono tali che difficilmente potranno risparmiare i produttori. Tutto questo accade proprio adesso che in Italia c’è stata una ripresa record nei consumi di frutta e verdura per effetto di una decisa svolta salutista. Come una delle principali associazioni di categoria del settore, invita il consumatore alla prudenza e all’attenzione al momento dell’acquisto, registra già dal mese di ottobre aumenti del 12,2% sui vegetali freschi e del 4,7% sulla frutta fresca. Di sicuro, su molte categorie di prodotti colpiti, ci saranno tentativi di contrarre i rincari. Invita pertanto il consumatore a leggere bene l’etichetta al momento dell’acquisto e a verificare che si trattino di prodotti italiani, perché in alcuni casi il prezzo potrebbe essere esagerato rispetto alla reale qualità della merce o comunque garantire un profitto soltanto al dettagliante. Si potrebbe ricorrere alle importazioni dall’estero per quei prodotti che hanno subito danni dalla siccità, ma così il ricarico sul consumatore sarebbe alto. Si rischia di pagare come raro un prodotto che altrove raro non è.
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