Non è facile riuscire a tenere i battenti aperti per 32 anni, specie in un campo in continua evoluzione, quello della ristorazione, tantomeno in Italia, dove la cucina è un orgoglio nazionale. A Pisa c’è chi è riuscito in questa impresa, crescendo e trasformandosi nel tempo, facendo i conti con la crisi, senza però perdere la propria identità. Stiamo parlando dell’osteria “L’Artilafo”, condotta con impegno e dedizione da Bruno Cavallini e Antonella Breschi.
Ripercorriamo alcune tappe dell’osteria che oggi trovate al numero 33 di via San Martino. “L’Artilafo” nasce in via Volturno nel 1985 come circolo AICS, allora una delle poche tipologie a cui era consentito la somministrazione di cibo e bevande. Inizialmente è una sorta di enoteca con un’ottima selezione di etichette e qualche piatto freddo, preparato però con ingredienti ricercati e mai banali, dall’autentico lardo di Colonnata a una buona scelta di formaggi francesi e italiani. Vista la richiesta da parte dei clienti, Bruno e Antonella inseriscono nel tempo anche qualche piatto caldo, una piccola scelta di piatti espressi da scegliere su una lavagnetta. Nel 1990 da circolo il locale si trasforma in ristorante e, nel 2003, si trasferisce nella sede odierna in via San Martino. Qui, inizialmente, i proprietari decidono di suddividere la ristorazione in due offerte: un menù e un servizio ristorante e un’altra osteria. Quali le differenze? Volendo garantire sempre una buona qualità dei piatti, la prima cosa che li differenzia è l’apparecchiatura: doppia e in stoffa per il ristorante, con tovagliette di carta per l’osteria. I piatti sono come già detto di buona qualità da entrambe le parti ma se per esempio al ristorante per la carne si usa filetto e polpa, l’osteria serve anche carne con l’osso; stesso discorso per il pesce: all’osteria si predilige quello che banalmente viene considerato pesce povero (la ricciola, il tonnetto alletterato…), pesce in realtà saporito ma di dimensioni più grandi, dove quindi si rende necessaria tutta l’abilità del cuoco per lavorarlo e sfilettarlo. Se inizialmente questa doppia formula funziona, nel tempo, anche a causa di una crisi economica che affligge sia i clienti che il settore, Bruno e Antonella decidono di portare avanti soltanto la formula osteria. Un’ ultima curiosità la riserviamo al nome: quando abbiamo chiesto a Bruno l’origine di questo ci ha spiegato che Artilafo era il nome di un signore pisano, pescatore di cee.
L’attuale locale è un’osteria a gestione familiare, con una buona selezione di etichette, con piatti curati e saporiti, sempre attenti alla stagionalità degli ingredienti. Talvolta potrete anche gustare qualche piatto tipico della zona, come la renaiola, la minestra d’orzo, la trippa o la tagliata servita con una salsina a base di acciughe e capperi. L’ambiente è molto accogliente e nasconde al suo interno un piccolo giardino pronto a ospitarvi nelle sere d’estate.
Il ristorante è aperto tutti i giorni da lunedì al sabato per cena (chiuso la domenica); i proprietari sono però molto disponibili e su prenotazione sono aperti anche per pranzo o pronti a esporvi le loro offerte per occasioni speciali, come lauree e compleanni. Da settembre ripartiranno poi le cene a tema, già collaudate in passato, quindi vi invito a controllare tutte le novità sul sito dell’osteria: www.lartilafo.it. Non è sicuramente il tipico ristorante da turisti e non aspettatevi vassoi colmi di cibo, ma se amate la buona cucina vi consiglio di fermarvi qui (costo medio di una cena: 25 euro). Se non avete sentito parlare di questo locale un po’ defilato in via San Martino, adesso sapete che è un pilastro della storia della ristorazione pisana e non scordate che ai suoi tavoli hanno mangiato persone come Andrea Camilleri, Dario Fo e Dario Argento, solo per citarne alcuni. Foto tratte da: Foto gentilmente fornite dall’osteria “L’Artilafo” e foto dell’autore.
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Febbraio 2021
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