![]()
L’avventura di Petunia Ollister su Instagram inizia nel gennaio 2015. Per la prima volta usa #bookbreakfast, un hashtag nato da una foto scattata quella mattina al tavolo della colazione: un libro, una tazza e una fetta di pane. Una foto dall’alto accompagnata da una citazione. Petunia Ollister, nome d’arte di Stefania Soma, non credeva che quello scatto potesse catturare così tanto interesse. Invece presto ha capito che un’immagine così iconica, riconoscibile, graficamente accattivante poteva stimolare le persone che la seguivano a cercare quei libri e magari anche a leggerli. Da allora non si è più fermata e ha fatto di #bookbreakfast la usa firma: una celebrazione del pasto più importante della giornata ma soprattutto un inno al piacere della lettura.
Questo viaggio l’ha portata oggi all’uscita del suo primo libro per Slow Food Editore: Colazioni d’autore. Più di 70 scatti inediti realizzati per questo volume. In ogni foto si nota la cura alla composizione estetica, in un continuo gioco di richiami cromatici e grafici tra le copertine dei libri, le porcellane e le altre stoviglie disposte sul tavolo. Ovviamente anche gli alimenti scelti per la colazione richiamano il libro; in questo modo delle soffici madaleines accompagnano Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, le brioches col tuppo e la granita alle mandorle Gli arancini di Montalbano di Andrea Camilleri, delle uova strapazzate con il bacon Il giovane Holden di J. D. Salinger, solo per citarne alcuni. La pagina accanto alla foto si divide sempre in due parti: in alto una citazione tratta dal libro scelto, in basso la ricetta del pezzo forte della colazione. Ricette da tutto il mondo e libri dai generi più disparati si uniscono in una irresistibile galleria che nutrirà il vostro corpo e la vostra mente.
Abbiamo avuto la possibilità di porre alcune domande a Stefania Soma per arricchire la nostra recensione ed entrare più nel dettaglio di Colazioni d’autore e #bookbreakfast.
Nell'introduzione al libro racconta brevemente come è nato #bookbreakfast. Ce ne può parlare un po' meglio? Quale è stato il libro che quella mattina era sul tavolo della colazione? Era una mattina del gennaio 2015 e mi sono trovata seduta a tavola al momento di far colazione. Sfogliavo un libro arrivato il giorno prima e tanto desiderato, Daily Dishonesty - sulle piccole bugie che si raccontano tutti i giorni - della calligrafa americana Lauren Hom. Ho notato che la tazza della colazione e la copertina erano della stessa punta di verde – che io chiamo ‘caraibi’, in onore del colore di una vecchia Alfa Romeo – e ho pensato di fotografarle, insieme a una fetta di pane fatto con la pasta madre. Ho pensato che mi sarebbe piaciuto riprendere la composizione in pianta. Sono andata a prendere la scala, ho impugnato il mio glorioso iPhone 4S e ho scattato. Senza nemmeno postprodurre – ai tempi Instagram aveva solo i filtri – ho pubblicato. Ai miei allora forse 800 follower la foto piacque. Con la solita scarsa convinzione che mi contraddistingue, ho provato a farne altre e a pubblicarle. Poi non ho più smesso. Da quella prima volta sono passati più di due anni. Come si prepara oggi alla foto giornaliera di #bookbreakfast? Ormai i #bookbreakfast non hanno più cadenza giornaliera, non ce la farei a mantenere il ritmo e soprattutto a leggere i testi che fotografo. Quando ho iniziato potevo permettermi di fare foto quotidiane perché mi potevo sbizzarrire tra i volumi letti in più di trent’anni. La fase di assemblaggio del set parte dal testo e dai colori della copertina. In base a quelli cerco degli oggetti da fotografare sul tavolo e un fondo che sia gradevole in termine di colori. Poi scelgo il cibo da accompagnare al libro e le porcellane per servirlo insieme al caffè. Dispongo gli oggetti e inizio a testare l’altezza dalla quale scattare. Sistemo le distanze tra gli oggetti e la loro disposizione in base alla luce e alle ombre che proiettano. Poi inizio a scattare con lo smartphone – un iPhone 6S – una serie di una trentina d’immagini, aggiustando il più possibile il punto di ripresa. Quando ho individuato un’immagine che mi soddisfa faccio una postproduzione minima con un’app che si chiama Snapseed e carico su Instagram. Raramente uso i filtri di Instagram, a volte giusto un minimo di Clarendon. Individuo poi la citazione tra quelle che mi erano sembrate interessanti in fase di lettura e procedo alla pubblicazione condividendo su Facebook. Nel primo commento aggiungo gli hashtag senza abusarne. Poi pubblico con una citazione più breve su Twitter ed è tutto. Sempre nell'introduzione dice che #bookbreakfast è un atto di amore verso i libri. Dice anche che non si aspettava che quella semplice foto potesse attirare così tanto interesse, ma spesso i social sono un mezzo immediato e potente. Oggi che continua questo percorso con maggior consapevolezza, qual è il messaggio che vorrebbe trasmettere con le sue foto? Mi sono resa conto che i #bookbreakfast avevano una potenzialità: erano un’occasione di fare entrare dolcemente i libri nel quotidiano delle persone, sul tavolo della colazione, senza intimidire, senza mettere pressione a chi legge poco o non legge affatto. Senza recensione, lasciando solo un consiglio e una frase dell’autore, come se dai social ci si avvicinasse alla mia libreria e si tirasse fuori un libro, leggendone una frase a caso. È tutto disintermediato, ma a quanto dicono, efficace. Colazioni d'autore è composto da una raccolta inedita. C'è tra questi un libro a cui è più legata, che non poteva proprio mancare? Il libro che amo di più tra quelli ritratti è Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, qui ritratto nella sua prima copertina per Feltrinelli. Il principe di Salina rimarrà sempre il mio ideale maschile irraggiungibile. Quella figura alta, serissima eppur dedita ai piaceri della carne e del palato. Non credo di ricordare niente di più vivo delle pagine nelle quali Tomasi di Lampedusa descrive i profumi del giardino e l’architettura gastronomica e sensoriale del timballo. Immagino che la colazione sia un pasto importante per lei, qual è il suo rapporto con il cibo e con la cucina? Nella casa in cui sono cresciuta con i miei genitori, la colazione è sempre stato l’unico momento in cui era ammesso farsi i fatti propri, senza dover per forza interagire con gli altri. Mia madre ha sempre apparecchiato il tavolo la sera prima, tenendo conto delle preferenze di ciascuno di noi. Man mano che ci svegliavamo ognuno andava in cucina e, con il sottofondo di Radio2, iniziava pian piano la giornata. La chiave di lettura è la parola lentezza. Ancora oggi mi sveglio con grande anticipo per uscire di casa. Ho bisogno di far connettere il cervello e lo stomaco di prima di concentrarmi su altro. Per questo mi sono trovata così a mio agio nel fare un libro con Slow Food. Nonostante l’infanzia da inappetente, sono un’amante della buona cucina, dei piatti della tradizione, che si tratti di quella regionale italiana o del mondo. Mangio e bevo con gusto, cucino con gioia, ma mi piace moltissimo anche scovare nuovi ristoranti in cui mangiare. Forse uno dei motivi per cui mi trovo così bene a Torino è il numero di ristoranti in cui è difficile mangiare male, la qualità altissima delle materie impiegate e gli ottimi prezzi. Ogni mattina sul suo tavolo c'è una colazione diversa, spesso legata al libro che l'accompagna. Ma qual è la sua preferita? Dolce o salato? Salata. Non so resistere a croissant farciti, tramezzini, torte salate, panini con formaggio, prosciutto, uova. Accompagnata da caffè lungo, meglio se filtrato, senza zucchero, con un dito di latte freddo.
Foto tratte da: Foto gentilmente fornite da Slow Food Edizioni.
Potrebbe interessarti anche:
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Febbraio 2021
Categorie
Tutti
|